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“Nella mente del Serial Writer” – La Penna d’Oca collettivo di autori – recensione di Giuseppe Iannozzi

Nella mente del Serial Writer

La Penna d’Oca collettivo di autori

Il Mistero non è mai stato così affascinante e ricco di sfumature

Di Carlo Edizioni

di Giuseppe Iannozzi

Se si pensa alla narrativa del mistero è impossibile non ricordare Edgar Allan Poe, che diede finalmente una struttura ben definita, moderna, a questo genere letterario. “Il castello di Otranto” (1ª ed. originale 1764) di Horace Walpole, in realtà un romanzo gotico, viene indicato da molti critici come il primo lavoro che tratta in maniera sistematica il Mistero. Siamo dunque di fronte a un genere che si è affermato soprattutto nell’Ottocento, ma i cui sedimenti sono già rintracciabili in alcune opere di autori come Clara Reeve, William Beckford, Ann Radcliffe, Matthew Gregory Lewis, etc.

Nella mente del Serial Writer contiene racconti del collettivo di autori La Penna d’Oca: “Mr. Mistero – L’uomo in ombra”,“L’insegnamento dell’aquila” e “La corazza dell’uomo di vetro” di Josyel, “Il castello delle anime”, “Sedicesima luna” e “Il sentiero di Malachia” di Sabrina Corradini, “Nei boschi di Fortunago”, “Il contratto” e “Qualcuno stava dormendo nel suo letto” di Riccardo Casali, “Il riflesso”, “Stilla” (poesia), “Fortemente” (poesia), “La Viandante”, “Dono” (poesia), “Tempo” (poesia), “Piccola morte” (poesia), “Drag Angel”, “Io” (poesia) e “Il mio Destino” (poesia) di Antonella Cappelletto, “I ricordi del cuore” e “Parlare di amore” di Lucia Zappulla, “Lingua di fata” di Lucia Zappulla e Antonella Cappelletto, “Il sogno di Evelyn” di Sabrina Corradini e Josyel, “Synchronium” di Marco Michele Cazzella, “La scelta” di Riccardo Casali e Marco Michele Cazzella.

Ogni artista ha una sua precisa idea di cosa sia il Mistero, ne consegue che ogni autore di questa antologia concentra la propria attenzione su quegli aspetti che sente più vicini a sé: l’anima, l’amore, la vita dopo la morte, le latebre dell’Io, le leggende, la possibilità che esistano mondi paralleli, la rinascita spirituale, la fede, la confusione che si annida nei ricordi, l’estraniazione dalla realtà, e non solo. La fantasia, ovviamente, è il comune denominatore. Un artista, per essere tale, non può davvero fare a meno di creare immagini, e la mente umana è anch’essa un mistero. La scienza e la psicologia sono riuscite, sino a oggi, a spiegare solo in parte come funziona il cervello. Oggi, molti neuroscienziati ritengono che l’anima non sia nient’altro che il nostro cervello. L’ubicazione dell’anima all’interno del corpo umano è argomento che sin dall’antichità ha affascinato filosofi, medici, anatomisti, teologi, scienziati: Platone, Aristotele, Epicuro, Plotino, Erofilo (primo anatomista della storia), Galeno di Pergamo (medico romano, i cui punti di vista, per tredici secoli, sono stati la base della medicina occidentale), Tommaso d’Aquino (religioso, teologo e filosofo), Leonardo da Vinci (artista, inventore e scienziato), Cartesio (filosofo e matematico), etc, etc. L’anima, nell’accezione più generica, è il principio vitale dell’uomo, è la sua parte immateriale, e in ambito antropologico «i termini con cui l’anima è designata appaiono quasi universalmente collegati con l’idea della respirazione […]» (Treccani.it)

Gli esseri umani non possono fare a meno d’interrogarsi, tanti sono i misteri insoluti che lo circondano. La scienza, nel corso dei secoli, è riuscita a dare risposte soddisfacenti a diversi quesiti, ma molti sono ancora punti interrogativi che si possono tentare di spiegare solo attraverso la fantasia e l’immaginazione. La fantasia (dal latino phantasia, dal greco φαντασία che deriva da ϕαίνω, cioè «mostrare») permette all’uomo di creare immagini senza che ci sia una stimolazione generata da una fonte esterna; l’immaginazione (in greco antico: εἰκασία, eikasía) ha invece bisogno di una forte esterna affinché si possano produrre delle immagini. Tralasciando il dibattito eterno su come la fantasia interagisca con l’immaginazione, possiamo comunque dire, con una certa sicurezza, che un artista non può davvero fare a meno di entrambe.

Ogni artista ha il proprio metodo di lavoro, ma molti seguono solo il loro proprio istinto. Ne “Il critico come artista” (1890, saggio pubblicato nella raccolta “Intentions” del 1891) Oscar Wilde sostiene che la critica di un’opera deve avere come punto di partenza l’analisi della bellezza, perché essa è la fiamma vitale dell’universo: «La bellezza ha molti significati come l’uomo ha molti stati d’animo. La bellezza è il simbolo dei simboli. Essa svela tutto poiché non esprime niente. […] La differenza fra oggettivo e soggettivo riguarda solo la semplice forma esteriore. È incidentale, non essenziale. Tutte le creazioni artistiche sono assolutamente soggettive. Lo stesso paesaggio che Corot osservava era, a dir suo, una disposizione della sua mente; e le grandi figure del dramma greco o inglese che ci sembra possiedano una loro vita propria, separati dai poeti che hanno dato loro forma e li hanno modellati, sono, in ultima analisi, semplicemente i poeti stessi, non come pensavano di essere, ma come pensavano di non essere, e grazie a quel pensiero accadde, anche se per un momento, che lo fossero davvero». Secondo Wilde l’opera d’arte è un punto di partenza, una proposta, per il critico.

Nella mente del Serial Writer è antologia che ha i suoi misteri, ovvero i racconti e gli autori che li hanno messi nero su bianco. E sono tutti da interpretare, ovviamente.

La Penna d’Oca – collettivo di autori:

https://www.facebook.com/collettivolapennadoca

Nella mente del Serial WriterLa Penna d’Oca collettivo di autori – ‎ Di Carlo Edizioni – Prima edizione: 18 settembre 2023) – Pagine: 368 – ISBN: ‎9791281566170 – Prezzo di copertina: 18,50 €



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