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“Anna Magnani. Racconto d’attrice” – Intervista all’autrice Chiara Ricci: “Anna Magnani sapeva essere tutto è il contrario di tutto”

Anna Magnani

Racconto d’attrice

Intervista a Chiara Ricci

di Giuseppe Iannozzi

«Volitiva, testarda, orgogliosa, fragile, sincera, colta, consapevole. Questi sono i primi aggettivi che – di getto – sento di poter elencare. Anna Magnani sapeva essere tutto è il contrario di tutto».

Anna Magnani ci lasciò il 26 settembre 1973. A 50 anni dalla scomparsa di Nannarella, Chiara Ricci omaggia l’attrice con un lavoro a dir poco superlativo. Non lasciatevi sfuggire l’occasione di approfondire Anna Magnani, la sua bellezza, la sua grandezza, il suo amore per il teatro. “Anna Magnani. Racconto d’attrice” di Chiara Ricci (Graphe.it Edizioni) è un’opera fondamentale per comprendere appieno la grandezza dell’intramontabile e inimitabile Nannarella.

1. Chiara Ricci, “Anna Magnani. Racconto d’attrice” (Graphe.it Edizioni, 2023) è la prima biografia che ci porta a conoscere la grande Nannarella impegnata a calcare le scene teatrali. È questo un lavoro che colma una grossa lacuna; nel corso degli anni, sono stati scritti diversi libri sulla Magnani, ma l’impegno dell’attrice in teatro è sempre stato trattato in maniera piuttosto superficiale. Chiara Ricci, immagino non sia stato affatto semplice trovare cronache e documenti attinenti all’attività teatrale dell’attrice. Come ti sei regolata? Dove hai scavato per trovare le informazioni a te necessarie?

È verissimo: molti non ricordano o non sanno che Anna Magnani nasce come attrice teatrale, ha frequentato quella all’epoca si chiamava Reale Scuola di Recitazione “Eleonora Duse” poi divenuta – nel 1935 grazie a Silvio D’Amico – Accademia d’Arte Drammatica. È lì che l’attrice ha mosso i primi passi per poi lasciare gli studi senza ottenere il diploma per unirsi alla compagnia dell’impresario Dario Niccodemi e iniziare la sua carriera da “professionista”. Le mie ricerche sono state molte, lunghe e meravigliose. Devo premettere che ho una vera passione per la ricerca e l’essere immersa in archivi e sommersa da carte. Sin da ragazzina (sì, perché questo mio amore per Anna Magnani nasce in tempi non sospetti) ho cercato di recuperare quanto più materiale possibile attraverso i giornali e le cronache dell’epoca, di contattare e intervistare nel tempo le persone che hanno avuto modo di essere accanto all’attrice, di osservare con molta attenzione le immagini dell’epoca per meglio capire il momento, osservare il pubblico, i gesti e le movenze dell’attrice sul palcoscenico. È stato un intenso lavoro di ricerca, studio, analisi e osservazione. Un lavoro durato anni e che ancora non è terminato. Da tutto questo, infatti, è nato anche il mio archivio personale dedicato all’attrice: circa seicento riviste dal 1932 a oggi, fotografie, locandine, programmi di sala… è il mio più grande tesoro.

2. “Anna Magnani. Racconto d’attrice” è molto più di una semplice biografia: il percorso artistico della Magnani viene analizzato con rigore critico ma anche con molta passione, la tua. Non siamo di fronte a uno scritto arido che, molto probabilmente, verrebbe preso in considerazione solo da qualche accademico. Sono dell’opinione che un bravo biografo debba saper trasmettere al pubblico delle emozioni e non solo delle informazioni sull’artista di cui sta parlando. E tu, Chiara Ricci, per certi versi sei sanguigna, come Nannarella. Consapevolmente o no, credo tu abbia assorbito un po’ della sua personalità, ed è forse questo il motivo precipuo che rende viva e palpabile la Magnani da te raccontata. Sbaglio?

Prima di rispondere alla tua domanda desidero ringraziarti sinceramente e profondamente di ciò che mi dici. Sono felicissima di sapere che la mia passione è andata oltre la pagina scritta e che arrivi al lettore con semplicità e spontaneità. Non era affatto mia intenzione (non lo è mai, in realtà) scrivere un saggio asettico e accademico solo per “gli addetti ai lavori”. Questa è un’idea che trovo sempre un po’ ingiusta, se così posso dire. Ho sempre sostenuto la condivisione e la diffusione e quando scrivo voglio che il lettore sia messo nella condizione più semplice per capire ciò che desidero raccontargli. Ecco, io sono letteralmente cresciuta con Anna Magnani. Ho conosciuto il suo nome ancor prima di sapere chi fosse. Avevo sei anni. Quando poi l’ho scoperto, non molto tempo dopo, non l’ho più lasciata e ho iniziato a chiedere, a voler sapere. Intorno ai tredici anni ho letto una sua biografia che ho ricopiato su un quaderno, l’ho studiata, riletta… poi ho iniziato a prendere in mano l’elenco del telefono (ancora si utilizzava) e ho cominciato a telefonare a casa o a inviare lettere alle persone che, attraverso quel libro che avevo letto, avevo scoperto essere state amiche o colleghe di Anna Magnani. Ho avuto l’onore e la fortuna di conoscere e parlare con Tullio Pinelli, Gian luigi Rondi, Francesco Rosi, Ugo Pirro… Sono nate anche profonde e lunghe amicizie, ad esempio con la scrittrice Patrizia Carrano, lo storico aiuto regista di Luchino Visconti Rinaldo Ricci e la dolcissima Silvana Pini, una delle segretarie di Anna Magnani. Persone veramente speciali che porto nel cuore. Per tutto questo credo di poter dire che, del tutto inconsapevolmente, Anna Magnani ha contribuito a formare il mio carattere. Ho trascorso con lei così tanto tempo! La sua vita e le sue parole mi hanno insegnato molto: l’arte della pazienza, il valore della dignità e la forza di non mollare mai. Questo libro ne è la prova.

3. Hai iniziato a occuparti di Anna Magnani che eri poco più di una ragazzina. Considerata in tutto il mondo una grande personalità artistica, Nannarella ha cominciato a lavorare in teatro, A grandi linee, potresti raccontarci l’esordio dell’attrice, la nascita del suo amore per la recitazione?

Anna Magnani ha dichiarato più volte di essere diventata attrice senza averne una vera e propria vocazione. Nasce e cresce in una famiglia di quasi sole donne ad eccezione dello zio Romano. A un affetto profondo per la nonna, lontana dalla madre che, quando lei è ancora una bambina, si trasferisce ad Alessandria d’Egitto mentre il nome di suo padre lo conoscerà solo in età adulta. Celebre è la sua frase Ho capito che non ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza in meno. Qui c’è tutta “la” Magnani. Ancor prima di frequentare la scuola di recitazione studia pianoforte all’Accademia Santa Cecilia che era lì vicino. Curiosa di vedere tutti quei ragazzi ridere, piangere, declamare versi e parole chiede informazioni a un giovanotto. Era Paolo Stoppa. La invita a iscriversi al corso di recitazione e da lì la sua vita cambia. Al secondo anno lascia la scuola perché entra nella compagnia di Dario Niccodemi (all’epoca uno dei più importanti impresari teatrali) e il regolamento proibisce di studiare e recitare come professionisti. Da questa scelta importante inizia la sua carriera. Lavorerà con i fratelli De Rege (celebri per la battuta Vieni avanti cretino), Vera Vergani,  Luigi Cimara, Antonio Gandusio e poi Totò, Michele Galdieri… La recitazione, quindi, è un modo per colmare una mancanza di affetto, un modo per essere amata. Proprio questa era la più grande ambizione di Anna Magnani: essere amata da tanta gente.

4. Anna Magnani è sempre rimasta molto legata al teatro. Il cinema le ha regalato grandi soddisfazioni e qualche dolore, e oggi i più ricordano l’Artista per i film in cui ha interpretato diversi ruoli. Tennessee Williams, persino lui, s’innamorò di Anna, e per lei inventò diversi personaggi. La Magnani per calarsi nei panni di un personaggio doveva sentirlo veramente suo. Come nella vita, anche sul palco era molto passionale. Avresti voglia di approfondire quanto ho qui accennato, Chiara Ricci?

Osservando la filmografia di Anna Magnani ci accorgiamo subito che il suo legame con il teatro è sempre molto stretto e profondo. Oltre agli esordi, alla rivista tra il 1940 e il 1945, alle parentesi nel 1953 con Chi è di scena? e nella metà degli anni Sessanta con La lupa e Medea, la Magnani non calca le tavole del palcoscenico. Eppure se pensiamo a film come La rosa tatuata, all’episodio La voce umana del film Amore, a Pelle di serpente, a La sciantosa girato per la televisione a La carrozza d’oro… vediamo e notiamo che il teatro nel cinema di Anna Magnani è una costante. Non recita fisicamente a teatro ma il teatro è in lei. È proprio da questo aspetto che sono partita per il mio Anna Magnani. Racconto d’attrice. Con Tennessee Williams il legame è stato meraviglioso. Williams ha scritto per la Magnani La rosa tatuata “solo” dopo aver visto in America L’Amore e Roma città aperta, senza conoscerla. Ha faticato non poco per incontrarla ma quando le ha letto il copione la Magnani ha capito il valore di questo scrittore e la potenza dei suoi personaggi. Anche loro, da lì, non si sono più lasciati e la loro amicizia è durata fino alla morte dell’attrice avvenuta a Roma il 26 settembre 1973. Williams, in realtà, desiderava portare Anna Magnani a Broadway ma l’attrice ha sempre rifiutato per il dover recitare in inglese (che non conosceva affatto) e per non lasciare suo figlio solo a Roma. Fortunatamente lo scrittore è riuscito a strapparle la promessa di recitare nella versione cinematografica del testo e così è stato. E Anna Magnani con la sua Serafina Delle Rose è stata la prima attrice italiana a vincere il Premio Oscar per la Migliore Attrice… e in un film recitato in inglese!

5. Anna Magnani, l’ho già detto, aveva un temperamento passionale, direi sanguigno (molto focoso). Chiara Ricci, se dovessi disegnare con poche parole Anna Magnani, quali adopereresti e perché?

Volitiva, testarda, orgogliosa, fragile, sincera, colta, consapevole. Questi sono i primi aggettivi che – di getto – sento di poter elencare. Anna Magnani sapeva essere tutto è il contrario di tutto. Roberto Rossellini una volta ha dichiarato: In due ore di Anna c’è tutto – diceva lui – L’estate, l’inverno, la tenerezza, la sfuriata, la gelosia, il litigio, la rottura, l’addio, le lacrime, il pentimento, il perdono, l’estasi, e poi di nuovo il sospetto, la rabbia, gli schiaffi. Credo che Anna Magnani per difendersi e tutelarsi (non dimentichiamo il periodo cui appartiene e il ruolo delle donne nell’ambiente in cui lavora) abbia dovuto essere tutto questo. Era capofamiglia e imprenditrice di se stessa. E, tengo a sottolinearlo, era molto colta ben lontana dallo stereotipo della verduraia cui i suoi film ci ha abituati.

6. In “Anna Magnani. Racconto d’attrice” evidenzi come teatro e cinema nella recitazione della Magnani sono un tutt’uno o quasi. È un vero peccato che delle interpretazioni in teatro della Magnani ci siano rimaste soltanto alcuni resoconti, perlopiù articoli di giornale!

Purtroppo del mondo del teatro resta sempre molto poco in termini di video. Oggi, con i nuovi potenti mezzi abbiamo la fortuna di poter lasciare traccia di tanto lavoro e di tanti spettacoli. Una volta questi strumenti non c’erano o, forse, spesso non era quella la priorità. Si pensava più al momento e non al futuro. Chissà?! Mi sono posta queste stesse domande quando ho scritto di Lilla Brignone (altra immensa attrice che amo profondamente). Del teatro di Anna Magnani purtroppo restano solo alcune immagini, articoli e recensioni, dei copioni e le testimonianze, i ricordi di chi ha vissuto quei giorni. è un peccato. Per questo vedere alcuni film della Magnani – pensiamo a Risate di gioia con Totò – ci è utile anche solo per capire e vedere in minima parte cosa possono essere stati questi due immensi attori sul palcoscenico, in tempo di guerra e con i gerarchi tutti vestiti di nero in sala.

7. La Magnani collaborò anche con Pier Paolo Pasolini, con il quale pare non andasse granché d’accordo. Pasolini si espresse in questi termini: «Anna è romantica, vede la figura nel paesaggio, è come Pierre-Auguste Renoir, io invece sono sulla strada del Masaccio». Mamma Roma (regia di Pier Paolo Pasolini; sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini, in collaborazione con Sergio Citti – 1962), a distanza di anni, rimane un film fondamentale per il cinema italiano e non, e, a mio avviso, è una pellicola più pregnante rispetto a Roma città aperta (regia di Roberto Rossellini; sceneggiatura di Sergio Amidei, Federico Fellini, Ferruccio Disnan, Celeste Negarville, Roberto Rossellini – 1945), film neorealista che non è esente da alcuni macroscopici difetti e omissioni. Chiara Ricci, avresti voglia di portare un po’ di luce, di dirci come starebbero effettivamente le cose?

Non c’è che dire: Roma città aperta e Mamma Roma sono due film diversissimi tra loro. A unirli, però, c’è Roma che non compare solo nei titoli ma diviene protagonista stesse delle vicende, testimone della Storia e di una storia. Entrambi i film hanno contribuito a rendere Anna Magnani il simbolo della Capitale ma anche madre – mater – per antonomasia. Nel primo caso è una madre che viene uccisa con il figlio che porta in grembo, nel secondo è una madre il cui figlio resta ucciso dalla società, dalla mancata educazione, dall’assenza di una famiglia, di legami e valori forti e stabili. Nel film di Rossellini si muore per un ideale, per la Resistenza, per la Libertà mentre nel film di Pasolini si muore perché questi ideali vengono meno e la crisi della società e della famiglia avanza.

Anna Magnani e Pier Paolo Pasolini si stimavano moltissimo. Entrambi hanno sempre espresso sé stessi e le proprie opinioni senza mai nascondersi dietro il perbenismo o deboli facciate. Tanto istintiva e impulsiva l’una, tanto razionale e riflessivo l’altro. Inevitabilmente questo ha portato a un corto circuito durante la lavorazione. Anna Magnani era convinta che Pasolini avesse compreso il suo bisogno di essere lasciata “libera” nei suoi movimenti di attrice, nelle sue pause, nelle sue battute. Al contrario, il regista era sempre lì a suggerirle dove guardare, cosa fare… Pur con coscienza e consapevolezza, ha cercato di rendere meccanico ciò che proprio non poteva essere, snaturandolo. Pensiamo solo che la Magnani si è fortemente battuta per non indossare nell’ultima scena del film la parrucca corvina. Ecco, questa lenta corsa verso casa (ancora una volta una corsa!) con i capelli naturali della Magnani, liberi al vento mostra la vera indipendenza dell’artista, dell’attrice. Come se attraverso questa sua decisione abbia scelto di spezzare quei fili da regista sino ad allora tenuti da Pasolini. Sembra una piccola “cosa” ma è molto significativa per il senso del film e per il significato dell’”essere attrice” di Anna Magnani. Da qui, ancora, la contrapposizione tra la rigidità e di colore che caratterizza il Mantegna e il brio, il tratto veloce di colori vivi della pittura del Renoir.

L’avventurosa storia della realizzazione di Roma città aperta sarebbe troppo lunga anche da riassumere e non vorrei annoiare. A tal proposito sento di poter suggerire la lettura di Celluloide il bellissimo libro di Ugo Pirro da cui Carlo Lizzani ha tratto l’omonimo film. La sceneggiatura del film ha avuto molti cambiamenti in corso d’opera. Il film è stato girato in piena Occupazione tedesca (la lavorazione inizia la notte tra il 17 e il 18 gennaio 1945) e le disponibilità di reperire il denaro, la pellicola, la corrente elettrica erano veramente ridotte all’osso. Rossellini si allacciò persino a un contatore di fortuna di una “casa chiusa” di Via degli Avignonesi a Roma per poter girare. Il regista ha fatto dell’arte di arrangiarsi un valore aggiunto di questo capolavoro. Come dicevo, anche la sceneggiatura in corso d’opera è stata modificata. Ad esempio, il personaggio di don Pietro Pellegrini interpretato da Aldo Fabrizi, in un primo momento avrebbe dovuto essere un omaggio a don Pietro Pappagallo una delle vittime delle Fosse Ardeatine, fucilato il 24 marzo 1944. Regista e sceneggiatori, però, forse anche a causa di qualche pressione decidono di costruire il personaggio ispirandosi a don Giuseppe Morosini, anche lui impegnato nella Resistenza e ucciso a Forte Bravetta il 3 aprile del 1944. In realtà, molto del prete interpretato da Fabrizi riprende da don Pappagallo, comprese le ultime parole pronunciate prima di essere ucciso “Signore, perdona loro ché non sanno quel che fanno”. Vi è anche un errore riguardante il plotone di esecuzione di don Pietro Pellegrini. Don Morosini, infatti, è stato fucilato da un plotone della PAI (Polizia Africa Italiana) mentre nel film di Rossellini – per espresse richieste dall’alto – compare un plotone di un Corpo non ben identificato. Insomma, in Roma città aperta ci sono delle mancanze e degli errori di cui in realtà si era consapevoli. Per motivi politici, storici e anche umani. Tutto il gruppo di lavoro capitanato da Rossellini, infatti, non ce l’ha fatta a tradurre sul grande schermo l’attentato di Via Rasella e l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Non dimentichiamoci anche della sora Pina, la donna simbolo anche della Resistenza, interpretato da Anna Magnani. La sora Pina in realtà è Teresa Talotta in Gullace, la donna al sesto mese di gravidanza uccisa dai tedeschi perché ha tentato di parlare al marito prigioniero nella caserma di Viale Giulio Cesare a Roma. Anna Magnani nella sua corsa verso la Libertà l’ha resa immortale. E se ascoltate attentamente Francesco che grida dalla camionetta, ormai catturato dai tedeschi, sentirete gridare non solo il nome della sua Pina ma anche quello di Teresa, in omaggio a tutte le donne uccise per la Libertà. Tutto questo e molto altro è Roma città aperta.

8. In un primo momento, Anna Magnani non prese in considerazione la televisione, in seguito, nel 1971, lavorò insieme ad Alfredo Giannetti per portare sugli schermi degli italiani Tre donne, miniserie TV che contiene tre storie, La sciantosa, 1943: Un incontro, L’automobile. Perché la Magnani, per lunga pezza, non prese in considerazione di lavorare per il piccolo schermo?

Anna Magnani ha sempre preferito tenersi lontana dal piccolo schermo che guardava con diffidenza. Forse aveva già compreso le sue potenzialità e, quindi, anche la “pericolosità” in termini di influenza sulla massa di questo mezzo di comunicazione. La Magnani non ha mai fatto ospitate nelle belle e storiche trasmissioni Rai. La possiamo trovare seduta tra il pubblico accanto alla fedele amica e sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico in una puntata de Il mattatore di Vittorio Gassman che la saluta con un galante baciamano mentre lei si nasconde il volto nel 1958. Torna in tv per ricordare Totò al telegiornale nel giorno della sua scomparsa. Non le piaceva la televisione. Non le piaceva entrare in casa della gente mentre la famiglia era a tavola. Era molto diffidente. Quando ha accettato di partecipare al progetto di Alfredo Giannetti lo ha fatto assicurandosi che i quattro film fossero realizzati e girati esattamente con tecniche e tempi cinematografici. Il successo è stato strepitoso.

9. Dell’attività teatrale di Anna Magnani resta ben poco, ci sono alcuni frammenti filmati, ma sono di bassa qualità e non integrali. Per quale assurda ragione non si è pensato di effettuare delle registrazioni? Forse per volere dell’Artista?

Come ho accennato in una precedente risposta, negli anni Trenta e Quaranta forse non si disponeva dei mezzi necessari per farlo, forse al momento quella non era la priorità. Molto probabilmente qualche girato nel tempo sarà andato perduto. Per ciò che riguarda La Lupa e Medea in giro ci sono solo pochi frammenti ma da lì si vede che qualcuno sta facendo delle riprese. È possibile che esistano delle riprese private. Una testimonianza di grande valore storico. Un giorno sarebbe bello – spero di riuscirci – scovare questo tesoro.

10. Ancora poco valutata è la produzione discografica della Magnani. “Le canzoni di Anna Magnani”, raccolta pubblicata dalla Fonit Cetra nel 1989, è oggi praticamente introvabile.

Non ho gli strumenti necessari per definire Anna Magnani una cantante a tutti gli effetti ma nei suoi film molto spesso la sentiamo cantare. Stornelli a dispetto, ballate francesi, canzoni napoletane, romane e siciliane… sempre con la sua voce bassa, profonda, calda. Sono fortunata! Ho questo cofanetto. Fa parte del mio tesoro. Per me ha un valore ancora più profondo e affettivo perché mi è stato regalato e spedito dall’Argentina da Vieri Niccoli, caro amico di Anna Magnani e rappresentante della Paramount in Italia negli anni Cinquanta nonché organizzatore della festa in occasione della vittoria del Premio Oscar per La rosa tatuata. In tale occasione fece trovare ad Anna Magnani, all’ingresso della sala, un Oscar altissimo tutto fatto di cartapesta.
Ad ogni modo questo progetto curato da Vincenzo Mollica è geniale e utilissimo per scoprire un aspetto dell’attrice spesso sottovalutato o non messo in risalto come meriterebbe. Su questi vinili, inoltre, vi sono incise anche alcune interviste e partecipazioni dell’attrice in trasmissioni radio degli anni Cinquanta e Sessanta. Vi è una traccia in cui Anna Magnani e Renato Rascel, nella trasmissione
Rosso e Nero del 1955, dialogano e cantano insieme Arrivederci Roma. È pura meraviglia.

11. In tanti hanno scritto di e su Anna Magnani: Giancarlo Governi. Matilde Hochkofler, Miriam Mafai, Italo Moscati, Matteo Persica, ma tu, Chiara Ricci, tu sei giustamente indicata come una delle maggiori conoscitrici di Anna Magnani. Tornerai a parlare di Nannarella?

Io sono a dir poco onorata di questo “riconoscimento”, se così posso dire. Per me è un grande orgoglio e un’immensa soddisfazione. Seguire le proprie passioni e ciò in cui si crede è fondamentale. E io, tra tanti alti e bassi che la vita riserva, non ho mai smesso di seguire i miei progetti e di realizzare i miei desideri. Certamente continuerò a raccontare e a scrivere di Anna Magnani. Sto già collaborando a un progetto prestigioso e importante. Vorrei tanto realizzare incontri con i giovanissimi, portare Anna Magnani nelle scuole, farla conoscere alle nuove generazioni, agli studenti, farla ricordare agli adulti… per condivisione e conservazione della nostra memoria. Quest’ultima è alla base di tutti i miei lavori, i miei libri e le mie ricerche. Mi piacerebbe organizzare delle mostre con il mio materiale, portare quanto più lontano possibile il mio libro Anna Magnani. Racconto d’attrice. Sì, certamente continuerò a parlare di Anna Magnani, la mia “compagna di viaggio” di una vita. Questo è sicuro.

Chiara Ricci nasce a Roma nel 1984. Nel 2008 si laurea in Dams (Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo) con una tesi dal titolo Il Teatro davanti alla Macchina da presa. Elementi di teatro nel cinema di Anna Magnani. Nel 2010 consegue la Laurea Magistrale con lode in “Cinema, Televisione and Produzione Multimediale” con una tesi dedicata alla prima regista donna del cinema italiano Elvira Notari la cui riduzione è stata pubblicata negli Stati Uniti.

Ha curato e scritto i saggi monografici: Anna Magnani. Vissi d’Arte Vissi d’Amore (Edizioni Sabinae, 2009) con il quale vince il Premio Internazionale Giuseppe Sciacca nella sezione “Saggistica”, Signore & Signori… Alberto Lionello (Ag Book Publishing, 2014), Valeria Moriconi. Femmina e donna del Teatro italiano (Ag Book Publishing, 2015), Il cinema in penombra di Elvira Notari (Lfa Publishing, 2016), Lilla Brignone. Una vita a teatro (Edizioni Sabinae, 2018), Ugo Tognazzi. Ridere è una cosa seria e Monica Vitti (entrambi Edizioni Sabinae, 2022), Wilma Montesi. Una storia sbagliata (Golem, 2022).

Nell’aprile 2017 l’Università degli Studi Roma Tre le conferisce la nomina di “Cultore della materia di Storia del Cinema e di Filmologia”. È Presidente dell’Associazione Culturale “Piazza Navona”, creatrice e ideatrice della Rubrica online “Piazza Navona” e del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri”. È curatrice di mostre dedicate al cinema con materiale proveniente dal proprio archivio personale e tiene lezioni e conferenze in Italia e all’estero dedicate alla Storia del Cinema e del Teatro.

Anna Magnani. Racconto d’attriceChiara Ricci – Introduzione: Franco D’Alessandro – Prefazione: Italo Moscati – Graphe.it edizioni – Collana: Techne minor [saggistica], 6 – Pagine: 146 – In libreria dal 26 agosto 2023 – ISBN: 978889372200 – Prezzo di copertina: 16,00

Chiara Ricci racconta Anna Magnani



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