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We’ll meet again

We’ll Meet Again

Ieri era il mio compleanno e ho scoperto che Vera Lynn è ancora viva. Ieri anche Vera Lynn ha compiuto gli anni, ne ha fatti 103. Tutti gli appassionati dei Pink Floyd sanno chi era Vera Lynn perché nel disco “The Wall” (1982) c’è una canzone intitolata “Vera” che è dedicata a lei. Vera Lynn è una cantante inglese che fu molto attiva negli anni ’30 e ’40 del secolo scorso. Nel 1939 incise la sua canzone più famosa: “We’ll meet again”, ci incontreremo di nuovo.

We’ll meet again, don’t know where, don’t know when,
But I know we’ll meet again, some sunny day.
Keep smiling through, just like you always do,
‘Til the blue skies drive the dark clouds far away.

Ci incontreremo di nuovo, non so dove, non so quando, ma sono certo che ci incontreremo ancora, in un giorno di sole. Continua a sorridere nel frattempo, come hai sempre fatto, fin quando il cielo blu non porterà via le nuvole oscure.

Nel 1964 Stanley Kubrick usò la canzone di Vera Lynn sui titoli di coda del “Dottor Stranamore”. Ma in quel caso Kubrick usò il testo della canzone in modo ironico, perché il film terminava con l’inizio dell’olocausto nucleare.

(Quando ero un adolescente, negli anni ’80 del secolo scorso, l’olocausto nucleare era l’incubo con cui tutti convivevamo, era lo scenario apocalittico più probabile a quel tempo.)

La canzone dei Pink Floyd su Vera Lynn è molto breve e fa così:

Does anybody here remember Vera Lynn
Remember how she said that
We would meet again
Some sunny day
Vera! Vera!
What has become of you
Does anybody else in here
Feel the way I do?

Non c’è nessuo qui che si ricorda di Vera Lynn?
Ricordate che diceva che
Ci saremmo incontrati ancora
In un giorno di sole?
Vera! Vera!
Cosa ti è successo?
C’è qualcun altro qui
Che si sente come me?

“The Wall”, lo sapete tutti, racconta la storia di Pink, il cui padre è morto da giovane in guerra. Questa morte ha creato un trauma profondo nella mente di Pink, tanto da portarlo ad isolarsi sempre di più dalle altre persone. Il disco racconta la storia del “muro” che Pink costruisce tra sé e gli altri.

Il 21 luglio del 1990, a Berlino, Roger Waters mise in scena “The Wall”. Lo fece per celebrare la caduta del muro di Berlino e la fine dei regimi dell’Est Europa.

(Per noi ragazzi in qualche modo era anche la celebrazione della fine della guerra fredda e della scomparsa del rischio nucleare)

L’esecuzione di “Vera” in quel concerto fu particolarmente toccante perché quando Waters finì di cantare entrò sul palco il coro dell’Armata Rossa per cantare uno dei miei pezzi preferiti di quell’album “Bring the boys back home”.

Il coro dell’Armata Rossa, vi rendete conto. Io se ci penso ho ancora i brividi.

We’ll meet again.

Un abbraccio a tutti.



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