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DAL CORONAVIRUS ALLA GLOBALIZZAZIONE: MANAGER E IMPRENDITORI A CONFRONTO

I commenti appassionati di Giacomo Filippi, Antonello Marcucci, Roberta Gioacchini, Andrea Marcantonini, Flavio Cecchetti  e Vincenzo Curi

Il Coronavirus ha evidenziato delle oggettive falle al sistema economico internazionale: eccessiva interdipendenza dall’Asia che sta mettendo in difficoltà il mondo intero. Abbiamo pertanto voluto chiedere a imprenditori, professionisti e manager il loro parere al riguardo e soprattutto che cosa pensano del ‘reshoring’.

Per Giacomo Filippi (Fabiana Filippi Spa) ‘Stiamo attraversando un momento particolarmente delicato e difficile. L’economia mondiale subirà un forte rallentamento e un vuoto di valore che non sarà possibile recuperare. Si parla di reshoring per la nostra economia interna, cogliere questo momento per recuperare quote di produzione oggi di proprietà dei paesi asiatici.
Da qualche anno questo fenomeno è iniziato soprattutto in alcuni settori, ma per dare una vera svolta occorre organizzare questo rientro con una visione politica strategica a lungo termine, che sappia considerare l’opportunità straordinaria e unica per un economia solida duratura e consolidata che favorisca il nostro sistema unico di fare manifattura e industria’.

Giacomo Filippi – Filippi Spa


‘Di fronte all’epidemia da Coronavirus – afferma Antonello Marcucci, consulente e manager -uno dei fronti che dimostra prime e grosse falle è quello della globalizzazione che si scopre debole per un nemico invisibile. Il fronte debole nel quale, fino all’altro ieri, «si credeva fermamente e oggi qualche riflessione bisogna pur farla».È presto per dire che siamo di fronte a una fase di de-globalizzazione, come del resto sarebbe ingenuo non dire che niente sarà più come prima.

Chiaramente la globalizzazione ha creato una dipendenza dell’occidente da alcuni paesi, in modo particolare dalla Cina, dove sono state delocalizzate lavorazioni oppure importate merci e componenti sfruttando il più favorevole costo del lavoro, ma nel frattempo la Cina stessa è anche un grande mercato di consumo.
Ritengo che l’economia cinese sia ormai diventata indispensabile, ed ogni tentativo di isolarla (vedasi Trump prima ancora del Coranavirus) sia vano, ma una riduzione dell’interdipendenza era già in atto ancor prima della crisi legata al Covid- 19 attraverso l’inshoring di attività manifatturiere che hanno  spinto le imprese sia grandi che medio piccole a riorganizzare la propria catena di fornitura oltre a questo c’è anche la Cina stessa che vuol ridurre  la sua dipendenza tecnologica da paesi tecnologicamente più avanzati.
Senza la globalizzazione e l’integrazione – conclude Marcucci – delle economie globali, il mondo sarebbe immensamente più povero e sicuramente meno pronto a contrastare il coronavirus, ma è anche vero che dai momenti di difficoltà e di crisi bisogna ripensare anche il modo di fare business e allora perché non riportarsi in casa certi processi puntando sulla qualità del Made in Italy chiaramente con il forte sostegno di una politica a livello europeo che sappia ripensare le strategie messe in atto sino ad oggi’.

Antonello Marcucci – Consulente e Manager


Per Roberta Gioacchini, amministratore del Mollificio Mazzoni, ‘dopo una smisurata corsa all’offshoring dettata prevalentemente dalla visione onirica del maggior reddito che avrebbe portato maggior potere economico e supremazia nel mercato, ora che se ne stanno pagando in tutti i sensi le conseguenze, mi auguro che aumenti sempre più la consapevolezza della necessità di un reshoring atto alla valorizzazione del Made in Italy in toto.

La delocalizzazione in Paesi asiatici come Cina o Vietnam o Paesi dell’Est Europa come Romania o Serbia subirà molto probabilmente un controesodo.
Queste ultime vicissitudini si aggiungono agli altri aspetti negativi già riscontrati quali ad esempio la lentezza dei trasporti via nave che non riesce a soddisfare la velocità di richiesta del continuo bisogno di ricambio, nonché l’oscillazione del petrolio.
Mi auspico, quindi – conclude Gioacchini – che aumenterà sempre più la consapevolezza che per difendere il Made in Italy non solo nelle parole ma anche nella sua concretezza sia indispensabile un rientro a “casa”.  Sarà  importante ed essenziale un appoggio a sostegno delle imprese da parte dello Stato’.

Roberta Gioacchini – Mollificio Mazzoni


‘Ritengo che il virus stia dimostrando tutta la debolezza di un’Europa che di fronte alle difficoltà ancora una volta chiude le frontiere – sottolinea Andrea Marcantonini di MCT Italy.

Non esiste la minima collaborazione tra stati, né tantomeno solidarietà e la minima trasparenza sui dati diffusi. Da parte del Governo italiano non abbiamo nessun segnale di aiuti a favore di pmi e aziende. Una cosa su tutte: in uno scenario che muta di giorno in giorno (vedi l’annuncio del Presidente del Consiglio di ieri sera alle 22:30), le aziende devono richiedere la cassa integrazione con 15 giorni di anticipo.

L’economia italiana avrebbe già avuto bisogno di una cura pesante prima del Coronavirus, figuriamoci adesso. Giorni fa commentavo l’annuncio del Ministro Di Maio che stanziava 300 milioni di euro per l’export, scrivendo che servirebbero almeno 300 miliardi!
E questo penso ancora oggi: 300 miliardi in 5 anni di lavori pubblici, grandi opere e (magari!) messa in sicurezza sismica di tutte le scuole e tutte le abitazioni private con il co-finanziamento delle famiglie.
E secondo me senza negoziare lo sforamento dei parametri ma facendolo e basta.
Siamo in guerra, hanno detto in molti. La situazione è comunque straordinaria e va affrontata per quello che è. Se così sarà allora penso – conclude Marcantonini – che tutto questo potrebbe essere stato salutare’.

Andrea Marcantonini – MCT Italy


‘Ritengo che andiamo verso un mondo nel quale domineranno USA, Cina con un terzo attore che cercherà di farsi spazio: la Russia – afferma Flavio Cecchetti di Susa Spa -.

L’Europa è in declino irreversibile e non potrà essere un soggetto che nel futuro potrà avere una politica autonoma: questi sono fatti e non opinioni. Consideriamo che in questa epoca tutti i fenomeni sono globali e che possono farvi fronte solo società che hanno risorse e lungimiranza politica: così è infatti per l’ecologia, le migrazioni ed ora anche il controllo delle pandemie.
Pensando al nostro piccolo paese abbiamo esempi chiarificatori di come la nostra società è inadeguata: mancano i medici ed abbiamo il numero chiuso per la Facoltà di Medicina, sono circa dieci anni che ogni anno mille giovani medici emigrano e vanno a lavorare all’estero.
Siamo uno Stato nel quale la Sanità è gestita dalla classe politica!
Anche se non ufficialmente Cuba ha offerto il suo aiuto all’Italia  per fronteggiare il Coronavirus, pronta ad inviare medici e para-medici!
Ultima considerazione: il genere umano vive in un pianeta fatto da molteplici forme di vita: animali e vegetali che la natura mantiene in equilibrio. Se fossimo alla pari, come potere di modificare il mondo, con una qualsiasi altra specie, vedendo i disastri che ha combinato e che continua a provocare l’uomo, questa forma di vita cercherebbe tutti gli strumenti per eliminarci per togliere di torno questa minaccia all’intero sistema’.

Flavio Cecchetti – Susa Spa


Per Vincenzo Curi, anche lui consulente e manager, la globalizzazione ha ricevuto un duro colpo.

‘Credo che Covid 19 ci abbia fatto capire la fragilità della Globalizzazione. In effetti diverse produzioni rischiano di bloccarsi a causa dell’interruzione temporanea dei rapporti di fornitura con la Cina (la fabbrica del Mondo). Cosa cambierà in futuro ? Fra qualche mese si ritornerà alla normalità ed ognuno farà finta di niente, come si fa con i brutti sogni? Oppure i cosiddetti paesi industrializzati modificheranno le loro filiere produttive per essere meno Cina-dipendente? Sinceramente non vedo possibili grossi cambiamenti a causa della politica del contenimento dei costi delle aziende che producono prodotti di largo consumo. Spero che tutti saremo più pronti almeno ad affrontare la prossima pandemia’.

Vicenzo Curi – Consulente e Manager

#madeinitalyfirst 

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