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Black Mirror e i morti viventi del Grande Fratello

Tags: romero zombi film

Oggi vi racconto una storia che collega tutti questi eventi:

  • Il 19 settembre su Canale 5 é andata in onda la prima puntata del Grande Fratello VIP, la nuova edizione del programma che nel 2001 inventò il genere dei reality televisivi.
  • Il 26 settembre è stato celebrato il trentennale della nascita di Dylan Dog.
  • Il 21 ottobre la piattaforma di streaming Netflix ha pubblicato i sei episodi della terza stagione di Black Mirror.
  • Il 23 ottobre la rete televisiva AMC ha mandato in onda in America la prima puntata della settima stagione di The Walking Dead, il serial televisivo tratto dal fumetto ideato da Robert Kirkman per la Image.

Iniziamo dai morti viventi.

Gli “zombi” sono delle creature di fantasia originarie della cultura di Haiti. Copio e incollo da Wikipedia:

Nelle credenze popolari di Haiti, alcuni sacerdoti detti bokor sarebbero in grado di catturare una parte dell’anima di una persona detta piccolo angelo guardiano, producendo uno stato di letargia che rende come morto un essere vivente, e che anche anni dopo la sua sepoltura, essi siano in grado di riesumare il corpo rendendolo loro schiavo.

Carl Barks porta gli zombi a Paperopoli

Nel 1968 il regista George Romero (che dio lo protegga e lo preservi per altri cent’anni) partendo dalle leggende degli zombi, inventò il genere dei “morti viventi” dirigendo il film “Night of the Living Dead” (in Italia “La notte dei morti viventi”). Romero stabilisce con questo film tutte le regole che faranno il successo del genere “zombi”: gli umani assediati, il contagio, i morti viventi che mangiano gli umani. Oggi sono tutte cose che diamo per scontato, riconosciamo i meccanismi del gioco e sappiamo tutti come “funziona” uno zombi, ma tutto questo è nato nel 1968, prima di quel film non c’era nulla di tutto ciò.

Il film di Romero del 1968 era un piccolo prodotto amatoriale, sviluppato con pochi soldi e diretto da un regista esordiente. Nonostante ciò ebbe un successo inaspettato, divenne un cult e lanciò la carriera da regista di Romero.

Nel 1978  Romero decise di dirigerne un seguito dal titolo “Dawn of the death” (in Italia con il titolo “Zombi”).

“Dawn of the death” è il capolavoro di Romero, non solo è un gioiello del genere horror, ma è anche un film di critica sociale e una satira della società consumistica. Gran parte del film si svolge all’interno di un grande centro commerciale che è diventato il rifugio di alcuni esseri umani. Il centro commerciale è un micro-mondo al cui interno gli uomini si lasciano andare alla ricerca del piacere personale. Mentre fuori il mondo impazzisce, i pochi fortunati all’interno della struttura, passano il tempo a godersi i beni e le merci che si trovano nei negozi.

Insomma, siamo in piena zona METAFORONE.

Però Romero non perde mai il controllo del suo film, non sbraca, non si lascia andare alla RETORICA, tutto mantiene il tono giusto.

Il film è un altro successo commerciale e conferma le potenzialità del genere “morti viventi”. Negli anni successivi le industrie cinematografiche di tutto il mondo si tuffano sulla gallina dalle uova d’oro e sfornano decine e decine di film che copiano le opere di Romero.

Ricordiamo ad esempio “Zombi 2”, il seguito apocrifo prodotto in Italia e diretto da Lucio Fulci.  Interessante fu anche il “Ritorno dei morti viventi”, film del 1985 in cui si immagina un mondo in cui Romero aveva creato gli zombi ispirandosi ad una storia vera.

Era una notte buia…

Gli zombi ebbero tanto successo da influenzare anche altri medium, come ad esempio il fumetto. Nel 1986 arriva in edicola il primo numero di Dylan Dog ed è dedicato ai morti viventi ed è proprio “Dawn of the dead” di Romero che Dylan va a vedere al cinema in una della prime scene dell’albo.

Il genere dei “morti viventi” ha continuato a produrre cloni con successi a volte altalenanti, fino a quando, qualche anno fa, è esplosa una vera e propria zombi-mania. A dare il via a questa nuova rinascita del genere è stata la messa in onda di The Walking Dead, la serie tratta del fumetto di Kirkman. La storia raccontata sia nel fumetto sia nella serie televisiva è più o meno sempre la solita: epidemia zombi, uomini decimati che scappano. Kirkman ha però saputo sfruttare la “narrazione lunga” messa a disposizione dal fumetto e dalla televisione e si è inventato una specie di zombi soap opera in cui ci sono decine di personaggi, storie che si incrociano e un numero elevatissimo di morti violente.

Uno sguardo che uccide

Ma cosa ne pensa il buon vecchio George Romero di tutti questi epigoni?

They asked me to do a couple of episodes of The Walking Dead but I didn’t want to be a part of it. Basically it’s just a soap opera with a zombie occasionally. I always used the zombie as a character for satire or a political criticism and I find that missing in what’s happening now.

Hanno preso i suoi zombi, hanno tolto satira e politica e ne hanno fatto un business. Il sistema anche questa volta ha “normalizzato” un’idea rivoluzionaria.

Però non tutto è perduto, esistono ancora autori che hanno visto e capito Romero e che continuano la tradizione degli zombi come critica del sistema. Prendete ad esempio Charlie Brooker.

Brooker è nato nel 1971 in Inghilterra e negli anni 90 inizia a scrivere di videogiochi per la rivista PC Zone. Sulla rivista pubblica anche un fumetto da lui creato dal titolo Cybertwats. Negli anni successivi inizia a lavorare per la televisione, prima come presentatore e poi come scrittore e produttore. Diventa famoso in tutto il mondo quando il canale televisivo inglese Channel 4 nel 2011 trasmettete le tre puntate della prima serie di Black Mirror, prodotto ed ideata da Brooker. Dopo le prime due stagione e uno speciale natalizio, la serie viene acquistata dal colosso Netflix che ne produce la terza serie.

Ben prima del successo di Black Mirror, Brooker aveva prodotto nel 2006 un’altra serie dal titolo Dead Set, ed è proprio questa che ci interessa per la nostra storia degli zombi.

Bocconi di reality

Vi ricordate Romero e il suo secondo film del 1978? Era ambientato in un centro commerciale perché Romero voleva fare satira contro il sistema delle “merci”. Brooker con Dead Set racconta un’altra storia di zombi alla Romero, ma come rifugio per i suoi sopravvissuti all’apocalisse zombi decide di usare la casa del Grande Fratello.

Dead Set è una miniserie di soli 5 episodi da 30 minuti l’uno, non è una soap opera, è quasi un film ad episodi che racconta una storia semplice. Mentre si sta girando una puntata del Grande Fratello inglese, il set televisivo è invaso dagli zombi. Semplice e diretto, come i vecchi film di Romero. E come insegna il grande maestro dell’horror, la storia è solo un pretesto per fare satira della società: la casa del Grande Fratello degli anni 2000 come il Grande Magazzino negli anni 70.

Brooker prende un pezzo importante della vita di milioni di persone, i reality, e li trasforma nello sfondo dell’apocalisse perché…

Zombies are the misanthrope’s monster of choice. They represent fear and disgust of our fellow man. The anonymous animal masses. The dumb, shuffling crowd. Them — the public.

Gli zombi rappresentano il disgusto che proviamo per gli altri, per le masse, per gli stupidi, per la folla che si agita.

Gli zombi sono il pubblico.

P.S. 1. Il commento dell’account Twitter di Black Mirror al risultato delle elezioni americane

P.S. 2. e visto che ieri è successo l’impensabile e Donald Trump ha vinto le elezioni, vale la pena ricordare cosa ne diceva George Romero lo scorso aprile durante una visita in Italia:

Viene quindi chiesto a G. Romero che cosa ne pensi di Donald Trump e se ne ha in un certo senso paura: “Mi spaventa eccome: la politica americana è oramai divenuta un circo. Ecco, direi che mi spaventa molto più il reale del sovrannaturale: vorrei conoscere un alieno, uno zombie, mentre mi spaventa a morte la realtà del terrorismo”.

P.S. 3. Io e TheTMO che parliamo del videogioco tratto da The Walking Dead




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