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Sorella di Perfezione & altre storie

Sorella di Perfezione & altre storie

di Giuseppe Iannozzi

– immagine di Chatterly

SORELLA DI PERFEZIONE

a Chatterly

Ringrazio.
Piano chino il capo,
come un bambino.
Ringrazio la gentilezza
e la bellezza
che ti appartengono,
Sorella di Perfezione.

Chino il capo
una o due volte,
come un bambino
che lo sa
che continuerà
a commettere errori
per non deludere sé,
né chi oggi lo ama.

DA BAMBINO

Da bambino nutrivo sogni
più grandi di me;
vivevo per un diamante,
per una fata bionda bionda,
per un regno di sole
Vivevo per andare al di là
dell’orizzonte della fantasia

Da bambino mi cacciavo in guai
sempre più grandi di me
e sempre ne uscivo a testa alta;
non conoscevo il nome della paura,
stavo sempre dietro alle farfalle
per rubar loro i colori più belli

Da bambino ero bello,
un eroe di tutto punto,
un agnello armato di belati,
di risate a gola spiegata

Da bambino decidevo io
a chi regalare capricci e baci
Da bambino ero grande,
baciavo in fronte Dio

LASCIA CHE SIA L’ANIMA

Isabella

Lascia, lascia
che sia l’anima mia
a spogliarti,
e lascia che sia la Luna
a cucirti addosso sogni d’argento

Come uomo innamorato,
ogni giorno la vita mia
la dono a te per perdermi,
per perdermi a lungo,
a lungo e ancor di più
fra le bionde trame
dei tuoi capelli ribelli;
davanti a te
in ginocchio cado piano
al tuo seno ancorando
l’occhio malandrino

Cos’altro ti serve per capire?
Cos’altro ti serve per capire
che una rapina a mano armata
mai e poi mai sarebbe bella
quanto la tua pazzia
di dirti e non dirti mia?

Te lo dice,
te lo suggerisce anche la Luna,
che dalla sua scenografia
si tira giù:
da un uomo,
davvero,
non si può ottenere di più!
E te lo ripeto anch’io
prima che
un non previsto tuo silenzio
per sempre nella ruggine
mi soffochi la bocca

IO E ANNA

Tu ascoltavi i Beatles
Io, per darmi un tono,
gli Stones
Tu eri felice
Io me ne fregavo
Tu raccoglievi fiori
Io leggevo libri importanti,
e fumetti un po’ così e così
Tu andavi con tutti
– le tue gambe petali
da violentare, così dicevi
Io cercavo di telefonare a Cuba
e in tasca non avevo il mondo
Tu abortivi amanti e sangue
Io diventavo un uomo,
un uomo triste e solo,
e la facevo finita per sempre
con Gianni e Pinotto
Tu morivi senza fiato,
senza un bacio
sulle labbra esangui
Io, in perfetto orario,
vestito in nero,
venivo al tuo funerale:
io a piangere a dirotto
in mezzo
ai tuoi amati Figli dei Fiori,
io tale e quale
all’inutile controfigura
di Woody Allen

ALLEN GINSBERG 

Allen arriva
in una busta gialla e imbottita
Arriva da morto
Non l’ho ancora sfogliato,
ma lo riconosco dall’odore
Lo immagino
con la barba da Leone
& con una mano pelosa
sulla patta aperta

Fuori pioviggina
Il postino dice
di firmare
per avere la raccomandata

Allen giace chiuso
– ancora per poco –
dentro la sua busta
con su scritto
il mio nome
& la dicitura PIEGO DI LIBRI
Ha il suo odore Allen,
ha rabbia di lavatrici a gettone
che mai
i secoli potranno
lavare via

Squarcio la busta
e incontro i suoi occhi,
occhi di poesie,
di schiere di parole
Allen mi invita
a dire la verità
perché sono vivo
e qualche cosa gliela devo

CERCO DI CAPIRE QUESTE NUVOLE

Cinzia

Cerco ancora di far mia la grandezza
che permise a Mosè di divider le acque
Cerco ancora di operare una magia
che dia un senso alla raggiunta libertà;
esser liberi non ci rende immortali
e nemmeno più forti ad affrontare,
dì dopo dì, della vita i tanti perché

Dicono sia risorto il terzo giorno
E qui cade di nuovo la Pasqua:
nuove vite vengono alla luce,
altre si spengono all’improvviso,
senza un perché; la solita storia,
la solita che ci scassina piano l’anima,
la solita che non capiamo appieno mai

Cerco di capire queste nuvole nere
che oggi piangono sul Mar Rosso
E cerco di capire perché, perché
non vieni mai a baciare i sogni miei
con una parola, con una libertà
che mi dica di te, Amica mia

LA FINE DEGLI ANGELI

Tutto è finito
Ogni cosa ha perso
valore
Tutti gli angeli
caduti
schiantati
sulla durezza
delle nostre anime
hanno assunto
quella volgarità
che ci tiene in piedi

AL MATTINO LA FINE

Con la notte il mio e il tuo respiro
In due parole ti raccontai di quel tale
che faceva jazz, poi tacqui
Non avevo più niente da dirti
Entrambi non riuscivamo a dormire
Brividi ora caldi ora freddi
lungo le schiene poggiate
su lenzuola scomposte;
e i nostri occhi si sfidavano nel buio,
e i nostri baci, veloci e imprecisi,
servivano solo a farci del male

Scavasti nella mancanza di luce
e come per magia riuscsisti a trovare
accendino e sigarette; ne accendesti una
e dopo due note subito me la passasti
Fumai lentamente,
ammirando la piccola brace
che feriva il buio
Mi desti le spalle, lo so

Mi svegliai ferito agli occhi
da un sottile raggio di sole
Mi alzai dal letto;
inciampai un paio di volte
e alla fine aprii la finestra
perché entrasse il mattino
Mi portai davanti a te
e ti guardai a lungo
Dormivi così profondamente:
il tuo volto sembrava disteso
Non immaginavo ch’eri già più di là…

GLI AMICI MIEI

Gli amici miei, ci crediate o no,
si mordono il culo nei cimiteri.



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