Get Even More Visitors To Your Blog, Upgrade To A Business Listing >>

Hermann incontra la grandezza di Dio – racconto completo da “Il male peggiore. Storie di scrittori e di donne” di Iannozzi Giuseppe

Hermann incontra la grandezza di Dio

di Iannozzi Giuseppe

Hermann Hessse – disegno a matita, punta morbida – di Iannozzi Giuseppe

Nel corso del suo lungo peregrinare, un giorno che il sole era alto e caldo più del solito, il Siddharta trovò riparo in quella che credeva essere un’oasi di pace.
Sorridendo, con il cuore ancora ebbro del sapore di Kamala, si dispose con animo quasi lieto a riposare animo e corpo all’ombra di certi alberi secolari, le cui verdi fronde creavano un tetto naturale.
Con la schiena a ridosso d’un albero, al riparo sotto l’ombra, il Siddharta prese a pregare nella posizione del loto. Non gli riusciva però ancora di sollevare dal cuore la stretta delle gambe di Kamala, che sul suo seno l’aveva stretto, lasciando che i suoi lombi penetrassero nel fiore della sua femminilità. Sospirando cercava di rivolgere l’attenzione all’Ātman; tuttavia anche il pensiero dell’amico Govinda, perso chissà dove, gli sfiancava lo spirito distraendolo.

La sera non tardò a presentarsi specchiandosi in riflessi sanguigni sullo specchio dello stagno. Il Siddharta, pur non volendolo, era caduto in un sonno vuoto di sogni; a risvegliarlo fu il gracidare delle rane. Aveva le membra intorpidite per aver sonnecchiato nella posizione del loto: si stirò con discrezione, quasi temesse d’esser osservato, dopodiché sciolse le gambe e si tirò su in piedi. Le rane gracidavano e il Siddharta, per un momento, invidiò la loro ottusa placidità. Avvertiva i morsi della fame, ma inghiottì la vuotezza dello stomaco e concentrò il pensiero sull’intorno, sulla natura, sulle sue mille meraviglie nascoste. Avrebbe voluto scoprire quali animali si rifugiavano fra l’erba, in mezzo alle fronde cariche di foglie e frutti: non ci riuscì. Gli ci volle poco per comprendere che il suo cuore ancora batteva forte per Kamala, che la desiderava più di ogni altra cosa, più della santità che si era ripromesso di raggiungere.
Combattuto fra l’amore carnale e la santità, il Siddharta sollevò un “oh” di protesta quando avvertì d’esser stato punto da alcune zanzare. Il prurito lo distolse dai suoi pensieri, subito conducendolo in uno stato di irritazione. Suo malgrado sbottò: «Accidenti!». Prese poi a grattarsi nel vano tentativo di mitigare il prurito, che invece aumentò.

Le rane gracidavano tranquille, di tanto in tanto allungavano la lunga lingua e si beavano d’aver ghermito ora una mosca, ora delle zanzare. Per quanto allenate a divorare simili insetti, ce n’erano sempre troppi, più o meno liberi di godersi la vita.
Stanco di grattarsi, il Siddharta si fece dappresso al piccolo stagno: e si vide riflesso nello specchio d’acqua. Sua intenzione era di darsi sollievo con dell’acqua fresca, ma l’immagine che lo stagno gli restituì subito lo fece scoppiare in una grassa risata. Si vedeva e vedeva una specie di scimmia arrabbiata. Resosi conto che la sua immagine era a dir poco comica, la risata sincera subito ebbe l’effetto di ristorarlo, facendogli dimenticare il prurito: tanta inutile agitazione per delle zanzare che gli avevano succhiato una quantità minima di sangue, lasciandogli in ricordo un po’ di innocuo veleno.

Con sguardo amorevole salutò rane, mosche e zanzare e la nobile Luna, luminosa in mezzo alle stelle del cielo infinito.
Non più agitato, con passo lieve il Siddharta tornò sotto l’albero secolare, riprendendo la posizione del loto: che le zanzare gli succhiassero pure un po’ di sangue, lui aveva altro a cui dedicarsi. Chiuse gli occhi, raccolse lo spirito e lo fece volare al di sopra della luminosità della Luna.

Finito che ebbe di leggere, Hermann lasciò cadere la stilografica sui fogli appena vergati. Di certo non era il suo racconto migliore, però ogni parola gli pareva rilucesse d’una spiritualità che nel mondo si era persa da tempo.
Si alzò dallo scrittoio, accusando subito una forte stanchezza. Intuiva che presto il suo spirito sarebbe volato alto. Non glielo avevano detto che era vicina la fine, però lui lo sapeva lo stesso. Trasfusioni di sangue e iniezioni gli avevano forse allungato un po’ l’esistenza, e, a conti fatti, non era stata brutta la sua vita.
Sospirò.
«Diventare un uomo è un’arte», ricordò a sé stesso con un filo di voce, facendo sua, ancora una volta, la lezione di Novalis. Da giovane aveva scritto al padre che se non poteva amarlo che almeno gli prestasse i soldi per acquistare una pistola. Aveva pensato di suicidarsi e l’aveva pensato sul serio, e forse si sarebbe dato la morte se… Eugenie, la ragazza di cui si era innamorato scrivendole poesie su poesie, l’aveva rifiutato, e lui, troppo sensibile, aveva subito pensato che per lui la vita non avesse più alcun valore. Senza giri di parole, la bella Eugenie gli aveva spiegato che il suo era un amore folle e impossibile.
Una vertigine colse all’improvviso il vecchio lupo della steppa e quasi rischiò di farlo rovinare a terra.
Montagnola era un delizioso angolo di mondo dimenticato, così gli piaceva immaginare che fosse.
Aprì la portafinestra, respirando a fondo.
Agosto aveva appena consumato i suoi primi giorni, e il sole batteva forte sulla terrazza. Una luce calda e immensa lo avvolse immediatamente. Hermann non pensò più a niente che non fosse la grandezza di Dio.

IL MALE PEGGIORE (Storie di scrittori e di donne) – Iannozzi Giuseppe –Edizioni Il Foglio – Collana: Narrativa – Pagine 330 – ISBN 9788876067167 – Prezzo: 16,00 €



This post first appeared on Iannozzi Giuseppe – Scrittore E Giornalista | Ia, please read the originial post: here

Share the post

Hermann incontra la grandezza di Dio – racconto completo da “Il male peggiore. Storie di scrittori e di donne” di Iannozzi Giuseppe

×

Subscribe to Iannozzi Giuseppe – Scrittore E Giornalista | Ia

Get updates delivered right to your inbox!

Thank you for your subscription

×