La promoter editoriale

Giuseppe Iannozzi

Foto di Pietra Schwarzler su Unsplash

prendo il sole seduto su una panchina. alle mie spalle l’Ucla, tale e quale a un monastero. le giovani laureande sciamano veloci davanti ai miei occhi. non le degno d’uno sguardo. troppo giovani, troppo piene di sé, troppo piene di cazzate accademiche.
una tizia si siede accanto a me. “fine della pace”, penso.
“lei è Chinaski, certo che sì.”
annuisco sperando che non abbia voglia d’attaccare con la solita solfa. non sono poi così famo-so e non mi piace granché parlare, soprattutto perché quando qualcuno mi rivolge la parola vuole sapere della mia vita e non di quello che scrivo.
fingo d’essere immerso nella lettura del giornale. mi sforzo di trovare qualche notizia interessante, ma la verità è che di quello che accade non me ne frega.
“l’ho riconosciuta subito, per questo l’ho avvicinata.”
annuisco un’altra volta senza guardarla. non m’interessa sapere se è carina.
“le posso fare una domanda?”
lei non aspetta la mia risposta e spara a bruciapelo: “lei quanti libri ha letto?”
sospiro. “tanti.” e spero che la tipa non abbia altre domande. ma quando una dice di volerti fare una domanda significa sempre che vuole metterti sotto torchio.
“e quali sono gli autori che le piacciono di più?”
“nessuno”, le rispondo seccato.
“e allora perché legge?”
“si era detto una domanda”, la rimprovero alzando gli occhi dalle pagine del giornale. è carina, una bambolina tizianesca. ma non mi fa sangue.
“non volevo importunarla…”, si scusa.
taccio.
“se la disturbo me ne vado…”
non dico nulla. la fisso per qualche istante. carina è carina, non dico di no: trasuda però finta innocenza e per questo non mi piace.
“io ho scritto un libro, non pubblicato ovviamente.”
lo sapevo!
“non è di questo che le volevo parlare. per mantenermi agli studi lavoro… sono una promoter.”
annuisco.
“lei che legge così tanto, quanti libri compra?”
“nessuno.”
“ho capito, legge in biblioteca.”
“no. c’è troppa gente lì e i libri a me piace averli a disposizione, sempre, per consultarli quando voglio, anche di notte.”
“ma se non compra libri, come fa?”
“ho detto che non compro libri, non ho mai detto di non avere libri in casa.”
lei non capisce.
“che libri ha?”
“tutti.”
“mi sta prendendo in giro!”
“no.”
“invece sì.”
“ho tutti i libri che mi servono, per cui…”
“pensavo…”
“pensava male. non compro libri. gli scrittori moderni sono cadaveri in via di decomposizione.”
“ama i classici dunque! abbiamo tanti classici… cioè la libreria per cui lavoro.”
“non compro libri, lo capisce, sì o no?”
la tipa mi guarda in tralice. continua a non capire.
“lei è una persona disgustosa.”
“bene, me lo dicono in molti.”
appallottolo il giornale e lo getto nel cestino dei rifiuti, facendo canestro al primo colpo.
alzo il culo all’improvviso. prendo a camminare con passo svelto, e spero che la scocciatrice non mi segua. lei però non ha intenzione di mollarmi e difatti mi rimane incollata al culo.
per stancarla faccio il giro lungo, cacciandomi in viuzze dimenticate da dio. non serve. e sta per venire a piovere. senza pensarci su, mi sbatto in un cine di quart’ordine, di quelli che danno film a luci rosse. una volta dentro mi guardo alle spalle: la rompiscatole non ce l’ha avuto il coraggio. danno Stalingrado o le 120 giornate di Sodoma, una versione rivista e corretta del film di Pasolini.

L’autore:

Iannozzi Giuseppe: (Torino, 1972) è scrittore, giornalista, critico letterario e blogger. È autore dei romanzi Angeli caduti (Cicorivolta edizioni, 2012), L’ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta edizioni, 2013), La cattiva strada (Cicorivolta edizioni, 2014), La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2013). Nel 2016 ha curato e tradotto gli apocrifi bukowskiani Bukowski, racconta! (Edizioni Il Foglio, 2016); nel 2017 ha pubblicato la sua prima antologia poetica, Donne e parole. Sulle orme di Leonard Cohen (Edizioni Il Foglio). Ha inoltre scritto introduzioni e critiche per diversi autori. Attualmente collabora con diverse testate online e non.