Get Even More Visitors To Your Blog, Upgrade To A Business Listing >>

DALLA TERRA ALLA LUNA PASSANDO PER DYLAN DOG: INTERVISTA AD ANGELO STANO

(A cura di GIUSEPPE MARESCA e LUCA RAIMONDI)
- Se c’è un disegnatore che ha rappresentato magistralmente gli incubi di Tiziano Sclavi, quello è il maestro Angelo Stano. Nella sua più che quarantennale carriera di fumettista, è passato dall’illustrare i mondi di Verne con "Dalla terra alla luna" (1973) alle collaborazioni con la celebre casa editrice di fumetti popolari della Edperiodici negli anni ’70 fino al celebre Audax della Corno. Ma è con la nascita di Dylan Dog, il popolare indagatore dell’incubo creato da Tiziano Sclavi nel 1985 che Stano realizza i suoi lavori più apprezzati e conosciuti, soprattutto per la celebre trilogia degli zombi di cui fanno parte albi come "L’alba dei morti viventi", "Morgana" e "Storia di nessuno". Tanto piace a Sclavi il lavoro di Stano che lo vorrà per illustrare il suo celebre romanzo "Dellamorte Dellamore", edito da Camunia nel 1991. Durante la kermesse Etna Comics 2022, noi del Gorgo nero abbiamo avuto il piacere e l’onore di fare quattro chiacchiere con lui sulla nascita e la lavorazione di quegli albi che per gli appassionati dell’Inquilino di Craven Road sono rimasti nella leggenda. 

IL GORGO NERO: Angelo Stano, com’è stata l’evoluzione del percorso di Dylan Dog a partire dal primo numero, com’è stato rappresentare l’universo di Sclavi? 
A.G.: Quando ho cominciato in Dylan Dog, esisteva la sceneggiatura completa del primo albo e altre le stava già scrivendo per altri disegnatori, ma l’anima del personaggio bisognava crearla. Esisteva un identikit disegnato da Claudio Villa ma tutto lo scenario dove si muove lui, lo studio, Londra, personaggi comprimari come Bloch o Groucho (che inizialmente doveva avere le sembianze di Marty Feldman, quello di Frankenstein junior). In corsa hanno deciso di tornare all’idea iniziale di Sclavi, Io per fortuna avevo solo disegnato a matita, ho dovuto studiarmi anche il personaggio di Groucho dandogli quell’aspetto con l’abbigliamento da cavallerizzo che poi lo ha caratterizzato. Lo studio dell’ambiente dove lui riceve i suoi ospiti l’ho creato sul momento ma poi bisognava dargli anche un’interpretazione: cioè a parte alcune posizioni che ritornano nelle storie, come le classiche mani giunte oppure la gamba accavallata sul bracciolo della poltrona, servivano per uniformare un po’ l’interpretazione dei vari disegnatori, anche se poi ognuno gli dà poi la sua personale caratterizzazione, come ho fatto io, mettendo del mio pur seguendo le indicazioni di sceneggiatura. All’epoca non si pensava Dylan Dog andasse molto lontano, dopo il primo numero, i primi riscontri non erano particolarmente lusinghieri e anche le vendite, poi però come sappiamo l’evoluzione è stata agevolata dal fatto che molti di questi lettori hanno parlato di questo personaggio a compagni di scuola etc… quello che ci ha meravigliato è che che anche il pubblico femminile si è interessato al personaggio, andando un po’ contro ai canoni bonelliani del western classico. Un personaggio riferito all’epoca moderna, con implicazioni legate alla generazione dei lettori cui si rivolgeva, ragazzi con problemi esistenziali o nei rapporti con la società moderna, quindi diciamo che ha trovato un pubblico nuovo via via, con un crescente interesse fino a che le vendite hanno sorpreso tutti, andando oltre le 40.000 copie fino a superare la colonna portante della casa editrice, Tex. Quanto all’evoluzione, ciascun disegnatore ha un suo percorso: io mi ispiravo inizialmente a Egon Schiele, con un tratto nervoso, pieno di sfumature, con dei neri pieni, netti, per creare atmosfera e dare risalto alle psicologie dei personaggi. Il tratto nel tempo si è un po’ addolcito, o così mi dicono. Ovviamente si sperimenta, dando di volta in volta un taglio diverso, a seconda degli stimoli che mi fornisce la sceneggiatura. Il riferimento del primo albo erano gli zombi dei film di Romero, quindi c’era taglio molto drammatico. In altre storie brevi (come quelle inserite nei “dylandoggoni”, la collana degli album di formato “gigante” di Dylan Dog) che avevano più un taglio da commedia noir, sono stato più attento a puntare sull’espressività dei personaggi e meno sull’ambientazione macabra o horror. Anche nel cinema la tecnica della regia si avvale di questo tipo di atteggiamento, si cerca di adeguarsi alla storie e dare un volto nuovo, basti pensare a Kubrick, a come passava dal grottesco de “Il dottor Stranamore” all’horror di “Shining”.
 
IL GORGO NERO: In effetti, se passiamo da “L’alba dei morti viventi” all’albo n. 43, “Storia di nessuno”, si passa dall’horror viscerale a un capolavoro di surrealismo. Pensiamo a due sequenze memorabili: quella in cui una pallottola entra nella fronte del signor Nessuno e che poi si espande fino a rappresentare l’intero universo a quadretti o quella del galeone nella caverna. Quanto c’è di Sclavi sceneggiatore e quanto di Stano disegnatore in quelle sequenze? 
A.S.: Effettivamente e inevitabilmente il disegnatore concorre alla realizzazione del fumetto anche per quanto riguarda la costruzione: lo sceneggiatore dà delle indicazioni, ma non sempre esaustive. Alcune scene complesse, per esempio una ambientata in una metropolitana con tanti personaggi, sono tratteggiate in modo molto schematiche, lì il disegnatore interviene a immaginare e disegnare personaggi di vario genere e tipologie, anche curiosi sul piano estetico, o interessanti per quanto riguarda il comportamento, questo fa parte del suo lavoro di “co-sceneggiatura”. Lo sceneggiatore è responsabile in primis dei dialoghi, poi da parte del disegnatore c’è un lavoro di completamento. Per “Storia di nessuno” per esempio non c’era un’indicazione precisa sul personaggio, io mi sono ispirato a un personaggio ritratto da Egon Schiele in un quadro, un po’ anonimo ma dallo sguardo triste, tipico della sua difficoltà esistenziale: un uomo che vive in disparte, mai partecipe di ciò che gli succede, una specie di fantasma ignorato da tutti, persino da sua moglie. Ho cercato di dargli un’interpretazione molto legata al suo senso di inadeguatezza. Nella scena finale, dove riceve il colpo in testa da Dylan Dog, lì c’era il suggerimento dello sceneggiatore, ma in una sequenza precedente, in cui si vede Dylan che riceve come al solito la pistola di Groucho, lì per esempio ho dato un mio contributo aggiuntivo, ho cercato di renderla al ralenti, cioè ho disegnato la pistola in Tre Momenti Diversi che arriva sulla mano di Dylan e poi, in tre momenti diversi, dopo averla afferrata si muove verso Nessuno, fino allo sparo. La scena doveva essere con le classiche linee cinetiche ma con questo tipo di esecuzione credo di aver dato un’interpretazione mia di quel momento, ma ne potrei citare tanti altri interventi graditi allo sceneggiatore, che si fida di me, non vado a casaccio quando vado fuori dalle righe. Sempre in “Storia di Nessuno” si vede un vecchio zombi che addenta la moglie e ho avuto l’idea di porre il punto di vista all’interno della bocca. Se il disegnatore ha delle buone idee, è giusto che le metta in campo. 

IL GORGO NERO: Assieme a Dylan Dog, nei primi anni ’90 scoprimmo anche il Tiziano Sclavi narratore. “Dellamorte Dellamorte”, nell’edizione Camunia, è uno di quei libri che ci hanno aiutato ad appassionarci alla letteratura. Un libro illustrato per adulti: non eravamo abituati. Le illustrazioni erano tue: c’è sempre stata una sovrapposizione tra il personaggio di Francesco Dellamorte e Dylan Dog, mi chiedo come avete stabilito di procedere con Sclavi… 
A.S.: Il romanzo era stato già edito in precedenza, senza illustrazioni. Per l’edizione Camunia del ‘92, avvenuta dopo il successo di Dylan Dog, Tiziano mi ha chiesto di fargli la copertina e le illustrazioni interne. A quel punto si è capito che quello era il prototipo di Dylan Dog. Ho cercato di differenziare i due personaggi. Ne abbiamo parlato, ma Sclavi mi ha lasciato libero. Abbiamo poi fatto una mostra di quei disegni, a Milano, assieme ai tarocchi di Dylan Dog. Nonostante i personaggi fossero diversi, c’era comunque una certa omogeneità. Il nuovo corso ha cercato di ricollegare i due personaggi, restituendogli un pochino di quello che si era un po’ perso di strada. 

G.M. e L.R.: Parliamo di “Giallo a Matera”: dall’horror al giallo, appunto… 
"Giallo a Matera" è una storiellina che ho disegnato per il Corrier Boy qualche anno prima di arrivare alla Bonelli, di recente ripubblicata da Allagalla assieme ad altre storie brevi. Sono nato e cresciuto a Santeramo in Colle, in provincia di Bari, sulle Murge, vicino a Matera, che mi sembrava uno scenario stimolante per una storia di avventure. Sul Corrier Boy c’erano sempre storie ambientate altrove, mai in Italia, che io mi ricordi. Per la prima volta si metteva in luce quello che è il fascino di quella città, che allora non aveva ancora la risonanza che avrebbe poi avuto successivamente. Adesso Matera è stata riscoperta dal cinema, dal tv, di conseguenza anche dal turismo, allora c’erano i Sassi abbandonati, sembrava una città morente.


This post first appeared on IL GORGO NERO, please read the originial post: here

Share the post

DALLA TERRA ALLA LUNA PASSANDO PER DYLAN DOG: INTERVISTA AD ANGELO STANO

×

Subscribe to Il Gorgo Nero

Get updates delivered right to your inbox!

Thank you for your subscription

×