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Con una preghiera Incandescente

Con una preghiera Incandescente

ANTOLOGIA VOL. 274

Iannozzi Giuseppe

SULLA STRADA

Ti sarei riconoscente
se mi dessi un’altra sigaretta
e spegnessi il tuo mozzicone
sotto il tacco
La strada da fare è lunga
Non sei la compagnia
che m’ero immaginato;
non ti ho scelto,
e mi tocca d’averti accanto

C’è nell’aria la leggenda di Kerouac
che ci invita a proseguire
Hai spalle forti, più delle mie
Io ho scarpe buone ma lacci così così
Non so se capisci
quello che sto cercando di spiegare

Non era così
che l’avevo pensato
questo viaggio
Accendimi una sigaretta
e passamela prima
che ci tocchi il tramonto
con le sue ombre

RACCOGLIMI ADESSO

Raccoglimi adesso
prima che mi muoia
il coraggio in petto
e il sogno che ho nutrito

Raccoglimi
Immagina un bambino,
immagina un uomo
che è stato ferito
più e più volte
da un eterno ritorno

Raccoglimi adesso
sul tuo sorriso:
ubbidiente,
uguale a un monaco
spezzerò
la catena delle vite
e di questa solitudine

NEL SORRISO

Nel sorriso mio sì serio
la strada di Kerouac
in cerca del Dharma,
di quei vagabondi
che affrontavano la Mezzanotte
con una preghiera Incandescente
e con una infinità di jazz

VEDRAI

Vedrai giugno,
i suoi colori invadere il cielo;
e vedrai fiori meravigliosi
che dal sole bersagliati
daranno un senso alla vita;
e sentirai, sentirai
che ogni granello di sabbia
ha in sé raccolto
dei secoli la saggezza,
da ben prima
che l’uomo dettasse la sua legge
per andare contro quella di Dio.

Avrai sete,
presso le fontane dei giardini
cercherai veloce refrigerio,
uno spruzzo d0allegria;
e da sola ti renderai conto
che non v’è vanità più genuina
della giovinezza
che nulla chiede se non di essere.

Avrai, avrai il mondo,
e sarà la tua bellezza
balsamo sulle tante ferite
che secoli e uomini
gli hanno inferto.

LE MIE POESIE SULLA TUA SCHIENA

Penso Alle Tue Cosce,
alle tue cosce lisce vellutate e calde,
e a quei tacchi alti
che a letto non metti mai

Sulla tua schiena
ho scritto ieri passioni
su passioni
col tuo rossetto più acceso
Stasera, senza di te,
la mia penna è moscia,
per questo ti chiedo
di venire subito a spremere
inchiostro da miei lombi
per una poesia senza compromessi,
Isabella

MERITIAMO UN ATTIMO DI RISPETTO

Tutto è pronto;
aspettiamo
che il cielo esploda
in una luce
invocata dalla nostra voce

Al punto cui siamo
meritiamo un attimo di rispetto,
un finale mozzafiato,
l’Aurora che ci illumini
da qui fino a Nuova York

A questo punto,
segnato è il punto
sopra la coccinella nera
e la mano che ne sorregge
il cammino con illuso coraggio

I bicchieri da tempo vuotati,
i volti degli stranieri
senza uno straccio di faccia,
e, e le donne che non immaginano
che aspettiamo
che dalle porte delle moschee
escano allo scoperto, urlando
che durante lo Shabbat
tanti davvero i tradimenti

SONO A NUDO

Ho sfiorato la morte
Ho conosciuto la perdita
Ho viaggiato in un vagone postale
Mi sono perso a Parigi sotto la neve
Ho toccato il fondo
e da un mare di sale sono riemerso,
con le mie sole mani
Ho toccato Cuba e la miseria
di chi costretto a vendere il corpo
allo straniero, all’americano
Ho visto compagni morire
accartocciati su una panchina d’un parco,
e ne ho visti altri dimenticati
in un sottoscala o in una soffitta
con l’ago ancora in vena
Ho preso manganellate
senza mai sapere bene il perché,
e ne sono uscito in piedi,
ammaccato ma con animo pulito
Ho visto sangue innocente
sprofondare dentro a un tombino
Ho perso il controllo della moto,
e poco c’è mancato
che di me avessero ragione le pietre
Ho avuto donne, belle e non dico di no,
poche però
Ho toccato il Nord e il Sud,
dimenticando me stesso
in una camera d’albergo
dopo settimane di lavoro malpagato
Ho pagato i miei libri a uno a uno,
ho mangiato quello che avevo
o non ho mangiato affatto
Ho incontrato uomini potenti
e altri che invece fingevano
Ho preso per il naso uomini strafottenti
e mai nessuno mi ha allacciato le scarpe
Sono stato lontano dal gioco
e dalle donne di facili costumi
Ho pagato le mie bollette,
ed ho sanato le mie ferite
rimettendo al loro posto
grammatiche e ossa spezzate
Ho rotto il collo al panico
quando mi voleva in catene
Ho giocato a fare il duro e il buffone,
e finché mi è stato bene mi sono divertito
Ho portato pesi sulla schiena
guardando in faccia la notte vuota di stelle
Ho alzato lo sguardo sui padroni
e ho detto loro “non sono quel tipo d’uomo”

Ho fatto a modo mio
Ho fatto del mio meglio, questo so
Ho meditato sul fiume in piena
e nei cimiteri ho parlato con chi fu
Ho cercato una speranza
vagolando fra epitaffi e memorie
Ho pagato i miei debiti
e non ho chiesto indietro i crediti

Ho fatto, a modo mio ho fatto
Ho visto, a modo mio ho visto
Non ho però toccato i Bastioni di Orione

ASCOLTANDO VOCE DI RASOIO

Io mi chiedo perché
Sei sparita quando dicevi
che andava tutto per il meglio,
che le tue ciglia non mordevano lacrime
Sei andata via,
lasciando un buco nella vita mia

Alle pareti sopravvivono le tracce
di tutti i quadri che hai portato con te
Sulla scrivania, accanto al calamaio
riposa la cornice
che fa prigioniera la tua immagine
Sei andata via nel più freddo giorno d’inverno
Hai detto che andava tutto a meraviglia,
che non mi dovevo meravigliare
se ridevi come una pazza a ogni ora
Ti accendevi poi una sigaretta
e la mano l’allungavi verso la bottiglia,
e il bicchiere lo riempivi una due tre volte

Sei andata via che era quasi Natale
Qui fa un freddo cane, proprio come allora:
le strade sono battute da uguale solitudine,
gli ambulanti vendono castagne calde a nessuno,
e un bambino spara palle di neve contro un albero
È che non me ne sono fatto ancora una ragione

Chissà se adesso mi stai pensando
o se mi stai dimenticando nell’orgasmo
d’una nuova felicità a me ignota più della verità
Ma lo so, sono gli oziosi pensieri
di uno che piano piano aggiusta la puntina sul piatto
per poi accasciarsi in poltrona
sotto la voce di rasoio di Cohen

Sei andata via
Sospetto che lo hai fatto apposta
di non lasciarmi neanche un biglietto
Non ti potrò perdonare mai:
il clima di festa mi ha sempre danneggiato
Sono ancora qui al punto di partenza,
mentre rimetto a posto la puntina sul vinile

Manchi tu, ma Gesù risorge sempre
Sempre uguale a se stesso, ogni anno
Senza scucir parola, ogni anno ti rimpiango
ascoltando i miei più tristi dischi in vinile

COME SEMPRE

Come un assassino,
oggi a farti i conti
è il destino.

Come un vestito
lo indosserai;
ma ti dirai insoddisfatta,
come sempre del resto.

BUFFA COSA

Inizio ebbe
con un gridolino di fame
seguito
da un sorriso sdentato

E fine ebbe
in una bestemmia
questa buffa cosa
che ci han detto
esser Vita

SCOMPOSTA NUDITÀ

non provarci e riprovarci
per dar credito
a una corda in cielo appesa;
a uno a uno piano
cadono i veli mostrando
scomposta nudità
d’un dio dal positivo
e dal negativo lontano
–verità al di là del sogno,
semplice segno di sconfitta

COME AQUILA

…e dare e ancora dare,
dare ogni giorno
come se fosse l’ultimo,
e le impronte digitali cancellare
dalle pagine inchiostrate;
e alla fine scoprire
che non una parola
è rimasta
nel significato intatta;
sanno bene Loro
il danno comandato:
non gli sta a cuore
lo sforzo e quanto
alla tua mano è costato,
e nemmeno
la sopraggiunta pazzia
in un universo confuso
ai più recluso

gran daffare il tuo
per l’avanzo d’un niente

e poco o niente il dormire,
come quello dell’aquila

PERDUTA INNOCENZA

Il sole giallo, la luna argento,
e la primavera ci premeva accanto
Bastava questo poco per l’incanto
Siam poi diventati assassini
e più non c’è stato tempo
per correre liberi nei campi
mano nella mano
fra le alte spighe di grano
d’innocenza mature

SE SOL POTESSI

L’ultima volta
nella fredda Torino
ti ho lasciata ad aspettare
con una promessa di rose
e di passione
All’incontro
non mi sono affacciato;
e per questo osceno dispetto
ancor di dolore mi pulsano
vene e tempie

Se sol di dosso potessi strapparti
quella seta rossa che ti fa bella,
son certo che a nudo metterei
la Venere che notte e giorno
i lombi mi tormenta

SPICCI E POESIE
(da “Fiore di Passione”, 2a edizione)

Nel tuo respiro io cammino,
mi fulmini Dio se oggi mento:
non cambiano così,
dall’alba al tramonto, i sogni miei;
in tasca, fra gli spicci e le poesie,
con tenerezza sempre li conto,
tentando sulle labbra una melodia.

EDGAR

Un poeta un’inflazione,
uno scherzo e un buffone,
un epitaffio e un assegno
a vuoto

Un poeta una lapide,
è la stupidità dell’umanità,
il suo vizio di guardarsi
attraverso gli occhi di uno
che è meno di tutti,
Edgar



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