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Le tue labbra fanno tremare l’anima

Le tue labbra fanno tremare l’anima

ANTOLOGIA VOL. 257

Iannozzi Giuseppe

COSÌ FATALE

La strada è la strada,
ogni povero diavolo la corteggia
masticando buio e coraggio

Sulla croce muore Gesù
senza lacrime,
senza disperate urla
da dare in dono al cielo
e ai pochi ai suoi piedi
Nudo e crudo muore
sotto un cielo che partorisce
grasse nuvole nere,
come il culo del diavolo nere
E in eterno uguale rimane
questa mia breve poesia…

come il culo del diavolo
fatale, così fatale

LE TUE GAMBE

Ho sognato un mondo d’amore,
di seni sodi e di volti gentili
Ho sognato l’erba alta sfogliata
dalle carezze degli amanti
in cerca d’un filo d’ombra
prima di fare all’amore,
e alberi frondosi, verdi, carichi di fiori
che domani saranno frutti maturi

Ho sognato un mondo
Quelle labbra,
oh quelle labbra sì rosse
che a morderle fan tremare l’anima;
la tua bocca sì dolce,
e la mia mano sul tuo volto
a sfiorar con la punta dell’indice
l’incertezza tua sospirata a metà
prima di darti all’ardore della lingua mia,
mentre la sinistra già scivola
lungo le gambe nude in bellezza,
dal calore di Dio baciate

BELLA FANCIULLA

E tu chi sei, Bella Fanciulla
che nel mio camposanto
hai portato con nudo piè leggero
l’odore estremo della tua beltà
e tutto il dolore dell’amore
che a zonzo, senza più la ragione,
se ne va? Tu, chi sei tu?

Due monete d’oro sugli occhi miei
Non ti sentire offesa, ma ti chiedo
se ora potresti mettermi a nudo
la vista che ha dormito per mille
e mille anni: sono qui da prima
che gli uomini uccidessero gli dèi,
Bella Fanciulla

Ti ho aspettata a lungo, non puoi sapere
Ti ho aspettata alieno a tutto il mondo

BIONDE RISATE IN RIVA AL FIUME

Era tutto così bello,
il sole che picchiava forte,
e l’erba alta verde e soffice
Fiori dappertutto,
e nell’aria profumo di fragilità

Dall’idillio intorno a me cullato,
fra le dita una ciocca bionda raccolsi
e scoppiasti tu subito a ridere
insieme al piccolo fiume
da noi così poco distante

Era d’oro quella ciocca
E il tuo volto felice
era estasi in un bianco sorriso;
fui così tentato,
così tentato di credere al divino

Arrossendo lievemente,
ti alzasti nascondendo le gambe
sotto la corta gonna
Fra le scomposte chiome degli alberi
prendesti a correre,
come braccata da una feroce felicità
Fino alla riva del fiumiciattolo ti portasti
In esso i nudi piedi calasti,
rabbrividendo un poco appena

Ti ero dietro
Affannato ammirai te
muover sicura i passi
Ridevi alzando spruzzi al cielo,
un calcio e poi un altro
– una bambina che vuol giocare

Rimasi, non so
per quanto tempo,
con quella immagine di te
nel cuore piantata
Poi fui costretto a esalare
l’ultimo respiro

AMANTE MIA

Avanti, avanti, Amante mia
Getto la maschera di gesso
Da tempo s’è fatto il gioco mio
quello d’un asino,
pesante nonostante la leggerezza d’angelo
dell’anima tua, che alla mia s’accosta
per insegnarmi del dì la luce fra cieli
che si perdono dall’Irlanda al Canada

Avanti, avanti, Amante mia
Questo dì si è appena sposato
a un ricamo di bianche nuvole,
che mi lasciano senza fiato
– che mi lasciano supporre
la profonda bellezza della tua gamba
prigioniera d’una giarrettiera

Non ho soldi in tasca
e nemmeno illusioni da sbandierare
per farne grido di rivoluzione
tra i fischi dei treni giù in stazione
Batte però forte il cuore, e ho sogni,
sogni che nel tuo sguardo
mi nascono al mattino
e che mai muoiono
alla sera negli occhi tuoi

Amante mia, sol ti chiedo
di non lasciarmi
Non tengo il coraggio
di restar fermo
tra gli arrivi e le partenze,
Tutto quello,
tutto quello che di bello ho
l’ho da te imparato

Avanti, avanti, Amante mia
In questo dì che si spande all’infinito
– una volta per tutte – asciuga le lacrime
e diglielo a quelli che di te si prendono gioco
che lui non ti lascerà per un’altra
né oggi né domani,
né quando l’eternità sarà su noi
Avanti, diglielo a quei brutti ceffi
– che le mutile loro arpe più non accordano –
che la musica dell’amore per sempre dura
quando un uomo e una donna
le loro mani legano

Avanti, Amante mia,
Getto la maschera di gesso
Asciuga le lacrime e reggimi la mano
Non abbiamo bisogno d’altro che di noi
… che di noi

GUARDANDOTI ANDAR VIA

Ho perso
guardandoti andar via

D’ora in avanti resterò fermo,
condannato
nella posizione del loto

Precipitano le cascate,
non vede Dio l’uomo nello spazio,
e il pappagallo sempre si ripete:
le quattro parole
che dalla tua bocca ha imparato ripete

Per un momento le tue risate
le ho pescate
in un buio più profondo di me
la vastità del cielo spiando,
sognando di spaccare rocce col fiato

Non ho fatto in tempo
a rendermi conto
che le candele che avevi acceso
la luce avevano esaurito
in una stanza già vuota
di risate e illusioni

D’ora in poi resterò fermo,
nella posizione del loto
Resterò sulle frequenze
di quell’uomo sputato nell’Infinito

UN’ALTRA VERITÀ

Quanta notte
costringe la notte
a farsi sempre più buia e profonda
fino a un limite osceno

Quanti, quanti sospiri
ingoiati a forza:
non sospettavamo
d’averne così tanti
E la sigaretta dopo l’amore
E i tuoi occhi lacrimanti
che però bruciano
e son brace di braci
mentre accarezzo la tua nudità
in cerca d’un’altra verità

FINE DI UN AMORE

Dieci baci bastarono, furono
abbastanza in questa stanza
Dieci baci si sfidarono
fino all’ultimo fiato
E tu – quando in ginocchio caduto
sol più masticavo una afona poesia
di niente – m’invitasti a risollevarmi
perché avevi un cappellino très chic
e ci tenevi davvero tanto
che lo ammirassi a lungo

In un tango,
fra passi e veloci baci,
venne l’addio,
calpestando ricordi
che per un po’
sotto la suola delle scarpe
rimasero appiccati

IL SILENZIO DELLA MORTE

Straniero in terra
di consumata guerra
conto delle stelle gli anni,
la lontananza che da loro
mi separa
Quante invalide notti qui
ad aspettare speranza
mentre cadevano uomini
e tutto l’intorno si faceva
spazio di fantasmi,
di mute voci,
non oso confessare
all’alma mia ora piagata
su questa vuota spiaggia

S’alza stanco il mio navigatore
e mi dice di Chi oggi così muto
Ma basta un mio vago gesto,
un cenno del capo appena
perché tosto si dissolva
per congiungersi alla mutezza
che è sovra ogni corpo abbandonato
orrendamente straziato

Quanti sono così al cielo esposti,
nudi nella morte
e non raccolti in cristiana sepoltura!
E le mosche a divorare quei volti
che in vita mi diedero voce d’amicizia
sotto gli sguardi prepotenti del sole

Di facile morte,
chi per disgrazia
oggi Unico Sopravvissuto,
non muore;
e l’astuto imperfetto Silenzio
piano lo consuma in atroce pazzia
nell’incessante ronzio
di milioni e milioni di mosche

ASCOLTO I NERI PENSIERI

Bene o male,
ascolto i tuoi neri pensieri
E la bocca mia,
senza ritegno alcuno,
sol desidera sposare la tua
Ho forse colpa
se le labbra non amano lo spirito
ma la carne solamente?

Creatura della Notte,
desidero l’Impossibile,
e per questo i Nani
m’hanno spinto alla gogna:
anelano a cavarmi
di bocca il sogno
Col forcipe in mano
se la ridono della grossa,
lasciando la lingua schioccare
contro il palato
Mai e poi mai riusciranno
a farmi abortire il sogno:
nani sono, nani maligni
il cui cuore peloso e puzzolente
al buco del culo delle scimmie
rassomiglia
Perché desidero l’Impossibile,
sta’ pur certa che mi libererò

Creatura della Notte,
soltanto ti chiedo di prepararti;
la prossima volta
che sarò nudo ai tuoi piedi,
sarà perché maturo è il tempo
Non uno resterà in piedi
dopo il nostro accoppiamento
non uno potrà dire
d’aver avuto il tempo di…

SOTTO L’ARCO DI TRIONFO

Esco, oggi esco
Ci sarà il sole o la pioggia,
e forse ci sarà un vento
che mi prenderà a schiaffi
la faccia

Ho un appuntamento:
sotto l’Arco di Trionfo
attende un cuore pulsante
che è la vita mia, temuta
e da sempre bramata;
così credo che uscirò,
nonostante i venti e i tempi
che all’improvviso cambiano

Esco, oggi esco
Incontrerò il volto mio,
l’età che ha;
e saranno colpiti
gli occhi e la bocca
da un raggio di sole,
o forse riflessi
in uno specchio
di acqua piovana

ESSERE IN SETTE VITE

Del gatto gli occhi son spiriti di ieri
Ti osservano dall’inferno dell’essere
in sette vite e in nessuna in particolare
Ti osservano
Altro non possono
Vengono da lontano, da oltre il Nilo
E l’uomo che t’ama
è appena andato via con la scusa
di dover far rifornimento di sigarette
In fondo lo sai che presto tornerà,
come sempre, stanco d’aver perso
un’altra volta la sua scommessa
Ti racconterà di come ha provato a bere
da un finto specchio d’acqua in un deserto
E di nuovo in tuo possesso sarà

TI CANTO

Porti avanti puntini di sospensione
Della Natura sei la Creatura innocente,
la figlia più verde di belle speranze;
così, da mane a sera, ti canto
E se un punto di dolore s’incastra
là alla radice del naso, per una lacrima
un po’ dolce e amara, sappi che amo
e amo di te soprattutto la dolcezza,
che sempre di nuovo mette tutto in gioco,
ignorando degli astragali il responso

Per tutto questo, illibata giovincella,
a te levo il mio calice di vino rosso:
fortuna e allegria sempre inondino
i tuoi dolci fianchi, fianchi che un dì
qualcuno, per la tua e la sua passione,
metterà a nudo

CADERE IN AMORE

bella ragazza, a che… che diavolo pensavi
quando l’altezza ti ha presa in vertigine
per spingerti a baciar l’asfalto e il sangue?

bella ragazza, cader in amore schianta
così ti ho dimenticata sotto il lenzuolo
dando il passo oltre l’ultimo tuo bacio

LE DONZELLE VOGLIONO

Il vino nella bottiglia scolato o quasi,
sul fondo ne è rimasto giusto un goccio
e si sta preparando un gran temporale

Le donzelle vogliono però altri nastri,
più lunghi e belli, per legare i capelli



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