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Lo rimandi al mittente (Ho smesso di leggere schifezze)

Lo rimandi al mittente

(Ho smesso di leggere schifezze)

a cura di Iannozzi Giuseppe

illustrazione di Riccardo Lenski

me ne sto buttato sul divano ad ascoltare Wagner e nell’intanto mi godo la compagnia di Heinrich Wilhelm von Kleist. fuori c’è il sole ma non ho voglia d’incontrare cessi d’umanità.
il citofono squilla. fingo di non essere in casa. squilla di nuovo. rovina l’armonia. comincia a prudermi il naso. quando vengo disturbato accade sempre. mi gratto la testa, facendo volare un po’ di forfora. dovrei tagliare barba e capelli, e lavarmi soprattutto. il citofono insiste.
alzandomi abbandono Kleist sul divano e rispondo al citofono.
“c’è un pacco.”
“chi lo manda?”
“c’è un pacco per lei Signor K.”, dice la voce dabbasso.
“chi lo manda? si può sapere, sì o no?”
“lo vuole il pacco?”
“il mittente, per cortesia, può dirmelo?”, insisto.
“non lo so… è pesante…”
“lo rimandi indietro.”
“le ho detto che è pesante…”
sbuffo. mi passo le zampe sulla faccia sporca di barba.
“d’accordo, d’accordo… vengo a vedere”, acconsento alla fine.
il postino è un ometto piccolo ed è vecchio, sulla via della pensione. regge un pacco quasi più grosso di lui.
“ce ne ha messo”, mi rimprovera. “questo è suo…”
“mi faccia vedere il mittente…”

“perché?”
“perché e perché! non aspetto pacchi, ecco perché…”
“ho la schiena a pezzi”, e così dicendo, quasi me lo sbatte sui piedi il dannato.
il mittente. non m’interessa altro.
assesto un calcio al pacco. è pesante davvero. mi chino dunque per leggere chi me lo manda. leggo.
“lo riporti indietro, non m’interessa.”
il vecchio postino s’imporpora di rabbia: “è pesante, dannazione.”
“facciamo così allora, lo sbattiamo nel cassonetto e lei scrive che il destinatario ecc. ecc.”
“non si può fare!”
“allora temo che dovrà portarsi via ‘sto diavolo di peso inutile.”
il postino finge di pensarci su. poi, a bruciapelo, vuole sapere: “perché non lo vuole?”
“per via del mittente.”
“che c’ha che non va?”
“mi mandano libri che non amo.”
lui non capisce.
“libri brutti di gente ancor più brutta. tutti vorrebbero un mio parere, ma io ho smesso di leggere schifezze. loro però insistono.”
lui continua a non capire.
“vorrebbero che leggessi tutta questa robaccia, capisce? lei lo farebbe al mio posto?”
“non lo so… dipende! a me non piace leggere, però se mi pagano bene…”
“qui non paga un cazzo nessuno.”
il postino annuisce.
“che vuole fare? lo porta via o lo buttiamo ecc. ecc.”
“la schiena mi fa male. sono buono per la pensione. qualche mese ancora…”
“beato lei. sarei dovuto stare alle Poste anch’io invece di…”
“è dura”, fa lui.
“sì, sì, lo immagino. però lo stipendio fisso c’è.”
lui non ribatte.
raccogliamo il pacco da terra e lo cacciamo nella bocca ingorda del primo cassonetto a disposizione.
gli sgancio qualche spicciolo che ho in tasca e saluto il vecchio augurandogli buona fortuna, poi torno su.
tutta ‘sta storia mi ha messo di malumore. spengo Wagner e dimentico Kleist.
mi metto seduto davanti alla macchina per scrivere. il foglio rimane bianco per una buona mezz’ora.
alla fine mi alzo per andare a pisciare e per un lavoretto di mano ecc. ecc.

Bukowski, racconta! – a cura di Giuseppe Iannozzi –  Il Foglio letterario – pagine: 190 – ISBN 9788876066177 – prezzo: € 14,00



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