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“Il vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini

Il vangelo secondo Matteo

Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini e Enrique Irazoqui, in un momento di pausa, dinanzi allo struggente paesaggio dei Sassi. Sullo sfondo a destra seduto, Maurizio Lucidi, aiuto regista
Author: Domenico Notarangelo – Source: https://commons.wikimedia.org/

«Per me la bellezza è sempre una “bellezza morale”; ma questa bellezza giunge sempre a noi mediata: attraverso la poesia, o la filosofia, o la pratica; il solo caso di “bellezza morale” non mediata, ma immediata, allo stato puro, io l’ho sperimentato nel Vangelo»

«Per quanto la mia visione del mondo sia religiosa, io non credo alla divinità di Cristo. Esteriormente il mio film può destare le reminiscenze dei cattolici che possono ancora interessarsi alla vita di Cristo. Ma se si va più a fondo, non ho fatto una ricostruzione secondo l’iconografia che la maggior parte dei cristiani se ne fanno. Ho fatto un film dove espongo attraverso un personaggio tutta la mia nostalgia del mitico, dell’epico e del sacro.»

«Quanto al mio rapporto «artistico» col Vangelo, esso è abbastanza curioso: tu forse sai che, come scrittore nato idealmente dalla Resistenza, come marxista ecc., per tutti gli anni Cinquanta il mio lavoro ideologico è stato verso la razionalità, in polemica coll’irrazionalismo della letteratura decadente (su cui mi ero fermato e che tanto amavo). L’idea di fare un film sul Vangelo, e la sua intuizione tecnica, è invece, devo confessarlo, frutto di una furiosa ondata irrazionalistica. Voglio fare pura opera di poesia, rischiando magari i pericoli dell’esteticità (Bach e in parte Mozart, come commento musicale: Piero della Francesca e in parte Duccio per l’ispirazione figurativa; la realtà, in fondo preistorica ed esotica del mondo arabo, come fondo e ambiente). Tutto questo rimette pericolosamente in ballo tutta la mia carriera di scrittore, lo so. Ma sarebbe bella che, amando così svisceratamente il Cristo di Matteo, temessi poi di rimettere in ballo qualcosa.»

«Non è una vita di Cristo, non ho messo insieme i Vangeli e fatto una sceneggiatura della vita di Cristo come si è fatto già altre volte, no, è proprio Vangelo secondo S. Matteo rappresentato così come esso è; non ho aggiunto una battuta e non ne ho tolta nessuna, seguo l’ordine del racconto tale qua come in S. Matteo, con dei tagli narrativi di una violenza e di una epicità quasi magiche presenti nel testo stesso del Vangelo, per cui questo film sarà stilisticamente una cosa piuttosto strana. Infatti a grandi pezzi da film muto e per lunghi tratti i personaggi non parlano, ma devono rappresentare quello che dicono soltanto attraverso i gesti e le espressioni come si faceva nei film muti — seguono momenti invece in cui per venti minuti di seguito Cristo parla. Sai un film di tipo, senza volerlo, molto vicino a quello stile magmatico che è in fondo sempre tipico dei miei racconti. Cioè ritorno stilisticamente al magmi mi libero delle forme chiuse, degli elementi di sceneggiatura normale ecc. ecc. con questa ispirazione di tipo religioso e ideologico che spero dia unità e compattezza all’opera.»

«Io non credo che Gesù sia figlio di Dio, perché non sono un credente, almeno nella coscienza. Penso invece che la figura di Cristo dovrebbe avere la stessa violenza di una resistenza: qualcosa che contraddica radicalmente la vita come si sta configurando all’uomo moderno, la sua grigia orgia di cinismo, ironia, brutalità pratica, compromesso, conformismo.»

Pier Paolo Pasolini su “Il vangelo secondo Matteo”

«Ogni potere è stato dato a me in cielo e sulla terra. Andate dunque, fate proseliti tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto quello che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi per sempre, fino alla fine del mondo.»

(Gesù – da “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini)



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