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Il pellegrino che parlò con Dio

Il pellegrino che parlò con Dio

di Iannozzi Giuseppe

Dopo un lungo cammino di fame e di sete, finalmente giunse il Pellegrino presso la chiesa che gli avevano indicato. Gli era stato raccontato che in quella chiesa Dio era di casa, che, nel bene e nel male, lo si poteva toccare con un dito: «Sicuro che è così, mica una metafora, fratello mio».

Da fuori la chiesa appariva assai modesta, quasi banale nella sua scarna semplicità. Il pellegrino si fece dunque il segno della croce, convinto che avrebbe finalmente incontrato Dio. Per una vita intera si era castigato frenando la lussuria, senza mai toccare il corpo d’una donna o d’un efebo ben disposto, ma presto il suo Dio gli avrebbe parlato e questo gli bastava. Gli bastava. Non poco eccitato entrò dunque in chiesa, scontrandosi subito contro muri di buio, che, in ogni angolo, imperavano congelati e sempre uguali a sé stessi.

Una volta tornato all’aperto, l’uomo era al Settimo Cielo: Dio gli aveva parlato proprio come si aspettava, e gli aveva detto chiaro e tondo che lui non era il suo Dio. Era adesso, finalmente, un uomo libero.



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