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Non mi resta che pregare un Dio scalzo

Non mi resta che pregare un Dio scalzo

ANTOLOGIA VOL. 115

Iannozzi Giuseppe

RE MI SENTIVO CON TE

Più non desideri me
Con te stavo sì bene,
Re mi sentivo
d’un piccolo mondo,
d’una rosa exuperiana

Dovevo immaginare
che sarebbe presto
finito l’olio e il sogno,
dovevo immaginare
prima di cadere
nella poesia del deserto

Hai ragione tu, donna mia
Con le pezze al sedere
e i tanti pesanti pensieri
che m’imbottiscono la testa
sol poteva esser questa fine,
dirmi oggi e domani guasto

Con la tua foto in fronte
vagabondo senza meta,
e un Dio scalzo prego
perché mai dimentichi io
il sorriso tuo
Non mi resta che questo

Non mi resta che questo

DOLCI PUTTANE

Ancor mi danno per le dolci mie puttane,
di vino ubriache e a letto così sante.
Delle dee ellene han bellezza piena:
gentili o pazze, mai hanno accettato
del Fato la codardia nel Pomo riflessa.

Se in mezzo alla strada mi son perso,
non a lungo, per sempre; assetato
dalla seta delle lunghe loro gambe,
con carezze e altre gentilezze
presto son stato dissetato; e che importa
se per un momento o due, che importa!

Ancor sostenete l’umana mia debolezza,
mie dolci puttane: da peccatore vengo,
col capo chino, e sulle labbra l’amarezza
dall’istinto mio sfacciato (di poeta non-poeta)
un poco appena stemperata.

AI CONFINI DEL MONDO
(inedita)

In bocca
davvero pochi denti,
e la barba bianca bianca,
e le spalle curve,
dolenti,
e in tasca niente
di niente,
forse soltanto
un po’ d’aria stantia;
non è rimasto granché
dell’uomo che fui:
ricordi e dolore
si mischiano
alle macerie
di questa città
che non riconosco più;
e la donna
che ho amato
più di me stesso
sta da tempo
in una tomba
ai confini del mondo,
e i miei piedi,
ossuti e piagati,
non ce la fanno
a muovere
più di qualche passo;
mi consolo,
sono un vecchio
con lo stomaco scavato,
e presto tirerò le cuoia,
e finirò anch’io
sottoterra,
e raggiungerò
il mio amore,
e non sentirò più
l’inferno che le bombe,
ogni santo giorno,
esplodono qui
dove io sto,
dove muoiono donne
e giovani innocenti.

ADDII

Se guardo, se guardo bene…
Se ancor oggi punti e virgole non vengono facili,
lungo i binari dei treni tante le foto
di quanti, tra baci e bestemmie, dissero addio
a quella terra che nel tradimento li  fulminò

1948 – 1984

La tua distopia è oggi amara realtà;
hai visto giusto, fin troppo, George Orwell

Voi che i libri li avete bruciati,
voi che i loro autori li avete denunciati,
col capo chino ammettete adesso lo sbaglio;
e in bocca non un dente o una parola,
solo un raglio soffocato si diparte piano
dalla gola arsa e tumorosa,
assetata di tante e tante verità

SOLDATO

Stella in Cielo
così Celeste,
il ricordo
del tuo sorriso
più non basta
Mi sento come
un comico triste,
sotto il bisturi
di chi lo fa
per mestiere
di metter l’Amore
a morire
E l’infermiera
dell’ultimo turno
non ne vuol
che sapere
di tenermi
la mano
perché non senta
troppo la paura
d’andar via
per sempre
Sorride però
con labbra crudeli
rosse del mio sangue

Stella in Cielo,
quando sono andato
per la guerra
pensavo
che sarei tornato
da te
per prenderti
alla vita e alzarti
al cielo blu
Quando sono andato
pensavo
che l’avrei rivisto
il sorriso tuo di luce
E invece
mi spengo
tra le grida dei soldati
mutilati
che come me
muoiono
con un amore
da ricordare,
e nel cuore
la solita paura

E l’infermiera
ci sorride crudele

Oh, Stella Celeste!
Non dimenticare
che un giorno
ero vivo per te,
per amare
la speranza d’un figlio

DOVE GLI AMICI MIEI

per Jack Kerouac,
maestro dell’eternità dorata

dovrei essere meno duro con me stesso
(per come resisto malmesso come sono);
la mia puttana morta con un cuscino in faccia
& io che giorno e notte mi faccio la barba
per la crudele carezza d’una fredda lama

c’è fuori un luna park di luci venuto da lontano;
& due cristalli sognanti e una dose di marmellata
da una vita riposano nella mia buia tasca bucata

ho fatto a cazzotti – ho preso un occhio nero
ho fatto all’amore – ho preso un sospetto di scolo
& per l’affitto ho fatto via gli ultimi dieci dollari
& non ho più niente che mi trattenga in città
dovrei cambiare posto e capire che è finita

dovrei mettere la testa a posto, sorridere
ma la strada un serpente in un cimitero:
io che disegno la via per l’eternità dorata

dovrei darti un bacio adesso che sei morta
& poi fuggire dove ci sono gli amici miei,
arrendendomi all’idea che ti amo ancora

… arrendendomi alla celestiale idea
che dove ci sono gli amici miei ci sono
folli e ciechi che scambiano e scambiano
il tappo d’una bottiglia per un diamante

IL GRANDE VUOTO

Dammi indietro il mio sitar,
i libri degli antichi saggi
e quel giorno di pioggia
che ti mancava una bugia
L’autunno ha preso casa qui
Quando sono venuto
te l’avevo detto che ero
di passaggio;
hai taciuto
invitandomi a radermi il capo
Ci siamo poi seduti
senza parlare:
fuori c’era aria di rivoluzione

Dammi indietro quel giorno,
il suono estatico del sitar
che insegnava all’anima
la ribellione e la comunione
Dammi indietro la saggezza
e tutto il Grande Vuoto dell’Universo
Quando sono venuto
non ho mentito,
ero una zucca vuota,
una fra le tante possibili
Ora ho bisogno di suonare,
di tornare sulla strada sotto il sole
Ho conosciuto tante malattie,
alcune mortali, e sono ancora qui
Ho visto piccoli uomini spaccare teste
e ho visto i loro stupidi becchini
Ho conosciuto un momento di pietà
per fermarmi a lungo in una distrazione
Ho visto monaci scivolare lungo il fiume
con la pancia gonfia d’acqua e il volto ammaccato
L’Universo ha impiegato proprio niente
per cadere nel suo Centro
Così ti chiedo di darmi indietro il sitar
Sono una zucca a metà e non vuota,
me l’hai insegnato tu immersi
nelle luci delle candele
Ma ora devo trovare il Suono Perfetto
che ci sollevi dalla Miseria
Fuori c’è più morte che rivoluzione,
non è tempo buono per la meditazione

I Beatles sono quasi tutti morti
I Rolling Stones sono neri dentro

O sì, sono così neri dentro
Tutti noi lo siamo
Dammi indietro il mio sitar,
le parole consumate degli antichi saggi
e quel giorno di pioggia
che ti mancava una bugia
per dirmi “ti amo”

ANGELI E ROSE

un paio di ali d’angelo
rubate al cielo,
alle bianche colombe,
un paio di volteggi
al di sopra delle bugie,
delle voci, del rumore
di fondo

e se la vorrai
una rosa sul tuo cuscino
un dì la troverai
proprio accanto agli occhi tuoi
più belli di quelli d’un qualsiasi dio

un paio di ali d’angelo,
un paio di tacchi a spillo
e due bicchierini di vodka

e voleremo insieme,
mano nella mano,
incontro al sogno,
ribelli perché
noi veri più del vero

LA PIÙ BELLA

E’ ovvio che sei tu
che corri per venirmi incontro
sotto la pioggia a baciare
le mie labbra piangenti sul bagnato

Certo che sei tu la più bella,
colei che la barba bagnata mi scompiglia
con unghie ben affilate di rosso smalto

Sei sempre tu riflessa
dentro alle pozzanghere,
nell’occhio del ciclone,
in quello della luna e del sole
Sei sempre tu che mi tormenti
Che sul tenero tuo seno
mi addormenti come fossi
un bambino troppo stanco
d’esser stato tanto a lungo
non amato

Sei sempre tu che mi spingi
al sorriso sotto la pioggia,
senza ombrello e cervello
Sempre tu, sempre tu, sempre
Sempre a schizzarmi di felicità
in un letto di pioggia, di fresca
gioia dal cielo piovuta
senza che neanche Dio
sappia immaginar il perché

QUEL MAGICO PARADISO
CHE MI PROMETTEVI

Ricordo quel magico paradiso che mi promettevi
Giocare alla vita era così semplice allora,
così semplice, tutto a portata di mano,
un mondo di miracoli da accettare
con gratitudine di lacrime, senza vergogna

Gli anni passati a inseguire gli aquiloni
hanno fatto presto a farsi grigi,
e la neve dal mio cuore non s’è più sciolta
guardando con finto coraggio
a quel cielo infinito che dicono esser opera di Dio

Vorrei poter tornare indietro, tornare indietro
e riprendermi tutto quello che ho perduto,
sfiorandolo per un attimo solamente
Vorrei, vorrei saper scrivere una poesia
che non abbia mai fine e dire
che ho fatto del mio meglio
Ma ogni grano di fede ha cessato di essere,
così adesso mi ritrovo nel Deserto del Diavolo
e senza pace passeggio

Ricordo quel segreto
Con nostalgia ricordo
Ricordo tutte le magie che facevi
Ricordo tutte le parole che tacevi
e tutte quelle che non ho mai saputo dirti
Ricordo quel segreto che mi ha spezzato il cuore
Ricordo, ma qui tutti dicono che ricordare è da deboli
Tutti ripetono la stessa cosa ogni santo giorno,
i miracoli non si ripetono per nessuno, per nessuno

Tutti ripetono la stessa cosa, Ragazzo lascia perdere
Lascia perdere o ti farai ancor più male, lascia perdere

Tutti ripetono la stessa cosa ogni santo giorno,
i miracoli non si ripetono per nessuno, per nessuno
Ed io vorrei soltanto saper scrivere una poesia
che non abbia mai fine

Tutti ripetono la stessa cosa ogni santo giorno,
i miracoli non si ripetono per nessuno, per nessuno
Ed io vorrei soltanto saper dire quel che sento dentro
e far sapere a tutti che ho fatto del mio meglio

Ma tutti ripetono la stessa cosa ogni santo giorno,
i miracoli non si ripetono per nessuno, per nessuno
Non si ripetono per nessuno, per nessuno
Non si ripetono per nessuno, per nessuno
Non si ripetono per nessuno, per nessuno

NIKITA

Ti sei sbandato di nuovo
Di nuovo cadrai nella trama
che sai, che sai ti finirà
Ti sei sbendato di nuovo
all’amore, e ti metterà
spalle al muro con la canna
della pistola nel cavo della bocca
Non gli puoi sfuggire
Nikita è fatta a modo suo
Te la caccia ben dentro
e non molla se non lo vede
schizzare fuori il cervello

Soffrirai anche questa volta
Ti farai del male una volta
di troppo, e maledirai il dì
che la trovasti sulla tua strada

Ti sei svelato un’altra volta
Hai detto che non saresti caduto
di nuovo in amore, ai suoi piedi
E invece non hai mantenuta la promessa
Inutili che ti attacchi alla bottiglia
Lei ha fatto prima di te
e te l’ha spaccata in testa
Non si accontenterà di poco
Vuole vedere il tuo cervello
Il suo nome lo sai: Nikita

Ti sei svelato
Hai il cervello sparso dappertutto
Sei esploso come una pustola
La sua canna non ha mai fatto cilecca
Era questo che volevi?
Era questo che volevi?

Ti sei sbandato di nuovo
e l’amore ti ha seppellito per sempre

PIANGERE INCHIOSTRO

Non c’ho l’abitudine
a piangere inchiostro
Ho pregato il danno
per la luna in cielo alta
Lei però mi guardava
a fondo,
con maliziosa gravità,
e io caduto in amore
ero già

Non c’ho l’abitudine,
prego di rado
e solo quando mi conviene,
ma segno
del Boccaccio ogni pagina
per farne memoria
e sporcizia da dar via
alla brutta faccia
che da una vita c’ho su

Vivo così, sempre in hotel
Al mattino sveglio
trovo un bicchiere pieno
di niente e il sole già alto,
e un male boia al cappello

che ho dimenticato
di togliere prima di dirmi matto

Lei è così
e non so davvero chi sia
E non so chi sia, chi sia
Non lo so lei chi sia; ma sia
quel che sia,
e latte fresco a volontà
per due lire bucate due

LA FACCIA CHE C’HO

Ho la Faccia Che c’ho
brutta come la luna sul suo lato oscuro
Ho la faccia che c’ho
schizzo a carboncino dell’inflazione
Ho la bocca per la fame e lo sputo ,
per faccende tutte da dire
a muso duro, e denti da stringere duri
Ho la faccia che c’ho su,
non l’ho mai nascosta per farmi ladro
o conquistarmi il mio pezzetto d’inferno

Mi bastano gli occhiali per vedere
Mi bastano le mani per picchiare
Mi basta il naso per sanguinare
Mi basta la bocca per amare e odiare
Ma ho la faccia che c’ho su
e non è bella come quella di gesù
Così se ti dà fastidio forse è meglio
che ti scansi senza fartelo ripetere
una volta di più

Mi basta la mia faccia, alla faccia di quelli là
che si portano l’aldilà nella ventiquattrore
Mi basta la mia, niente lodi inventate o pagate
Mi basta avercela una faccia da mostrare
senza dover lo sguardo abbassare al metro
di chi se l’è venduta sorridendo senza guardare

Tu che faccia c’hai, di sapone o di carbone?
Hai timbrato ancora una volta il biglietto coi denti
Hai sorriso e hai fatto finta di niente
Ti sei preso quel merito che non è stato tuo mai
e la faccia te la porti in giro tra bottiglie rotte
e dottori dalle mani sudate che ti accarezzano
Tu, tu che faccia c’hai da tirar su stamattina?

Tra l’ultima dichiarazione al vetriolo
e quella che ti ha messo al tappeto
facendoti scivolare sul vomito,
hai ancora gli occhi a spillo che non dormono
La puzza del fritto misto cinese si fa sbronzo
e le catene ti tagliano i polsi ma non le vene:
è che sei troppo corrotto per capire
che cosa ti sta succedendo, troppa confusione
Tu che faccia c’hai, di sapone o di carbone?

Non sto alla moda, non assumo fumo o sangue
Non sto dalla tua parte, non ti proteggo le palle
per mandare al macello le mie
“Cane ferito alla catena” dice il passaporto
Ma dalla Terra di Nessuno non ti fanno uscire
Non l’hai capito ancora il perché e il domani

Nei remainders l’ultimo bestseller
e nella tomba l’ultimo giudice che lottava la mafia
Dimmelo, dimmelo in faccia che faccia c’hai
tu che ne scrivi e non sai, dillo in faccia
a chi una vita non ce l’ha più

Ho la faccia che c’ho
brutta come la luna sul suo lato oscuro
Ho la faccia che c’ho
schizzo a carboncino dell’inflazione
Ho la faccia che tu non ti puoi permettere
E’ poco, è meno di niente ma è più di te

HANK

Le donne amano il vecchio Hank
Lo amano tutte, per la sua poesia
Gli fan la corte tutte, con singhiozzi
e fazzoletti di pizzo rosso e nero

Tutte, proprio tutte lo amano
il vecchio sporcaccione
che bello bello in giro se ne va
con un taccuino d’ali d’angelo
appiccicato al culo

Tutte l’hanno amato, tutte
almeno una volta, almeno due
in gioventù o in pazzia

Non credo affatto però
che una oggi si porterebbe
con uno che è poeta, sì,
ma con le pezze al culo
Ed Hank le pezze l’ha rispettate
fino alla fine schiacciando
scarafaggi e lodi sperticate

Ma tutte lo amano
A modo loro tutte se lo fanno

DA QUESTA VITA

Da questa vita
abbiamo avuto tutto.
Per noi fu molto di più,
molto più di un sogno.
Siamo stati prigionieri
alla fine del mondo,
e non abbiamo detto una sola parola buona.
Giovani angeli in catene
hanno sfamato le nostre bocche sanguinanti,
nonostante la nostra mancanza di fede.
Abbiamo bestemmiato,
abbiamo sputato e abbiamo ballato
sotto la luna pallida,
poi il sole ha spremuto
il nostro volto sul cuscino,
e abbiamo perso tutto.
Non abbiamo colpa,
ma saremo in torto per sempre.
La nostra avidità ha raggiunto il limite.
Dio è venuto a noi,
e non lo abbiamo ascoltato:
eravamo sordi.
Per molto tempo
a mani nude abbiamo scavato.
Ora la tomba riposa accanto ai nostri volti.
E’ un dono per voi la nostra timida pietà.
E’ pronta, è pronta la tomba, è pronta
per tutti coloro che la vorranno riempire.

SE AMI, QUANTO?

se ami, quanto?
se ti amo
non chiedermi
perché,
perché il ponte
che attraversiamo
ci unisce
da sponda a sponda
da lacrima a lacrima
– per un arcobaleno
d’un solo colore

se mi ami
tienimi compagnia
il cielo è blu il sole rosso
e non si ferma mai uno per niente
e non cambiano il senso
le auto sulle strade della notte

se mi togli
se mi spogli
il respiro
tienimi la mano sempre:
è così facile morire
per niente quando si è soli



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