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Mercato del lavoro, problema di matching tra domanda e offerta: perchè?  

Sono quasi 5 milioni gli individui che dovrebbero essere inseriti nel mercato del Lavoro, un mercato sempre più in difficoltà per un problema di matching tra domanda e offerta in continuo peggioramento. Lo rivela l’ultima indagine di Randstad Research, che ha analizzato il mancato incontro tra domanda e offerta nei diversi settori e territori, identificando per la prima volta gli spostamenti della ‘curva di Beveridge’, lo strumento che permette di analizzare l’efficienza dei diversi mercati del lavoro misurando la variazione percentuale del tasso dei posti vacanti al variare della disoccupazione. La ricerca evidenzia come nella doppia crisi vissuta dall’Italia tra il periodo 2005-2009 e 2015-2019, la ‘curva di Beveridge’ abbia mostrato un forte peggioramento con aumento sia del tasso di disoccupazione sia dei posti vacanti, arrivando a un punto di rottura.

Cosa è successo dopo il Covid

Una volta superate le fasi più critiche del periodo Covid (con il blocco dei licenziamenti), il mercato del lavoro del 2022 paga ancora quegli effetti e i loro strascichi. Mentre diminuisce il tasso di disoccupazione (che resta comunque alto), continua a crescere il numero di offerte di lavoro scoperte. Oggi, ogni 100 disoccupati in meno si contano mediamente 24 posti vacanti in più, riferisce Adnkronos. 
“Le cause strutturali dei colli di bottiglia del nostro mercato del lavoro – commenta Daniele Fano, coordinatore del Comitato scientifico di Randstad Research – sono diverse: ci sono aspetti retributivi, demografici, sociali, ma soprattutto l’inadeguatezza di percorsi formativi poco orientati alle professioni richieste dal mercato e non al passo con l’innovazione tecnologica. E poi la natura della nostra disoccupazione, di lungo periodo, con oltre metà delle persone in cerca di lavoro in Italia disoccupata da più di un anno.”
“La storica debolezza delle politiche del lavoro – dice – relega troppi giovani, donne in età lavorativa, uomini vicini all’età della pensione tra gli inattivi ed esaspera il paradosso di un’elevata difficoltà di reperimento delle figure professionali desiderate da parte dei datori di lavoro, per non parlare dei tanti attivi che hanno scelto invece di far carriera all’estero. Una vera svolta può arrivare dal Pnrr, che investirà importanti risorse in questi ambiti, ma il cui sforzo andrebbe decuplicato per poter risolvere pienamente la situazione”.

Il paradosso degli “scoraggiati”

A fine 2021 si contavano 2,3 milioni di disoccupati. Ma esiste un’altra porzione di popolazione non occupata, che sarebbe disponibile a lavorare anche se un lavoro non lo cerca: gli scoraggiati inattivi che hanno rinunciato a cercare un impiego, ben 2,5 milioni. Sommati, stima Randstad Research, si contano ben 5 milioni di persone da coinvolgere nel mercato del lavoro, tra cui molti giovani, donne e esodati. Analizzando la distribuzione territoriale, in tutte le regioni del Mezzogiorno gli scoraggiati predominano sui disoccupati, con le quote maggiori in Basilicata e Molise, dove la percentuale raggiunge il 70,9% e il 65,9%.



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