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Rubo la marmellata con la scusa d’esser ebreo

Rubo la marmellata con la scusa d’esser ebreo

ANTOLOGIA VOL. 195

Iannozzi Giuseppe

ISABELLA

a Isabella Difronzo

Il ciuffo, il ciuffo tuo biondo,
quello è sempre più ribelle,
e non sono io bravo
a fare battute
che facciano ridere
o riflettere un poco
E non sono neanche
più buono a scrivere poesie,
con o senza un senso

Ho provato a buttar giù
una lacrima o due di profumo
per montarmi la testa,
ma solo ho dato fondo ai pochi spicci
che m’erano rimasti in saccoccia,
e lo Chanel n. 5 al Greenwich Village
non lo considerano affatto
un fatto di cultura,
non lo trovi sottobanco

La tentazione sarebbe una,
quella di cantarti una canzone
tentando d’esser gaio
come un cantante della Motown,
ma se lo facessi nutro tema
che finirei male, come Woody Allen
che cerca di rubare la marmellata
con la scusa d’essere ebreo
e d’aver tanto sofferto in gioventù
E tu lo sai che sono
claustrofobico e ipocondriaco:
in un’Aula di Tribunale,
poco ma sicuro, ci morirei
E sai bene anche
che per far poesia
non basta andare a capo
e poi dichiarare al mondo
“Questi sono miei, versi miei,
e i rutti, pure quelli, sì!”

Rose in dono non posso,
sei sposata giù da un bel po’,
e di farmi scassinare il naso
da quel gorilla di tuo marito
non se ne parla proprio

Non vedo che una soluzione,
darmela a gambe levate;
sono in ritardo pazzesco,
ho dimenticato il giorno esatto
del tuo compleanno,
e adesso rischio pure di perdere
il pullman per il Messico,
la mia sola speranza di salvezza!

POESIA E TROMBA D’ORO

Nessuna nuova,
si sta
e basta.
In cielo aerei volano,
io non li vedo bene
però lì sento
mentre bucano
nuvole un po’ così e così
Sotto i miei piedi
pochi,
davvero pochi
vermi,
e tutti, al meglio
delle loro striscianti possibilità,
si coprono il muso

La tromba d’oro di Chet
tiene compagnia ad Allen,
ed è qualcosa che sa
di poesia jazz e blues
Dirai che non è
una poesia d’amore
Ti dirò che entrambi
amarono il loro buco di culo,
e tu non saprai
che rispondere,
& forse penserai
“Ha dato
finché ha potuto,
così adesso ha dato
di matto e di brutto”
Hai mai visto
Allen piangere Neal?
Hai mai pianto
per Chet volato giù
suicida?

Nessuna nuova
Si sta,
e la notte sa
d’essere profonda
e vuota di promesse

SCOMPOSTA NUDITÀ

non provarci e riprovarci
per dar credito
a una corda in cielo appesa;
a uno a uno piano
cadono i veli mostrando
scomposta nudità
d’un dio dal positivo
e dal negativo lontano
– verità al di là del sogno,
semplice segno di sconfitta

gettare la spugna

gettare la spugna
pria che sia morte,
emorragia cerebrale,
eterno crepuscolo
affacciato sull’abisso
dell’oblio

tentare di far fuori
volo di mosche
a pugni chiusi,
barcollante ubriaco,
scimmiesco persino
all’ombra sul ring
schiacciata

gettare la spugna
e morire comunque

come aquila

… e dare e ancora dare,
dare ogni giorno
come se fosse l’ultimo,
e le impronte digitali cancellare
dalle pagine inchiostrate;
e alla fine scoprire
che non una parola
è rimasta
nel significato intatta;
sanno bene Loro
il danno comandato,
ma non gli sta a cuore
lo sforzo e quanto
alla mano è costato,
e nemmeno
la sopraggiunta pazzia
in un universo confuso
ai più recluso

gran daffare
per l’avanzo d’un niente

e poco o niente il dormire,
come quello dell’aquila

DAL PARADISO

a Viola Corallo

Rubai dalle tue labbra
il nettare d’un bacio;
e tu subito bruciasti la mia guancia
con uno schiaffo di vera forza
Con occhi dolenti e voce soffocata
spiegasti alla mia ignoranza
che dovevo imparare ad amare
il dolore di Gesù prima di rubare
dal Paradiso di Dio

Non ho imparato ancora niente,
ma adoro ogni rimprovero
che il silenzio mi reca,
immaginandoti con la faccia vergine
adagiata sul freddo vetro
della tua finestra cieca su di me

A UN SOMARO

Le carni tue ora frolle
fonte di giovinezza
più non conosceranno:
solamente la pazzia
ti resterà accanto;
con la gelida sua mano
ti carezzerà la fronte di sudore
per ricordarti che l’arte
non l’hai messa da parte,
Somaro

NON TI PREOCCUPARE, CAPIRAI

Non ti preoccupare, un giorno capirai
che han gli uomini tasche fonde
piene di sale, più spesso di sporchi avanzi
rubati a chi lungo disteso morente
senza manco più un fiato nei polmoni,
ma soltanto immensa paura
nello sguardo sull’incognito dilatato

Non ti preoccupare, domani saprai
che fanno in fretta i volti amati
a diventar grigi teschi tutti uguali
e tutti sconosciuti a chi li incontra
sulla sua via in cerca di nessuno
in particolare

IO LO SAPEVO

Io lo sapevo sin dall’inizio
che alla fine ti saresti dimenticata
di chi t’ha amata, di chi ancora non osa
accettar la verità che tu oramai andata
per un altro amore, lontano lontano

Io lo sapevo sin dall’inizio
che la fine inizia dall’inizio
con la promessa in un “per sempre!”

Così crudele
e logica la realtà
Eppur ha da rimanere
incastrata là dove da un’eternità
riposa il pomo d’Adamo,
costretto da poca o tanta saliva,
per tutta la vita,
a un utile quanto noioso su e giù

FUMETTI DI RESPIRI CONTRATTI

Seguendo fumetti
di respiri contratti
nell’aria dispersi
son venuto a cercare te
avvolto in una sciarpa
imbattendomi nel falso io
che strozza ogni uomo
che amando si crede un dio

CREDERE

L’ho raccolto
L’ho bevuto
Era un bacio
venuto giù
dal cielo,
uguale
a un miracolo
da sempre
aspettato
– sospettato

Busso ancora
alla tua porta:
mi tolgo
il cappello,
sorrido
come si conviene
Attendo
inutilmente
una risposta,
uno spiraglio
di luce
che spazzi via
il buio
che mi riempie
gli occhi

Ti lascio
una rosa
sull’uscio:
e continuo
ad attendere
perché
così m’hanno
abituato
a credere
nell’amore

DI TUTTO L’AMOR SOFFERTO

Di tutto l’amor sofferto
sol più rimane un’ombra appesa
al filo dei pensieri
come una cosa sconcia,
un burattino decapitato
che non ha né mani né piedi

Di tutto l’amor offerto
rimane poco nulla:
le tue labbra sono già su altre
a respirare desiderio in scioltezza;
a me resta la confusione in testa,
la povertà meschina di saperti
lontana via, non più mia

RAGAZZINA BELLA

Come sempre, in quest’alba rosata e delicata
che non mi sei accanto, canto il tuo incanto;
ed è già il tramonto, divino più d’ogni parola
che potrei mai donarti, ragazzina bella

Sospiro, sospiro lungamente:
la pelle tua, calda e soffice l’immagino

Sicuramente,
sicuramente starai già dormendo,
dell’ardor mio sì tanto umano ignara

ARIANNA

Non va, non va non meglio
Tutti quelli che abbiamo amato
morti impiccati
con le loro stesse budella
La casa di Gesù dove ci riparavamo
dalla pioggia non c’è oggi più,
non c’è più

Come potevamo immaginare
che sarebbe accaduto tanto presto?
E’ stato un attimo
perché il corpo prendesse il volo
dalla finestra
A testa in giù cerchiamo di capire
perché è successo, perché il cervello era
più rosso che grigio
una volta fuori dal gioiello della testa

Il cappotto rattoppato,
la candela alla fine,
il sale sparso sul pavimento
C’erano tutti i segni
sotto i nostri occhi vampiri per capire
Avevamo altro per la testa
Non si fa più in tempo
a tornare indietro; non va,
non va meglio, dobbiamo però
scopare via i vetri rimasti,
stare attenti alle schegge

Arianna, sei tu, sei ancora tu?
Sei sempre tu che occupi il telefono?
Qui va tutto per il peggio, viviamo
incastrati in un attacco di panico
Tutti quelli che abbiamo amato
morti impiccati
con le loro stesse budella;
ed è così brutto vivere in completa solitudine
Così brutto, questo lo puoi capire…

BELLA FANCIULLA

E chi sei tu, Bella Fanciulla?
Nel petroso mio camposanto
con nudo piè leggero hai portato
l’estremo odore della tua beltà
e tutto il dolore dell’amore
che a zonzo, senza più la ragione,
se ne va. Tu, chi sei tu?

Due monete d’oro sui miei occhi.
Non ti sentir offesa, ma ti chiedo
se potresti metter ora a nudo
la vista mia che per mille e mille anni
ha dormito: son qui da prima
che gli uomini uccidessero gli dèi,
Bella Fanciulla.

Ti ho aspettata a lungo,
non puoi immaginare.
Ti ho aspettata
a tutto il mondo alieno.

CORPI ESPOSTI

Buono, cattivo
Nessuna la differenza
Nessuna sofferenza
se di Troia le mura cedono,
se il cieco vate racconta
il falso o il vero, l’inganno
che ugual torto muove
a chi in piedi o disteso

Domani
di altri saranno i corpi esposti
e nella tortura della polvere trascinati

AMANTE MIA

Avanti, avanti Amante mia
Getto la maschera di gesso
Da tempo s’è fatto il gioco
quello d’un delinquente,
pesante nonostante la leggerezza d’angelo
dell’anima tua che alla mia s’accosta
per insegnarmi del dì la luce fra cieli
che si perdono dall’Irlanda al Canada

Avanti, avanti Amante mia
Questo dì si è appena sposato
a un ricamo di bianche nuvole
che mi lasciano senza fiato
– che mi lasciano supporre
la profonda bellezza delle tua gamba
prigioniera d’una giarrettiera

Non ho soldi in tasca
e nemmeno illusioni da sbandierare
per farne grido di rivoluzione
tra i fischi dei treni giù in stazione
Batte però forte il cuore, e ho sogni,
sogni che nel tuo sguardo
mi nascono al mattino
e che mai muoiono
alla sera negli occhi tuoi

Amante mia, sol ti chiedo
di non lasciarmi
Non tengo il coraggio
di restar fermo
tra gli arrivi e le partenze,
in ginocchio pregando il cielo
che cambi in meglio la vita mia
Impossibile cambiarla
perché tutto quello,
tutto quello che di bello ho
l’ho da te imparato

Avanti, avanti Amante mia
In questo dì che si spande all’infinito
– una volta per tutte – asciuga le lacrime
e diglielo a quelli che di te si prendono gioco
che lui che t’ama non ti lascerà per un’altra
né oggi né domani,
né quando l’eternità sarà su noi
Avanti, diglielo a quei brutti ceffi
– che le mutile loro arpe più non accordano –
che la musica dell’amore per sempre dura
quando un uomo e una donna
le loro mani legano

Avanti, Amante mia
Getto la maschera di gesso
Asciuga le lacrime e reggimi la mano
Non abbiamo bisogno d’altro che di noi
… che di noi



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