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Coping: reazioni allo Stress

Tags: coping

Come reagisci allo stress?

Sai che cos’è il coping?

Qual è il tuo stile di coping?

Lazarus e Folkman (1991) hanno definito il coping come quell’insieme degli sforzi cognitivi e comportamentali, che vengono messi in atto per far fronte e gestire le richieste provenienti dall’ambiente esterno in base alle risorse possedute.

Il coping è un processo di natura dinamico, poiché varia in funzione degli stressors ambientali e delle proprie risorse, vi è quindi una rivalutazione degli stimoli ambientali e di quelli interni al fine di mantenere l’equilibrio.

Come si valuta il coping?

Instabilità del coping

Schwarzer (1996) ha sottolineato che vi è un problema ad esso relativo che è quello dell’instabilità delle strategie di coping poiché come ora visto, esso dipende di volta in volta dalle diverse circostanze e dalle possibilità reali che ha in quel momento la persona di utilizzare.

L’individuo reagisce allo stress mediante aspetti cognitivo-comportamentali, quindi le risposte si modificano col cambiare delle diverse situazioni.

Il soggetto tende a reagire allo stesso modo a stressors diversi?

E la sua reazione ad uno stesso stressor è sempre la medesima? Oppure è solo una comodità di studio definire uno stile di coping stabile per ciascun soggetto, si è portati a pensare in maniera implicita che le persone abbiano una propria modalità di coping prediletta.

Un altro problema relativo alla misurazione del coping è quello della generalità, la persona reagisce allo stesso modo a stressors diversi, poiché adotta un modello comportamentale stereotipato? E come fare a valutare le diverse situazioni con lo scorrere del tempo?

In verità, è più probabile che ogni singolo soggetto reagisca in un modo specifico per ciascuna situazione. Esistono dunque numerosissime risposte alle varie situazioni stressanti. I ricercatori le hanno catalogate per macro categorie.

Gli studiosi hanno individuato un coping di natura strumentale, in quanto vigilante relativo al piano cognitivo ed uno di natura emotivo spesso volto ad evitare lo stressor.

Suls e Fletcher (1985) sostengono che il primo tipo risulti maggiormente efficace nel lungo periodo e che il secondo sia più adattivo nel breve tempo.

Lazarus e Folkman ritengono che in un caso si tratti di coping centrato sulla risoluzione del problema e che nell’altro ci sia una focalizzazione sulle emozioni. Quello incentrato sulla risoluzione del problema induce a compiere delle azioni, per modificare il rapporto persona-ambiente.

Anche Brandstädter (1992) ha individuato due principali tipi di coping: assimilativo e accomodativo, secondo l’autore quello assimilativo ha come scopo il cambiamento dell’ambiente, per adattarlo a sé, il secondo talvolta può far sì che la persona modifichi faticosamente sé per adattarsi all’ambiente.

Ecco perché Rothbaum ha connesso questi tipi di coping rispettivamente ai concetti di controllo primario e controllo secondario. Secondo lui questi tipi di coping in realtà spesso si susseguono senza escludersi vicendevolmente.

Diverso è il pensiero di Klauer (1989) che individua tre fattori che incidono sulla strategia di coping finale:

  • Dove è diretta l’attenzione
  • La rete sociale del soggetto
  • La risposta allo stressor si esprime con un comportamento manifesto oppure attraverso le reazioni intrapsichiche

Le varie combinazioni di questi diversi fattori danno luogo a otto diverse strategie di coping.

La Canadian Mental Health Association invece ha individuato tre differenti stili di coping:

  • task-oriented: è caratteristico dei soggetti che tendono ad analizzare la situazione e ad affrontarla in maniera diretta
  • emotion-oriented: caratterizza quelle persone che affrontano, invece della situazione, le proprie reazioni emotive e cercano anche un supporto sociale
  • distraction-oriented: è propria di coloro che si immergono nel lavoro, nelle attività, che fanno altro, per distrarsi dalla situazione stressante

In pratica, ciascun essere umano ne ha uno che lo caratterizza, pur tuttavia, potendone comunque adottare un altro o più di uno alla volta in determinate circostanze ed in tempi diversi.

Come leggere il fattore tempo nel coping?

La risposta è stata fornita da due studiosi, Beehr e McGrath, che hanno individuato cinque livelli temporali di coping, in base al fatto che il coping venga agito prima dell’evento stressante oppure successivamente ad esso.

5 livelli temporali di coping di reazione:

  1. preventivo: prima che l’evento stressante si possa verificare
  2. anticipatorio: quando l’evento è prossimo a verificarsi
  3. dinamico: mentre l’evento si verifica
  4. reattivo: dopo che l’evento si è verificato
  5. residuale: a distanza di tempo dal verificarsi dell’evento, per contrastare gli effetti a lungo termine

Strumenti di valutazione del coping

Secondo la Miller lo stile cognitivo di coping è soltanto una delle dimensioni fondamentali del coping. Le persone quando sono sotto stress, possono o focalizzarsi sulla minaccia, cercano informazioni per capire gli scenari possibili; oppure quelli che evitano la situazione.

La Miller ha definito questi due stili come monitoring e come blunting. La Miller (1987) ha creato una scala, la Behavioral Style Scale (MBSS) che valuta quattro ipotetiche situazioni, due sono relative al pericolo fisico e due invece sono relative ai pericoli psichici.

Per ciascuna delle quattro situazioni di pericolo presentata sono previste otto diverse strategie di coping, in particolare quattro di tipo di monitoraggio e quattro di tipo evitante. Il limite della scala è quello di poter misurare soltanto situazioni in cui si genera ansia e manca invece di altri tipi di stressors.

Krohne (1992) ha sviluppato il Mainz Coping Inventory (MCI), a partire dal test elaborato dalla Miller, ha previsto otto ipotetiche situazioni di minaccia, quattro fisiche e quattro psiche; per ciascuna situazione di pericolo ha previsto diciotto risposte di coping, che riflettono per metà la vigilanza cognitiva e per l’altra metà l’evitamento emotivo.

Tipiche risposte di coping date in media al test MCI:

  • vengono associati precedenti ricordi negativi
  • auto- compassione
  • ricerca di informazioni
  • confronto sociale sul problema
  • progettazione
  • fughe
  • anticipazione di eventi negativi
  • tentativi di tenere sotto controllo la situazione
  • banalizzazione
  • distrazione
  • ricerca degli aspetti positivi
  • negazione dell’evento stressante

Feifel e Strack (1989) hanno condotto un’indagine su un campione di anziani, studiando le loro strategie di coping nei riguardi delle reali circostanze della loro vita, secondo criteri di risoluzione dei problemi, evitamento e rinuncia.

Dall’analisi delle risposte degli anziani hanno individuato 70 tipi di coping differenti, poi li hanno ridotti a 28 e poi li hanno risomministrati ad un altro campione di anziani.

Il test prevedeva cinque aree di conflitto:

  • prendere decisioni
  • sconfitta in una competizione
  • una situazione frustrante
  • difficoltà con un’autorità
  • disaccordo con i colleghi

Vi è anche il BRIEF COPE di Carver (1997) ha ideato questo strumento col fine di valutare le più sottili differenze individuali nelle strategie di coping e comunque risulta riduttivo per comprendere l’intera gamma di possibilità di reazioni umane agli stressors nelle diverse circostanze di vita e situazioni stressanti.

E tu, ti riconosci uno stile di coping in particolare, per reagire agli eventi stressanti?

 

 

 



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