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Passeggiare nel cimitero

Passeggiare nel cimitero

Giuseppe Iannozzi

Foto di Diane Picchiottino su Unsplash

“Jonathan, anche oggi al cimitero?”
Derek è uno che non sa farsi gli affari suoi, e beve molto più di me.
“non fare il prezioso, rispondi!”, sbotta ruttando. “agli amici certe cose si dicono.”
“non ho ancora intenzione di morire, se è questo che ti interessa.”
Derek grugnisce, ha la faccia come quella di un maiale, mai incontrato uomo più brutto: non so bene neanche io perché continuo a essere suo amico.
“Jonathan, ma che ci vai a fare laggiù?”
“raccolgo informazioni”, dico rimanendo sul vago. Derek non è soddisfatto della mia risposta, glielo leggo negli occhi.
non mi rado e non mi do una sciacquata da più di una settimana, però alle donne non dispiace portarmi a letto così: sporco e barbuto gli piaccio di più; si danno delle arie da compassionevoli crocerossine, per rivelarsi ben presto delle gran professioniste e questo mi fa godere e fa godere loro.
“puzzi, accidenti se puzzi, Jonathan. quand’è che hai fatto l’ultima doccia?”
“un bel po’ di tempo fa. continua a bere se ti va, ma non mi seccare.”
“il cimitero… informazioni di che tipo? vorrei solo sapere perché vai in un posto così tanto lugubre”, insiste Derek
quando è ubriaco Derek non riesce a tenere il becco chiuso, fa un sacco di domande, e riesce solo a irritare mortalmente la gente.
mi alzo di scatto dallo sgabello, lasciandolo rovinare a terra. Bob, il barista, non fa una piega: continua a versare vino nei bicchieri dei clienti, ma le sue orecchie non si lasciano sfuggire una parola.
“qualcosa non va?”
“andiamo al cimitero, Derek”, faccio io.
“adesso?”
“perché no!”
“dici sul serio?!”
“sul serio”, confermo mettendo su un’aria non poco truce.
“ci sto, non mi tiro indietro. sia fatta la tua volontà, amico!”
usciamo dal locale. c’è ancora qualche ora di sole prima che la notte si abbatta sulla città.
davanti all’ultima dimora, scolandoci una bottiglia a testa, nonostante sia ben più che alticcio Derek sbianca di brutto.
“ci siamo”, dico sorridendogli.
“senti, Jonathan, ho acconsentito tanto per scherzare, adesso torniamo indietro…”
“no, adesso entriamo”, lo minaccio. “ti accompagno solo a vedere dove un giorno finiremo tutti.”
Derek deglutisce, o perlomeno ci prova, poi rimette anche l’anima. sono costretto a trascinarlo con la forza in mezzo a centinaia di lapidi.
“ecco, leggi le incisioni sulle lapidi, fatti un’istruzione.”
Derek non sa dove buttare gli occhi. scommetto che tiene l’ano più stretto della cruna di un ago. lo lascio da solo e passo avanti. mi fermo davanti a una tomba coperta di fiori marci.
“Derek, qui!”
barcollando a ogni passo, alla fine arriva. gli indico la tomba di una certa Marianne, morta a ventun anni.
“era una gran bellezza. la vedevo sempre sui marciapiedi. si prostituiva. non immaginava di essere gravemente malata.”
“Jonathan…!”
“adesso si trova sottoterra. ci saranno sol più le ossa, e forse un po’ di carne in avanzato stato di decomposizione. i morti non sono mai affascinanti, ma non sono del tutto muti.”
“ti ha dato di volta il cervello!”, sbraita Derek.
“sei tu che mi hai chiesto che diavolo ci vengo a fare qui”, gli rinfaccio. “ora conosci i dettagli. vengo a farmi raccontare dai morti le loro storie che poi metto nero su bianco. quando vogliono, sanno come comunicare con noi.”
“tu sei malato.”
“e tu sei più morto che vivo. dovresti guardarti allo specchio in questo momento.”
lui non replica. rimane impietrito accanto alla tomba di Marianne. rimette di nuovo. nello stomaco non gli è rimasto più un goccio di vino, sicuro come la morte.
“è sangue, è sangue…!”, grida.
“non lo è”, lo rassicuro io. “ma chi può dirlo con assoluta certezza!”
Derek ruota gli occhi e va giù, battendo la testa contro il marmo della tomba.
lo lascio dov’è, senza prendermi il disturbo di farlo risorgere, ma prima accarezzo la lapide di Marianne, impiastrandomi di sangue il palmo della mano. non mi fa né caldo né freddo: se l’è cercata quel dannato impiccione.

L’autore:

Iannozzi Giuseppe: (Torino, 1972) è scrittore, giornalista, critico letterario e blogger. È autore dei romanzi Angeli caduti (Cicorivolta edizioni, 2012), L’ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta edizioni, 2013), La cattiva strada (Cicorivolta edizioni, 2014), La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2013). Nel 2016 ha curato e tradotto gli apocrifi bukowskiani Bukowski, racconta! (Edizioni Il Foglio, 2016); nel 2017 ha pubblicato la sua prima antologia poetica, Donne e parole. Sulle orme di Leonard Cohen (Edizioni Il Foglio). Ha inoltre scritto introduzioni e critiche per diversi autori. Attualmente collabora con diverse testate online e non.



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