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Perchè ci mancherà uno come Giovanni Sartori

@ Futuribilepassato | Luca Tittoni. Anno 2006. Lo "seguivo" da tempo. A Palazzo Chigi si alternavano Prodi e Berlusconi, Berlusconi e Prodi, si parlava di legge elettorale (non si è mai smesso). Ero a Viterbo, girovagando silenziosamente all'interno di una libreria m'imbattei nel suo ultimo testo. Aveva come perno una riflessione tecnica sul federalismo tanto voluto da Umberto Bossi: Malacostituzione e altri malanni. Profondo e spicciolo, come solo Sartori sapeva farsi capire. La sua mente mancherà molto a questo Paese.
Buona lettura.

Essenziali, e anche parecchio severi, ma coloriti. Profondi, eppure di una piacevolezza da discorsi tra amici, intorno al camino. Così erano gli editoriali di Giovanni Sartori sul Corriere della Sera. E così ce li aspettavamo noi in via Solferino, perché lui di imprevedibile poteva riservarci un ragionamento, non uno stile. Inconfondibile. Che si manifestava prima di tutto con il suo linguaggio. Chiaro e senza fronzoli, alla maniera di Montanelli. Con improvvise incursioni nell’ironia e nel sarcasmo. E cioè nell’intelligenza dello scettico, saldo Nei Suoi convincimenti e nei suoi consigli ai potenti di turno, eppure convinto che non sarebbero stati ascoltati. La sua fiducia nella classe dirigente italiana era ai minimi termini. E alla fine dei suoi giorni sarebbe calata ancora.
Prosegue qui.


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