Buongiorno, Internauti. Stavolta non è della serie ‘solo quelli che mi piacciono’ ma di quello ‘sta succedendo Qualcosa di anomalo’. Ovvero il ritrovarsi in quel periodo della vita, in cui vai a spegnere quasi […omissis…] candeline, rendendoti conto di non aver mai e poi letto un libro per la seconda volta. Che fai quindi?
Mi sono intestardito su Roger Zelazny e sto rileggendo tutto quello che ho di lui in libreria. Non credo sia una patologia grave e adesso è toccato a IL Mio Nome È LEGIONE. È una raccolta di tre racconti pubblicata nel 1976 (questa in foto è un “Le antologie – URANIA del 1994): La vigilia di Rumoko, Kjwalll’kje’k’’koothaïlll’kje’k e Il Boia torna a casa. Mi è piaciuto Zelazny, anche in questa prova letteraria, ma per aggiungere qualcosa di più consistente e andare oltre la mia pigrizia utilizzo le parole del grandissimo e indimenticato Giuseppe Lippi:
“La sua caratteristica, come sempre, è quella di fondere mirabilmente fantasy e sf: non per creare prodotti ibridi, naturalmente, ma anzi per liberare le sue invenzioni da ogni strettoia, da ogni convenzionalismo, e farne qualcosa di estremamente personale.”
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