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Mi ricordo di te, ma non m’incanta la bellezza

Mi ricordo di te, ma non m’incanta la bellezza

ANTOLOGIA VOL. 180

Iannozzi Giuseppe

RONDINI AL CIMITERO

Di rondini
che i cieli solcano
tante,
e tutte muoiono
pria che possano
sfiorare
il passo dell’ombra mia
proiettata
sul freddo marmo
di questo cimitero
di avelli tutti uguali

Primavera
resiste qui
giusto un lampo
e nemmeno quello;
si tornerà allora
a scavare
nell’algida terra
per seppellire
bene in profondità
della caducità
il residuo calore

MI RICORDO DI TE

Mi ricordo di te
Dei tuoi occhi
così abbandonati
nei miei
ma così abbottonati
ogni volta
che ti chiedevo
qualcosa in più
Ricordo
che dicevi
che gli amori
sono rondini
che muoiono
su i loro rami
Ricordo
quando sbattesti
la porta in faccia
a me e al destino
Ricordo
ogni cosa
Ricordo
ogni lacrima e sorriso
Ricordo l’epitaffio
che il poeta scrisse
sul nostro amore
troppo giovane
troppo maturo
Tutto questo ricordo
e non me ne faccio
una ragione
anche se questo inverno
– lo devo ammettere –
rompe forte
il culo ai passeri

BLAKE

Nell’estasi dell’amplesso
Morte venne sì,
miagolò piano piano
perché tu non la potessi sentire
Sì, ti prese con sé;
e poi lontano, in un altro mondo
dove l’unica gioia
quella dell’eterno pianto
E in bocca tutta la poesia di Blake

IL MIO PRIMO GATTINO

Gratta il pancino al gattino
Ha bisogno di coccole, di tante coccole
anche se non te lo dice chiaramente

Gratta, gratta il pancino
a questo bel micino

Forse ti graffierà, forse miagolerà
Sarà in ogni caso un piacere
avere anche solo per un momento
questo batuffolino di tenerezza fra le mani
e sentir che la vita sua piccina è in tuo potere

Grattagli il pancino per benino
Nascondilo poi in un bel posticino
dove possa riposar tranquillo
e sentir l’odore buono d’una ragazza in fiore

Un po’ di latte lo calmerà, forse sì
Un po’ di bontà forse lo domerà
Questo bel micino un po’ fuori di melone
si crede un tigrotto, è sempre a caccia di passerotti
Ma un po’ di latte caldo e un posticino sicuro
forse, forse sì, lo addormenterà

A ben guardare chiede solo un po’ d’amore
Non gli va giù d’esser stato dimenticato
sul tetto solo soletto senza una gattina

Dall’Epica sedotto e presto abbandonato,
proprio non gli è andato giù
che lassù c’è uno grande ma grande assai
che un nome – per Dio! – ce l’ha… Gesù

Anima e coraggio, ragazza mia bella!
Grattatagli il pancino, dàgli qualcosa
per cui valga la pena
di non pensar alle passate pene

Gratta il pancino al gattino
Gratta il pancino al micino
Forse graffierà, forse no
Nemmeno Dio lo sa
Val la pena comunque, così piccolo…
così piccolino, non fa tenerezza anche a te?

Qui, vieni qui bel gattino
Miaooo… miaooo… miaooo…
Qui, bel micetto! Qui, bel tigrottino!

GATTO NERO

Qui non piove, non nevica,
qui ci si fa del male
nel fondo degli occhi d’un gatto nero
che scivola sopra aride pozzanghere
miagolando forte
mentre un brivido si mischia al sudore

Qui si muore
pria che s’abbia tempo di capire
che il sangue nelle vene congelato

TRADITO

E le stelle in cielo nascoste
dalla luce del primo giorno,
per svegliarti
agli occhi dell’ultimo amore

Perché da un angelo salvato
e da lui medesimo tradito

Ma ancor è tutto e niente,
regna qui calma apparente

LA MIA VERGINE

Sei la mia vergine
La dolce creatura
che invade ogni silenzio
Che prende ogni sogno
E io un bianco unicorno
che nel tuo abbraccio
felice sospirerà

AMATA MORTE

A qualcun altro
mandali quei tuoi baci,
tremendi assegni a vuoto
che fanno però sempre centro
nella rabbia
che mi scuce gli occhi
dall’Amata Morte

UNA LACRIMA, UNA BARA

Ti lascio una sola lacrima
addormentata in una bara,
quel piccolo Gesù
che m’albergava nel cuore
quando eri tu a scomporre
le trame delle gioie mie
per farle tue

Sol ti lascio questo Addio
d’infinito silenzio
perché Vergine Libertà
possa tu desiderare al di là
del mio sporco ricordo
– che mai più ti tormenterà
l’anima o le labbra

UGUALE A DIO

Hai visto, la tristezza ci passava accanto
Andavamo noi avanti sul filo del rasoio,
a tutti sconosciuti, uguali a dio
Hai detto che dovevo mettere il dito
sul grilletto e bang, se volevo affetto
E’ bastato meno d’un minuto
e un povero cristo è caduto vicino a noi
senza batter ciglio – così uguali a dio

Non pensavi potessi essere così indifeso
Hai stretto il mio cranio sul tuo petto,
pregavo che mi soffocassi nel battito
del tuo cuore così calmo – un’onda
dal mare sul filo della notte senza luna

Non sono mai stato bravo a ingannare
i tuoi occhi con i miei giochi di specchi
C’è voluto un niente per rompere l’incanto
Lo sapevamo che dovevamo andare avanti,
ci siamo spinti fino a finire le pallottole
E’ per questo che siamo così soli, è per questo?

E’ per questo che ci guardiamo intorno?
Sei venuta da me nel momento del bisogno
quando avevo abbandonato ogni sogno
C’era un prezzo da pagare, uguali a dio
E’ per questo che siamo così soli, è per questo?

Hai raccolto la mia mano, i miei giochi di specchi
non hanno accecato la tua anima bella e crudele
Mi hai scavato a fondo nelle tasche dei segreti
Tutto era scritto da prima che nascessi,
e dietro a noi i passi sulla sabbia immortalati

Hai visto, la tristezza ci passava accanto!
Hai visto, la tristezza ci passava accanto,
suonava il suo vecchio violino scordato
E’ l’ultimo, è l’ultimo, lo hai ripetuto cento volte

Non pensavi potessi essere così indifeso
Hai stretto il mio cranio sul tuo petto
Hai poi spinto il mio indice per il passo in avanti
Mi sei rimasta accanto, mi sei rimasta accanto
fino alla fine, hai mantenuto la promessa

Ho visto, la tristezza mi cammina accanto
Vado avanti sul filo del rasoio, uguale a dio

La tristezza, la tristezza mi cammina accanto
Vado avanti sul filo del rasoio, uguale a dio

La tristezza, la tristezza mi cammina accanto
Vado avanti sul filo del rasoio, uguale a dio

I TUOI PASSI

Quando mi dirai “hai dimenticato
la data, la più importante”,
ti risponderò ch’ero preso
in qualcosa più grande di me

In molti ci hanno provato
a stare al passo della tua bellezza,
e tutti hanno ammesso la sconfitta
a testa bassa; così quando mi dirai
di far le valigie,
ti guarderò negli occhi piangenti
dicendoti “ho perso me stesso
per ritrovarmi nei tuoi passi,
ed ho capito”

DICO ADDIO

Dico Addio all’idiozia dell’Io,
a quel cieco dio che mi dice suo
Dico addio al mendico,
al sottoposto, al poeta,
a quel coglione che coglieva
e coglieva bene, per disprezzo
qualche volta, di palo in frasca
Dico addio al poco che fu mio,
all’idea malata di far piangere
sputando fumo negli occhi
come asino a briglia sciolta
ma sempre confuso fra i ragli
dei tanti

Brucia ancora l’alba sulla pelle
e non cessa del vento il fischio,
mi sia così concesso
di non passare per fesso
perché buono o giù di lì
Anch’io ne ho piene le palle
di dare a tutti o a nessuno,
ottenendo in cambio
la sopportazione altrui
ché poi sì, verrà l’occasione
di tornare utile
– d’esser preso per il culo

Dico addio agli obblighi,
ai favori, alle stupide convinzioni
di maniaci, critici e religioni
Dico addio a chi è partito
per finire nell’abbraccio d’un Partito
Dico addio a voi pressappochisti
che in tasca una scusa da due soldi
sempre ce l’avete
Addio alle vostre facce sui giornali,
in tivù e in qualche orinale
Addio alle preghiere di voi buffoni
che vi credete Uno e Trino
Addio al vostro criptorchidismo,
a voi che salite e scendete
facendo d’ogni cosa incubi e sofismi

Addio a voi,
alle vostre incazzature
senza sbavature

Addio sì, addio a voi
Mai vi è passato per la mente
che c’è anche chi non mente

SUL TUO VOLTO IL SUO ADDIO

Dedicò il sole al tramonto un bacio
al tuo bel volto sconvolto, arrossato

Piano ti tremavano le labbra,
incapaci di dire, di baciare
chi ti stava lasciando,
reggendo delle tue mani il calore
nelle sue sempre più fredde
Buon Dio, avevi tu lacrime sì silenti;
e dicevano gli occhi più di quanto
il cuore avrebbe potuto sopportare

E allora sfiorarono le dita
quei rivoli amari sulle gote;
sui polpastrelli il sapore loro
subito alla bocca di lui
che sì, lo capiva bene quanto
e quanto eri stata tu importante
E il crepuscolo già sfumava in buio
totale e assoluto, cosi che dell’amato
sol ti rimase l’ombra sua fugace
lavata in un niente, da onde su onde
a morir sulla sabbia,
sulla sabbia di sole ancor calda

PARIGI, BUDDHA E BOLLE DI SAPONE

Io ti dicevo la Risata del Buddha
Tu mi facevi le Bolle di Sapone
E nell’aria c’era jazz e ancora jazz

Scendevano lungo gli Champs-Elysées
brune foglie d’autunno e gocce di pioggia
Avevi gli occhi presi in un debole rosso,
fra l’orizzonte davanti e l’idea bambina
che l’indomani m’avresti fatto la sorpresa
Pensavo ch’era il caso di fermare un taxi,
e in un momento lasciasti cadere il capo
sulla mia spalla

Io ti dicevo del Ghigno di Stalin
Tu mi mostravi la lingua e volevi un bacio
Nell’aria c’era sentore del tuo profumo;
nuvole gravide si stendevano sul Louvre
abortendo acqua in gran quantità
Uno strillone costretto sul bordo della strada
gridava e gridava ch’era Tempo di Libertà

Cadeva piano la rimbaudiana notte sul debole rossore
abbandonato sulla linea d’un piovigginoso occaso
Eco di bronzo correva di orecchio in orecchio,
rivi di pioggia serpeggiavano verso i tombini
Scendevamo lungo gli Champs-Elysées

La pioggia accecava l’occhio dei tombini
Dio, era proprio così, colpevoli e innocenti  noi
La tua testa adagiata sulla mia spalla
Dio, era proprio così, colpevoli di vivere,
colpevoli di vivere solo per pochi momenti

Al mattino una lama di luce penetrò gli scuri
Tagliò di netto le cispe dai miei occhi,
buttandomi giù dal letto: ero di panico
– un corvo nero mezzo spennato, quasi andato
Qualcuno dabbasso chiedeva più pane,
e fu allora che realizzai d’esser rimasto da solo

Nell’aria c’è jazz e profumo di whisky
Nell’aria c’è il peso della sorte, c’è jazz
C’è debolezza e lieve profumo di sapone

hiroshima

un’altra chiamata caduta nel vuoto
hiroshima brucia ancora
da berlino notizie poco favorevoli
ma in cielo nubi meravigliose oscurano il sole
forse non hai davvero bisogno d’altro
forse hai dimenticato di farti forza
di tirare la coda al gatto e dar di matto

cadi e ti rialzi
accendi una sigaretta dopo l’altra
e non è poi così difficile capire
niente è andato per il verso giusto

ROSE ROSSE

Rose, tante Rose rosse per te
Rose, solo rose meritano le rose
Queste rose sulle tue gote
Queste rose rosse per te
Per te rosse, per te rose
di spine, di petali
Rosse di vita, rosse di gioia
Rose di nostalgia quando vai via
Rosse rose, rose rosse, sempre rose
Rose su ogni stilla di miele
che dalla tua bocca alla mia
Rose, rose colte per te
che arrossisci da una vita intera
Quante e quante rose, Bella Mia

NESSUN INCANTO

Non mi incanta la bellezza, non mi incantano le parole e nemmeno le ombre che all’alba e al tramonto certe donne proiettano sulle sponde dell’anima mia. Non mi incantano le sgrammaticature dell’amore.



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