Non si può scrivere per sempre
ANTOLOGIA VOL. 232
Iannozzi Giuseppe
OCCHI BAMBINI
Se non avete perso
gli occhi nei suoi occhi bambini
non potrete capire mai
la bellezza del cielo infinito
I TUOI PASSI
Quando mi dirai “Hai dimenticato
la data, la più importante”,
ti risponderò ch’ero preso
in qualcosa più grande di me
In molti ci hanno provato
a stare al passo della tua bellezza,
e tutti hanno ammesso la sconfitta
a testa bassa; così quando mi dirai
di far le valigie,
ti guarderò negli occhi piangenti
dicendoti “Ho perso me stesso
per ritrovarmi nei tuoi passi,
ed ho capito”
GETTARE LA SPUGNA
gettare la spugna
pria che sia morte,
emorragia cerebrale,
eterno crepuscolo
affacciato sull’abisso
dell’oblio
tentare di far fuori
volo di mosche
a pugni chiusi,
barcollante ubriaco,
scimmiesco persino
all’ombra sul ring
schiacciata
gettare la spugna
e morire comunque
RICORDO ZOPPO
Qualche fiore secco in tasca
e qualche spartito musicale sgualcito,
e il mio violino zoppo su una corda:
te l’avevo detto che avevo ben poco
Non mi hai creduto quando i petali
che in estate avevo raccolto,
li ho persi nel vento della Piazza Rossa
Non mi guarderò indietro,
crollano i palazzi e i muri
e io voglio di più
E io voglio qualcosa di più,
non queste tristi
poche copeche fra le mani
mentre mi penetra le ossa il freddo
Angela, chiudi la porta!
Fa freddo,
più di quanto osi immaginare,
e sempre qualcuno busserà
dicendoti sono io il migliore;
tu non gli credere
quando fra lingue di fuoco
e fumo vedrai il ricordo
che alimenti a mia immagine
e somiglianza
Non mi guarderò indietro
Tutto crolla,
la vita giusto un soffio
Lo sapevi che avevo poco da offrirti
Ti dico, chiudi la porta
Ti dico, apri il cuore alla vita
con un ricordo che sia sincero
Non fare come me
che lontano vado di città in città
Non fare il mio ricordo zoppo
più di quanto non lo sia già
GENOVA L’ANARCHICA
Non so dove sia quell’uomo
che dieci anni or sono si fece marinaio,
portando per i sette mari le sue piume
d’angelo e di struzzo, cantando
a squarciagola in cambusa col cuoco,
ridendo delle gambe pelose
dei compagni mezzo nudi nei lor letti
Si dice abbia scritto poesie per i gabbiani
E qui a Genova gli anarchici li pestano
proprio come ieri quando lui prese il largo;
i cuori teneri finiscono quasi sempre male,
impiccati, sottoterra o all’ospedale
SIGNORE, PROTEGGI LA MIA COLOMBA
Tutti i miei sogni.
tutti, con timidezza e amorosità,
a te li portai
Per te solamente, amor mio bello,
ho cantato e ho cantato a lungo
Dio ti benedica!
Non ho paura,
non nutro speranza alcuna
In questi giorni di pioggia
sorridi triste agli angeli,
e le lacrime mie
scavano e lavano le strade
E di nuovo giunto è
il tempo di vivere
E di nuovo ho bisogno di tutto
e di nuovo di niente ho bisogno
Ho cercato di stare al tuo passo,
ma un buffone ero, solo questo
Dio ti benedica!
Nelle mie tasche un centesimo appena,
ma sul tavolo tutte le mie poesie gettai
Dio benedica il mio amore,
la tenera mia piccola colomba
Non posso, o non so pregare
Dio benedica il blues
perché in pace riposa una croce nel mio occhio destro
mentre la polvere in quello di vetro distrugge il mondo
Nei tempi che furono l’amore
fra un uomo e una donna contava più del pane,
ma ero io un imbroglio e un buffone,
un bastardo ai tuoi piedi
Però mai fui fascista, mai comunista,
e mai una bandiera o una religione sostenni
Dio benedica il blues!
Senza un sussurro domani il morire
perché un uomo libero sono, libero!
Non credo in te,
non credo davvero che lassù e vero sia tu,
ma ti prego, in questa landa sì crudele,
Signore, proteggi l’innocente mia colomba
KEROUAC
Colpo basso
Alto
il tasso alcolico
Non hai idea
di come ci si sente
senza il pallido
affogato
volto di luna
Per due righe
che scrivo
perdo
una vita intera
Così sol ti chiedo
di non tornare
a bussare
alla mia porta:
sono occupato a sprecarmi
su i tasti danzanti olivetti
La mia donna
ha lasciato l’impronta
sul letto disfatto
Non ho tempo
per questo,
per questo terremoto!
Lasciami
come mi hai trovato,
un livido
– perfetto postumo
perso
nell’eternità dorata
MI CHIEDO PERCHÉ
Io ancor mi chiedo perché
nella nebbia ti confini
invece d’abbracciare
il mio orizzonte,
di darmi un bacio in fronte
SCOPRIRAI
E all’alba scoprirai
che non è lontano
il tramonto
dentro agli occhi miei
CON LE UNGHIE
Con le unghie
il cielo graffiamo,
sempre impunemente
FINITO IL TEMPO DEI BACI
Finito il tempo dei baci
e degli addii
rimane sul palmo
della mano la sabbia
del tempo perso
che non sa consolarsi
in pianto
VIOLENTA LA FRANA
violenta la frana
finalmente
seppellisce
il poeta
dal sorriso felice
giù a valle
TROPPO VECCHIO PER GIOCARE
Troppo vecchio
per giocare ancora
ai cowboy contro gl’indiani
Con questo cuore
che batte male in petto
posso sol sperare
di salvare il cavallo
e la sua sella
Con questa pallottola
conficcata fra le scapole
ti sorriderò dovunque
domani io andrò,
all’Inferno
o sottoterra e basta
PERDONAMI
Perdonami, amore,
non si può scrivere per sempre
Prima o poi tocca a ogni mortale
di rovesciare il calamaio,
di mandar tutto al diavolo
Il disgusto che suscito agli Dèi
non è diminuito né cambiato
in tutti questi anni persi
tra un panino al prosciutto
e la Gerusalemme liberata
AI PIEDI DELLA PIETÀ
Non chiedete niente,
son già io mendicante
ai piedi della Pietà
con martello e scalpello
VIZIO E GIOIA NELL’ANIMA
Nacqui scimmia,
vizio e gioia nell’anima;
ma natura volle
che non fossi bello,
né biondo e riccio come Gesù
PROMESSE
puttane le promesse
sotto la luna espresse
IL RAGLIO DEGLI ASINI
Se sol potessero immaginare
quelli con l’occhio allo spioncino
d’esser a loro volta inculati!
Mai chieder agli asini
sforzo di fantasia,
talento gli è stato negato
già in tenera età;
così sempre
si leva alto
dell’ignoranza il raglio
FORFORA
di forfora il pensiero
eiaculato dal coglione
avesse avuto un pidocchio
dalla sua parte
più dolce forse
gli sarebbe stata la morte
canzone di morte
ed ora dimmi
con chi cammini
e chi ti sta accanto
dimmi
se c’è qualcuno
che ti ama
come ti amavo io
e sì lo so
non ero speciale
meno d’un niente
ma almeno ero
forse uno zero
ma ero
un egoismo e un fiato caldo
un petto da prendere a botte
da prendere a botte
eh sì
se avessi dovuto scegliere
amar te solamente
che non mi amavi mai
avrei scelto sicuramente
d’amare te infinitamente
sicuro delle conseguenze
dici che è niente
e forse hai anche ragione
possiamo fare quel che vogliamo cioè poco
e il resto quando c’è chissà come e perché
e lo so che non la ascolterai
no che non la ascolterai
questa mia canzone
come mai hai ascoltato le mie parole
…le mie parole così care
foglie al vento
timidi ritagli di cielo
no che non la ascolterai
questa mia canzone
ma per sempre gli occhi tuoi
prigione dentro ai miei
dentro ai miei
dentro ai miei…
UN ALTRO AMORE
Cercherò un altro amore?
Sono rimasto in attesa
fiutando la notte,
contenendo la mia rabbia,
ignorando dei lupi affamati
gli ululati
Non sei da me tornata
Come quella d’un monaco
ho rasato la testa mia canuta
Mi guardo allo specchio,
mi dico che sono a posto
Per adesso
non ho bisogno di altro
Mi lascio l’odio alle spalle
col suo bagaglio di sbagli
Ti lascio la mia penna d’oca
e l’inchiostro blu, il flauto di legno
che non ho mai imparato a suonare,
e la mia collezione di farfalle
Adesso no, adesso no
Domani, forse, cercherò
un altro sole
Domani, forse, cercherò
di far battere forte ancora…
il cuore, il cuore
AIUTAMI E SPARAMI
Aiutami e sparami
E non dire una parola
Tu la sai la verità,
la vita mia giusto un crimine
e per questo così divertente
Ma oramai al termine il tempo
VIOLA
Viola, da un po’
non ascolto la tua voce
Col fiato
sul vetro della finestra
ti ho disegnata,
e in silenzio ti ho baciata
SOGNARE L’INDEFINITO
Sognare l’indefinito,
l’Infinito
nella nebbia
conchiuso
mentre tu dentro
urli piangi ridi
sperando sia fantastico
ogni momento
del domani,
sparando
ai giorni zoppi
di ieri,
abbracciando
quelli pazzi
di oggi
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