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Stefano Gigli (The Masterclass) Intervista #sottovento

Se hai intenzione di fare grandi voli di distanza lungo la dorsale degli Appennini, probabilmente ti conviene fare quattro chiacchiere con Stefano Gigli. Stefano è un vero amante del vento, con circa 30 anni di esperienza, è riuscito a fare dei voli pazzeschi sfruttando la morfologia del nostro Appennino e tracciando linee spesso nuove e originali.

Caratterizzato da una grandissima modestia, Stefano Gigli è un “volatile” completo e poliedrico, a soli 18 anni diventa istruttore di barca a vela e poco dopo maestro di sci, riuscendo cosi a vivere le sue passioni sia in estate che in inverno. Grazie ad un amico, Stefano inizia ad appassionarsi al Kite, con costanza e impegno, in pochissimo tempo, diventa Manager per la distribuzione del Kitesurf in Ozone Italia.

Dopo qualche anno, inizia ad avvicinarsi al mondo del Parapendio, guidato dalla sua curiosità e ponendosi obiettivi sempre più sfidanti, sbarca in Nuova Zelanda dove, oltre a creare il progetto Ozone New Zealand per il Kite e Parapendio, esplode la sua passione per l’aria, iniziando a percorrere lunghe distanze XC con qualunque macchina volante ma soprattutto continuando la sua professione come pilota Tandem di parapendio tra Nuova Zelanda, Austria e Italia. Attualmente Stefano, vive nel centro Italia ma è sempre pronto a spostarsi con il suo camper in cerca delle condizioni XC migliori.


1/5. Stefano, come è nata la tua passione per il volo in parapendio?

La mia passione per il Volo, è nata come completamento della mia stessa professione. Quando ho iniziato a lavorare in Ozone (16 anni fà), provenendo dal mondo della barca a vela e dallo sci, ho deciso di dedicarmi al Kite e allo Snowkite, esplorando il mondo alla ricerca di vulcani da scalare, sfruttando la sola trazione della vela al vento.

Successivamente ho mosso i primi passi nel parapendio, insieme a Robbie Witthal e Matt Taggart, due leggende viventi proprietari della Ozone. Tornato in Italia, ho deciso in primis, di approfondire molti concetti e teorie del volo con Marco Rech e solo successivamente, mi sono affiancato ad Andrea Kappa, al fine di aumentare le mie conoscenze sul territorio in Appennino.

Insomma, approcciare al parapendio è stato come mettere la ciliegina sulla torta delle mie passioni e soprattutto connettere insieme più discipline.


2/5. Per molti anni la Nuova Zelanda è stata la tua seconda casa, cosa hai imparato lì?

I miei viaggi in Nuova Zelanda sono iniziati dal momento in cui la Ozone Kites ha deciso di trasferire i suoi uffici di ricerca e sviluppo a Raglan. Da quel momento, mi sono trasferito in Nuova Zelanda per collaborare al progetto Ozone New Zealand dove, insieme a Matt Taggart, mi sono occupato della promozione e della distribuzione dei prodotti Kite. Poco dopo, guidato dalla curiosità e dai miei nuovi amici, ho iniziato ad approfondire tutte le diverse discipline del parapendio: Hike & Fly / Speedriding al mattino presto, voli XC in libero prima di pranzo, paramotore o tandem commerciali durante il resto della giornata e se proprio la meteo non era buona per volare, uscivamo in Kitesurf sul lago, fino a sera.

Rendendomi conto che fondamentalmente, stavo inseguendo solo un numero, ho deciso di smettere di caricare i miei voli online perché stavo perdendo il vero focus del volo verso la natura e la magia dei panorami…

Stefano Gigli – The Masterclass

Sono stati anni intensi e bellissimi, giravo con un Land Rover ed un trailer al seguito, pieno di vele, kites, paramotore e tutto il necessario per il campeggio. Durante le prime avventure di volo XC, ho dovuto imparare velocemente a muovermi nel sottovento delle valli alpine per evitare di atterrare in zone disabitate, camminare per km senza incontrare anima viva o campeggiare in mezzo alla natura aspettando la luce del giorno seguente. In quel periodo, inevitabilmente, mi sono ritrovato ad appassionarmi all’avventura dei voli bivacco e alle lunghe traversate in paramotore.

Imparando a conoscere sempre meglio il territorio, sono andato letteralmente “in fissa” nel tentare dei record di distanza XC tandem e perseverando, sono riuscito a realizzare alcuni triangoli FAI importanti. Purtroppo però, più mi avvicinavo ai miei obiettivi, più l’asticella del rischio si alzava. Rendendomi conto che fondamentalmente, stavo inseguendo solo un numero, ho deciso di smettere di caricare i miei voli online perchè stavo perdendo il vero focus del volo verso la natura e la magia dei panorami, sforzandomi a stampare solo nella mia mente quelle esplorazioni in luoghi incredibili.

In definitiva, la Nuova Zelanda è la mia vera casa, (come se fosse il mio miglior vestito che calza a pennello), peccato però che non sanno fare bene la pizza, la pasta e soprattutto non si trova la Mozzarella!


3/5. Da qualche anno ti sei appassionato anche al volo in aliante, come è nato questo nuovo amore e quali sono le principali differenze con il parapendio?

Quando ho visto il primo aliante, sono rimasto affascinato e ho pensato che avrei dovuto imparare. Poco dopo, Rinaldo Vuerich mi ha portato con lui a fare un volo di prova e appassionatomi a questa fantastica macchina, ho subito iniziato il corso insieme a Carlo Motta e ad Antonio di Stasi. Ho praticato il volo in aliante un pò a Rieti ed un pò in Nuova Zelanda nella mecca del volo a vela: Omarama.

In un paio di stagioni, sono riuscito a conseguire la licenza di volo. Sono ancora un novello in questa disciplina ma ho acquisito una buona dimestichezza sia nel pilotare diversi modelli che nel perfezionarmi nei voli di distanza in Appennino, aprendo in me una nuova mentalità nel volo XC. Il volo in aliante ha cambiato la mia visione del gioco e credo che entrambe le discipline, completino il mio profilo di pilota.

A differenza del parapendio l’aliante mi ha permesso di conoscere meglio il territorio dell’Appennino e di apprezzarne il suo immenso potenziale. In parapendio siamo sicuramente più agili, ci infiliamo ovunque e saliamo in piccole bolle termiche, possiamo decollare da ogni montagna o collina e atterrare in piccoli spazi, prendere un autobus/treno e tornare a casa.

Se pensi di fare un volo da 150km in parapendio, con l’aliante puoi tranquillamente raddoppiare questo numero…

Stefano Gigli – Masterclass

In aliante, il terreno di gioco si quadruplica: se pensi di fare un volo da 150km in parapendio, con l’aliante puoi tranquillamente raddoppiare questo numero, puntando ad esplorare l’intero Appennino, in un solo giorno! L’aspetto negativo del volare in aliante è che non puoi bucare ovunque, insomma è come essere al massimo livello di un videogioco, ma con una sola vita!


4/5. Quali sono i tuoi obiettivi futuri come pilota di parapendio e come professionista del settore?

Obiettivo principale divertirmi, esplorare e condividere con un buon gruppo di amici la magia del volo. La motivazione è quella di migliorare le mie conoscenze del territorio, realizzare nuovi progetti di volo e continuare a divulgare questa disciplina portando le persone in Tandem. Professionalmente, continuo a lavorare per Ozone ma vorrei anche avviare un progetto dove, un gruppo di piloti esperti/professionisti del settore, cercano di trasmettere la totale pluridisciplinarità del volo libero.


5/5. Quali sono i tuoi consigli per i principianti che vogliono iniziare a fare voli XC in parapendio?

Per Stefano Gigli il volo XC non ha un valore di distanza ma di esplorazione. La prima cosa che consiglio è quella di non smettere mai di osservare, chiedere e confrontarsi, prima con il proprio istruttore e poi con piloti di maggiore esperienza. Non correre dietro ai vari contest online, allenarsi piuttosto a muoversi tra gli elementi. La distanza viene da sé ma deve essere costruita come un puzzle: un pezzettino alla volta, facendo dei piccoli passi, sbagliando e imparando ma sempre in sicurezza. Non avere fretta nel cambiare attrezzatura, seguire la tecnologia è importante ma conoscerla richiede tempo e dedizione. Spendere molto tempo nello studio della meteorologia, nella conoscenza del luogo in cui si vola e nello scoprire posti nuovi, anche attraverso il confronto con piloti locali.

Esistono alcuni bravi piloti e/o istruttori che offrono stage o meglio dei voli guidati, proprio per imparare le rotte, quelle che in gergo chiamiamo linee di volo. Penso che questo sia un passaggio fondamentale per volare lontano perché una guida ti spiega e ti mostra ciò che ha imparato in decenni di volo. Ultimo consiglio, tanto campetto, decollare da siti differenti, imparare tutte le tecniche di decollo, atterrare fuoricampo, tornare con il bus/treno e migliorare le proprie skills, nella raffinata arte dell’autostop.

Buon Vento da Stefano Gigli


Qualche foto dall’archivio di Stefano:

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