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May You Stay Forever Young. Tenerezze per Viola Corallo

May You Stay Forever Young

Tenerezze per Viola Corallo

Viola Corallo e Iannozzi Giuseppe

Viola Corallo

Buon compleanno, mia Regina

Ancora Bambina ma già Regina
Tenendo vivo un felice silenzio
non ti dice mai “io sono io”

Come le Fate che abitano i sogni
non si fa scoprire, e sol di tanto
in tanto la sua calda manina
per scherzo un poco ti graffia

Così modesta non lo diresti mai
che è proprio lei la più bella Maestà
Ancora Bambina ma già Regina

Tra il rosso e il blu di rose
assai men delicate di lei
sempre coglie il meglio che c’è
sciogliendo giusto una lacrima
sui colori che han punto
le sue tenere dita

Ancora Bambina ma già Regina

Quando la sera poi s’avvicina
il cuore dona a una poesia;
alla finestra il faccino sporge
nel diamante del tramonto
con l’anima in esso scivolando

Ancora Bambina ma già Regina
Così incantata non lo diresti mai
che è lei la più perfetta Poesia

Madonna e Regina

Più non leggo i giornali
Cattive notizie sempre
e mai una preghiera gentile
per il povero morto di fame
Più non guardo la tivù,
tanto ci sei tu
che mi ragguagli bene
sull’ultima canzone in voga
tirandomi poi per un orecchio
affinché buono buono ti segua
in chiesa a confessar i peccati;
sempre però ne dimentico uno
due o anche tre,
finisce così che in ginocchio
da te a implorare il perdono
chiamandoti Madonna e Regina

mia Primavera

Sciogli l’inverno dal tuo cuore
Sciogli quel freddo che ti fa soffrire
Sciogli le manette di ghiaccio
che hai legato ai miei bruti polsi
credendo così d’avermi per sempre
a te accanto

Sciogli questa freddezza
e dammi tenerezza
Sciogli questa freddezza,
portami dentro alla tua pazzia
E lì lasciami a godere
le prelibatezze dell’amore
che non conosce confusione
né illusione
Lasciami godere il profumo lieve
della tua carne di giovane vergine;
e lasciami mordere la tenerezza
che è nel tuo petto;
e lasciami scivolare più giù ancora
dove il fiore più bello riposa in attesa

Arrossisci pure, come Primavera
che sboccia alla vita
perché solo così ti so amare

Perché solo così ti so cogliere

La mia Regina paurosa

Oh, povera la mia Regina
Fino in fondo ha letto
la mia nascosta raccolta di poesie
e tosto l’ha ghermita l’ansia
Chissà se stanotte dormirà,
o se invece cogl’occhi sbarrati
affronterà le ore del buio

Avrà di certo un diavolo di terrore,
pregherà con il cuore in petto
a batterle forte forte
Di tanto in tanto poi guarderà
sotto al letto per tema
di scoprire che nascosto
se ne sta pacifico un orco
o un uomo nero
E nel cavo della notte griderà,
senza motivo piangerà
invocando il nome amato

Come agnellino da latte
darà belati su belati
sperando che il Re adorato
venga presto a portarla via
dalla gola del terrore
in cui è sprofondata
ma non per colpa sua

Oh povera, povera Regina
Mai avrebbe dovuto scoprire,
leggere il nero mio inchiostro
che talvolta goccia dopo goccia
sulla vergine pagina si scioglie
per dar vita a orrende creature
Danno però è stato oramai fatto
e sol più può sperare che il Re
da Lei torni veloce al galoppo
per proteggerla in un abbraccio
dagl’incubi che fantasia produce

Regina dei Sogni

Sogni, sogni sempre tanto,
anche a occhi aperti
E sempre c’è uno spicchio di sole
che rimbalza nella tua anima
che il freddo del verno disprezza

Sogni, sogni più di Chopin
e ogni scusa è buona
per versar dolcezze bambine
in un romanticismo vecchio stampo

Chissà quante piante
e quante varietà di fiori
nel tuo giardino;
sull’altalena, o in bici
pedalando piano-forte
lanci alto un grido
e un altro ancora,
ed è felicità, la religiosità
che dì dopo dì
ti mantiene bella e profumata
come Mela del Peccato

Bambolina

Bambolina, bambolina, bambolina
Suvvia, non far la bambina
Lo sai che sei tu la stellina
che in cielo brilla e brilla

Un soldino per i tuoi pensieri,
per quegl’amori cui pensi
e che son diversi da me

Bambolina, bambolina, bambolina
Suvvia, non far quel faccino
Hai forse ragione tu, sono un bambino,
combino guai e non mi stanco mai

Sospetto però che
se bambina tu e bambino io
non c’è motivo di cercare
oggi o domani un perché

Occhi bambini

Se non avete perso
gli occhi nei suoi occhi bambini
non potrete capire mai
la bellezza del cielo infinito

Il suo cuoricino

Non so dire
se amo di più
il suo cuoricino
o il suo sederino –
cuscino a cuore
da pizzicare

Lei beve però
soltanto latte fresco;
così temo
dovrà bastar questo
a frenar i miei bollori

Stella Stellina

Stella Stellina,
se rubassi una punta appena
del tuo lucore
sarebbe come rubare a Dio
il meglio dal suo sorriso
Per questo resisto
aspettando che sia tu
a venir da me
in punta di piedi
a domandarmi se voglio te

Un bacetto

Apri un occhietto
Apri piano poi l’altro
Getta uno sguardo
a un tetto e giù dal letto

Forza e coraggio,
manca poco ormai
Passo dopo passo
a piedi nudi di corsa
sfidando il freddo
di stanza in stanza
arriva presto da me
con un carico di tenerezza
e sulla guancia veloce
scoccami un bacetto

Passerotto io (*)

Corro e il cielo carezzo
scorgendo ombre d’uccelli in volo
Sorrido
La mia voce al lor cinguettio lego
E immagino me in un’altra vita
quand’ero passerotto piumato
e la mia casa l’azzurro d’attorno

La lor libertà ammiro,
quel modo tutto loro
di saltellar da un ramo all’altro,
da un cornicione a una finestra
per infine piombare
sulla mia terrazza a beccare
tenere briciole di pane

Primavera sarà bella,
ma freddi i giorni della merla

Come famiglia di merli,
che dal gelo spinti
all’improvviso volano
scansando la neve
sui nostri camini
per un po’ di tepore
tenendoci compagnia,
così la prossima Felicità

In un’altra dimensione (*)

Il cielo dal vento commosso,
alba di brume e nuvole piane:
su i rami degl’alberi,
su le lor fresche gemme
un tappeto di galaverna.

Come in un’altra dimensione
fra trasparenze e verginali velluti,
fumetti di pensieri trionfano
nell’aria fresca e profumata,
mentre noi a valle scendiamo
collo sguardo incontrando
ripidi pendii, campi gelati,
carraie dal gelo violate.

Delle terre percorse mi racconti
le storie, e tra una pausa
e l’altra frasi d’amore semini
godendo del rossore acceso
sull’incredulo mio volto.

Per colazione
le mie labbra apparecchio
perché possa tu goderne
appieno, goloso Amor mio.

Ecco, sì! Son ora leggera,
leggera al pari d’una piuma.
Un bacio alla volta, piano,
mano nella mano, così si fa…

Inverno (*)

Nell’eco del vento d’Inverno
il sussurro d’una musica
– alchimie –
che in un soffio d’anima
si posa
sul far della sera…
e le ombre penetra
la Luna vestita di strass
la strada illuminando
davanti a me.

(*) Scritte insieme a Viola Corallo


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