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Distinguere la luna dal sole

Distinguere la luna dal sole

ANTOLOGIA VOL. 162

Iannozzi Giuseppe

PIANO DI JAZZ

pagina dopo pagina
ti leggo un brano
tu ascolti in silenzio
il mio silenzio fra le righe
allunghi una mano
per una carezza soltanto
rimango deluso un po’
non te lo faccio capire
riprendo a leggere
la voce tu la senti che
brano dopo brano trema
i tuoi occhi su me mi sbranano
– come su un piano di jazz
così noi

mi cade il libro
tu dici con gli occhi
non lo raccolgo
prendo la tua mano nella mia
tu abbassi gli occhi sul libro aperto
che sul freddo pavimento riposa
un filo di vento entra
sconvolge le pagine e le apre tutte
tu liberi un sospiro in aria
continuo io a tenerti la mano
mi uccidi: “che uomo sei?”
mi ascolti
ascolti in silenzio il mio silenzio
uguale a enigmatico bacio

– come su un piano di jazz
siamo diavoli tra tasti neri neri
e bianchi bianchi; e la pioggia
che picchietta forte sul tetto –

cadiamo cadiamo cadiamo
nelle pagine

CANTANO GLI UOMINI LE DONNE

Cantano gli uomini le donne,
un po’ teneri un po’ bastardi,
crudeli con passione
ogni volta che la luna storta
gli fa danno

Cantano gli uomini le solitudini
quando cala piano la luna
nel grembo della sera:
nel pagliaio disfatto smaniosi cercano
una femmina, che un poco li consoli,
recando a lei in dono fiori e dolori

Cantano, a squarciagola cantano
quanto son crudeli,
e quanto le donne belle,
fatali per il più navigato dei poeti

Cantano per gelosia,
talvolta per nostalgia
d’una casa e d’un focolare
dove la notte riparare

E cantano, cantano,
ubriachi o no

Cantano, di Tutto stanchi cantano
per i passi fatti e subito perduti

SE M’INNAMORO

Se m’innamoro
e vado a fondo
non significa
che il mondo
domani sarà
più profondo
del mio amore
dato alle ortiche

SE MI LASCI A BOCCA VUOTA

Se non me lo dimostri
che mi ami veramente
Se mi lasci a bocca vuota
senza che sia il tuo bacio
a soffocarmi per sempre,
questo amore allora, Bella mia,
questo amore nasce invalido
e vive e muore in un momento

SOGNI IN FONDO AL MARE

E tentò d’affogare
i dolori nel profondo del mare,
e forse, a modo suo, ci riuscì
Fin oltre l’orizzonte si trascinò
per disfarsi di quell’àncora dell’Amore
da tempo legata a una caviglia
di legamenti spezzati,
di dita senza più il solletico
E nell’immensità del sale pianse sale
guardando il sole che in fronte lo baciava,
che quieto scompariva
dietro la sottile linea del tramonto

Comprese che i tumori della pelle
Che quelle sue labbra mai baciate
Che l’amore e l’odio erano sale
E non altro
Comprese che la vita l’aveva sprecata

Comprese la cecità
di non aver mai saputo
distinguere la luna dal sole
Si abbandonò così alle onde
per affondare,
per colare a picco
come una barca abbandonata,
dal molo slegata
in un dì di festa e di tempesta

E sognò,
per sempre sognò da qui all’eternità
l’amore d’una puttana,
d’un pesce troppo piccolo
e d’uno squalo troppo grande
E sognò stranieri affondare
nella sabbia del deserto
E sognò di altri ancorati a strane visioni
E sognò d’essere un cavaliere
senza la vergogna della paura
E sognò la sua faccia
negli occhi d’una Bella

E sognò d’esser l’Illusione dell’Umanità
E finalmente fu l’alba d’un nuovo dì

IL PIÙ SEGRETO

Avremmo voluto
realizzato
forse il più segreto,
un giardino verde
dove pizzicar
del desio le corde
per nova speranza
– che già in avanzo
nei cuori in silenzio

Ma il tempo tempestoso
– che del vento sa la gioia
e d’ogni uomo la disgrazia –
il bruno dell’autunno
ha lasciato a noi in eredità
da spogliar
foglia dopo foglia
per sradicare poi forse verità
che non un fiore è perfetto,
e nemmeno la lieve pioggia
che del Dotto
– a mirar dell’intorno l’Incanto
da un niente infranto –
il pensiero erode

Impaziente il sospiro
dal dì al tramonto
fino a quella Luna,
che, alla fine, sovrasta
dell’anima la vanità
nello specchio delle pozze
riflessa; impaziente
fino a quella Luna
tremolante e  pallida
come il nostro volto,
che sol attende una carezza

LA TUA ASSENZA

Ancor ti spoglio io
del tuo bel vestito
per vivere
il radioso tuo sorriso
E sussurro il tuo nome
nella fredda nuda notte
perché s’accenda di rosso
in un fulmine la passione
E questo cielo, questo cielo
non sarà mai più nero nero
come il cuore
– che in petto sforzo –
sempre così tanto pesante
della tua assenza

NEL POZZO NERO

Nel pozzo nero ci butto i desideri
Morta la speme e la degna sua sorella vendetta
Dei sogni che a occhi aperti sognavo
più non rimane che cenere e forse neanche
Tutto è andato perduto
ogni bene, ogni malizia
E tu che mi fosti ieri amica fedele
ora mi disconosci, in me vedi un ladro
che solamente lo sputo merita e poi la gogna
perché niuno abbia a dimenticare
che pur io son stato tra i vivi ma nato sbagliato

SCHERZI DI ME, NON CON ME

Tu, Mio Angelo, Mia sola Follia,
scherzi di Me, non scherzi con me

Il mio cuore è franato in pezzi
nel momento stesso
che m’hai sbattuta in faccia la verità

Ho cominciato a piangere di nascosto
Ho cominciato a pregare dio
e un po’ di fortuna – come un ladro
Nulla è cambiato, nulla è cambiato

La mia vita è stata
su una strada di fantasmi vuoti di voce
La mia vita è sempre stata dirottata
su un binario morto
E tu, che eri la mia sola piccola fiammella,
la sola ragione che mi spingeva a correre
oltre il freddo delle notti e il sole dei deserti;
e tu, che eri il mio sogno inconfessabile,
m’hai sbattuta la porta in faccia
E allora ho capito tutte le facce della verità.
d’esser soltanto un piccolo uomo,
un avanzo e una pozzanghera
che tutti possono calpestare

Tu, Mio Angelo, Mia sola Follia,
scherzi di me, non hai mai scherzato con me
Me ne rendo conto ora che pago il conto
delle mie illusioni mentre il cielo si fa d’inferno
e la pioggia mi schiaffeggia il viso in ombra
Però ho la mia pistola che riposa
Ho una pallottola in canna
Tutto presto cesserà

Ho il cuore spezzato, in due
Ho il cuore che non batte più per capriccio
Ho in petto soltanto una croce di morte
che non sa donarmi un alito di dolore

Tutte le lacrime consumate, tutte
Neanche più il conforto del ricordo
del dolore, niente, niente più per me
Ma ho una pallottola bella assai
che vuol baciarmi sulle labbra
Credo che l’accontenterò presto

Tutto presto cesserà
Ho una pallottola bella assai in canna
che vuole riposare le sue labbra sulle mie
Così credo che mi arrenderò al sangue

ED ORA LASCIATEMI FUORI

Ed ora lasciatemi
Il vino nella gola l’ho scolato
e i bicchieri di vetro fuori poi
uno a uno
in un camino di fantasie,
e il mio cammino non è ancora finito
E non si è ancora spento il camino

Le carte in mano
una a una le ho interrogate
la poca posta in gioco perdendo;
al tavolo verde le lacrime
le ho regalate

Se sotto la stella nera vieni segnato
non sognare di poter esser diverso,
così dall’alba al tramonto, punto e a capo
Hanno tutti un motivo per ammazzare
e tutti la faccia te possono in faccia sputare
se in una notte di assoluto buio nasci
come a me è accaduto,
a me e agli amici miei

Ora lasciatemi,
i dostoevskijani demoni
che davanti a me vedo scivolare
li devo a uno a uno slegare
Senza fallire devo farmi fuori
e nel cerchio loro ballare e ballare,
e il meglio di me dare
perché tutto è finito, tutto;
e son stato davvero io a volerlo
credendo all’amore,
cedendo all’amore

DI TUTTO L’AMOR SOFFERTO

Di tutto l’amor sofferto
sol più rimane un’ombra appesa
al filo dei pensieri
come una cosa sconcia,
un burattino decapitato
che non ha né mani né piedi

Di tutto l’amor offerto
rimane poco nulla, un barbaglio:
le tue labbra sono già su altre
a respirare desiderio in scioltezza;
a me resta la confusione in testa,
la povertà meschina di saperti
lontana via, non più mia

TI HO DESIDERATA

Ti ho desiderata per un rossore,
per capire la bellezza tremenda
d’una donna in amore
che piano dischiude le gambe
e intorno ai fianchi dell’amante
poi le stringe

Ti ho desiderata per sentire
quanto affamata l’innocenza
e quanto invece sol immaginata

FUMETTI DI RESPIRI CONTRATTI

Seguendo fumetti
di respiri contratti
nell’aria dispersi
son venuto a cercare te
avvolto in una sciarpa
imbattendomi nel falso io
che strozza ogni uomo
che amando si crede un dio

SOLDATI

Siamo poi soltanto soldati
fra giarrettiere e brindisi
pronti a andare incontro
alla vita per una morte da fessi

AMICO D’ARME E DI CUORE

Fante, Amico d’Arme e di Cuore,
che alle donzelle gliene facesti delle belle,
dove sei mai stato per sì lungo tempo?
Fra le brume del tempo ti cercavo
sempre dimandando allo Straniero
se t’avesse incontrato in compagnia
o da solo a invocar l’Ebreo Errante
Non uno seppe dirmi quale la tua fine,
se in Terra Santa avessi avuto sepoltura
o una più triste ignota fine dentro
a una fossa comune

Disperai assai, il dolore si calmò poi:
accanto a me, per magia, una Bella trovai,
una delle tante cortigiane che al Fato,
su due piedi, abbandonasti e ciao
Mi promise ella tutto l’amore
che le rondini portano a Primavera,
mi promise tutto il dolore
che sulle onde del mare sposano i gabbiani;
così feci quasi presto a dimenticare…
d’esserti stato amico,
d’aver con te condiviso la paglia delle stalle
e i mulini a vento con le loro ventose pale

E sei ora tornato, guardi la Donna mia
con sguardo maligno, e te lo giuro
sul bene che ti voglio che se solleverai
quelle balze che ora m’appartengono
la vita dalla strozza te la farò fuggire,
in un lampo, detto e fatto, te la toglierò
per tener viva la gioia mia

Ora, Amico d’Arme e di Cuore,
lascia che t’abbracci: ho ritrovato oggi
un fratello che per anni credetti disperso
preso dal coltello di chissà quale infedele

A UN SOMARO

Le carni tue ora frolle
fonte di giovinezza
più non conosceranno:
solamente la pazzia
ti resterà accanto;
con la gelida sua mano
ti carezzerà la fronte di sudore
per ricordarti che l’arte
non l’hai messa da parte,
Somaro

GLI SCRITTORI

Gli scrittori sono prima di tutto delle scimmie ignoranti che hanno imparato a usare le parole per raccontare menzogne e sogni ai propri simili. In tutta onestà non c’è niente di affascinante nel vedere una scimmia armata di penna.



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