Non dimenticherò che mi hai dimenticato
ANTOLOGIA VOL. 47
Iannozzi Giuseppe
IL GHIGNO DELLA TEMPESTA
Voi che danno alle donne recate
ai vostri lombi incatenandole
come schiave e pezze da piedi,
in virtù di quale folle illusione
credete che il Nome e il Cognome,
che a fuoco vi marchiano la fronte,
non siano riconoscibili o conosciuti
alla giustizia umana e divina?
Sì sicuri di voi, violenza usate
credendo il silenzio più duro
del diamante; eppur così non è,
lo sanno quanti tutto han lasciato,
affetti e beni materiali mal acquistati,
nel giro d’un batter di ciglia.
Voi ancora a piede libero,
possibile siate sì tanto ciechi
da non capire che, presto o tardi,
tutti alla pecorina in gattabuia
per maniche di pervertiti assassini?
Mai in eterno dura il silenzio;
quando poi della tempesta il ghigno,
finalmente felice distoglie Dio
lo sguardo, ché non conosce
pietà o misericordia la Giustizia.
NON RICORDO DOVE E QUANDO
Non ricordo dove e quando
Il sole che nasce, che muore
Caduto è un uomo
senza un lamento;
gli ha fatto da cuscino
il sogno ch’era suo
Non ricordo come e perché
Ma questa rosa di sangue
Ma questa medaglia sul petto
non più sveglio al desiderio
E sugli spalti a teatro
s’applaudiva la vanità;
perdeva lacrime una donna
nella tragedia ingessata
Non ricordo niente
Più niente m’è il ricordo
Fa però qui tanto freddo
Questo quel che sento
LE BALLERINE SONO ANDATE
Le ballerine
sono andate
Il becchino ubriaco
ride e scava
Una nuvola di gente
scorta una piccola
piccola bara bianca
La fossa
puzza di gesso
& quando la calano
la bara dentro
s’alza
come una nebbia
Resiste
qualche istante
nell’aria
Poi più niente
MEDIOCRITÀ
Mediocre d’intelletto
in ogni angolo
abbondante d’oppio e alcol
filosofeggiava d’amor di letto,
contando sulla punta delle dita
le conquiste, le violenze…
le sconfitte
perché fossero materiale
per un libro di refusi
CASTA DIVA
Tu, il più dolce rimpianto,
nascosto segreto
nel cuore d’una rosa rossa;
tu, simile al sangue
dell’anima mia straziata,
felice di perdere i petali
nel turbinio del vento
eco della lontana tua anima
che alla mia
un tempo si fuse,
amor mio.
Tu, il più dolce mistero.
Non so però chi io sia.
E di te, anima transfuga,
non so dir se oggi
buona o cattiva.
PIRATA
Il mondo d’attorno
l’ho guardato,
con un occhio solo
sempre cercando
fra travestiti e marinai
chi fosse il più nero,
chi il più maledetto
Dormendo
a ogni rumore attento,
spazzando via
dalla burrasca dei sogni
fantasie e illusioni,
sa la notte
per quanti mari
ho navigato
affrontando fantasmi
e ciclopi dimenticati
Han le sirene spalancato
l’occhio mio buono
su livide albe,
su cieli divisi in due
e spiagge di cadaveri lastricate
Non è però mai tornata
Lei, l’amata mia guerriera,
né la conta degli sconosciuti
Sol le onde han bagnato
dei morti in battaglia i piedi
cancellando loro il nome,
portandogli via l’anima
o quel poco che ne restava
ACQUA SANTA
(prima versione)
Non ti amerò
perché sei tu a comandarlo
Non ti farò preghiera
perché sei tu come per Giasone a condannarmi
Non cercherò le tue labbra
né ringrazierò le lacrime che un dì versasti
nella tinozza dell’acqua santa sotto la Croce
Non dimenticherò
che mi hai dimenticato
per un capriccio di gabbiani
e un batter di mani a teatro
Non ti perdonerò d’avermi amato
sempre a modo tuo per il mio bene
Tu non sai qual è il mio desiderio
Come pretendi di mettermi in riga?
Come pretendi d’avermi accanto
se quel che fai è per il mio bene
ma a modo tuo?
Butta giù quel grattacielo,
i faraoni alle scrivanie
dietro alle loro babeliche torri di burocrazia
Butta giù il telefono
e dimentica d’esser legata
alla condanna d’un numero
Vieni poi a me accanto e taci
DIO DI KARATE
Ho cercato per una vita intera Dio
E quando l’avevo fra le mani,
– il suo collo ben stretto -, l’ho perso
E’ poi solo questo il motivo
che m’ha spinto a imparare il karate
VIVI QUALCUNO
(prima versione)
Dovresti volermi un po’ di bene
nella confusione che c’è da mane
a sera
Dovresti sì, volermi un po’ d’amore
invece di perderti nei tuoi pensieri
Hai letto a letto tutti i romanzi rosa
e quelli che parlano di guerra,
e ti sei commossa fino alle lacrime
per ogni fila di uomini caduti
nei dispetti dei loro inutili sogni
E così, oggi, scuoti il capo e sorridi
felice d’esserti lasciata alle spalle
il pianto delle notti buie e insonni,
perché adesso sì, hai un amore
che è un uomo umile e santo
uguale a chi in terra straniera muore
e non sa neanche perché
VIVI QUALCUNO
(seconda versione)
Dovresti volermi un po’ di bene
nella confusione che da mane a sera c’è
Dovresti volermi un po’ d’amore
invece di perderti nei pensieri tuoi
A letto hai letto tutti i romanzi rosa
e quelli che parlano di guerra,
e fino alle lacrime ti sei commossa
per ogni fila di uomini caduti
nei dispetti degl’inutili sogni loro
Così, oggi, il capo scuoti e sorridi
felice d’esserti lasciata alle spalle
il pianto delle notti buie e insonni,
perché adesso sì, vivi qualcuno,
un uomo umile sì e no, un po’ santo
uguale a chi in terra straniera muore
e davvero non lo sa il perché
VIVENDO SU UNA STELLA
Mi permetti di volare insieme a te,
di attraversare il siderale
senza mai trovar riposo su una stella
perché nel nostro cuore già una più bella?
Mi permetti di riposare
sul tuo cuore?
…come uno che è appena nato
e del male e dell’amore nulla sa
se non che ha fame d’un seno,
di latte materno, e in gola un gemito
e un piccolo pianto già pronto
a straripare dagli occhi…
UNA NOTTE ALL’OPERA
Non finirà, non tanto presto
La luna è alta, il sangue è dolce
Pallida sei tu, assetato io
Non mi hai dato una buona ragione
per non lasciarti cader di brutto, in fondo
e più giù, nel baratro dei miei occhi neri
Hai visto troppo e sempre troppo poco
Hai capito che aldilà di me altro non c’è
Ti fa spaventa il niente, eppur mi ami
come si ama il proprio riflesso
in mille triangoli di cristalli parigini
Sono innamorato più del solito
e tu hai un’aria così… così tisica
Non finirà, non tanto presto
O forse sì
Hai un’aria sì patita in questi giorni
Il freddo, lo chiami sempre
quasi volessi costringerlo
a diventar la tua seconda pelle
Quando t’accarezzo tremi, tremi
Forse sì, finirà presto questa notte
prima delle altre; e da solo resterò
ad aspettare l’alba al di là dei monti
SE TI LASCIO
Se ti lascio
andare
& domani
la luce
filtrerà
attraverso
le commessure
delle serrande
trafiggendo
il tuo volto
fotografato
nella cornice
allora
avrò perso
la vita
insieme a te
AMAMI UNA, DUE VOLTE
E adesso chissà che fai
Chi può dire dove ha trovato
il cielo rifugio
A me sempre manca il coraggio
di tagliare la coda alle lucertole,
continua a darmi fastidio la luce
Non ho però ancor dimenticato
la bocca tua saporosa, e dal collo
in giù – amami una, due volte
Son cigni i ballerini, lo fanno bene
Sull’amante volano, lo feriscono
con passi leggeri, astuti di tecnica
s’inventano volti più bianchi
della cera sciolta – della morte libera
Li amano le donne, alla follia li amano,
gentiluomini due volte li credono
Giovane donna, fammi divertire,
mostrami il bianco dei denti
E amami una, due volte
Dal volto ti sei levata la maschera
Inconsolabile Eschilo
Più non gli basta il jazz,
più non gli fa effetto il whisky
Tragico corre dietro ai ballerini
E amami una, due volte o di più
Han dato forfait dèi e vampiri
Oltre i confini delle labbra
s’annebbiano monili e capelli sciolti
Sei bella, bella dal collo in giù
Ami tu colpir di frusta, di più,
sempre di più, sempre di più
Sei bella, bella dal collo in giù
E non ha più un rifugio il cielo
Dal collo, dal collo in giù il miele
Raccogli le mie mani, abbi cura di me,
e non fiatare: in cielo già si sporge
un buco nero, lo vedi anche tu!
Di buchi neri è ormai gravido il cielo
Ma tu amami, dammi quel che hai
dal collo in giù, dal collo all’inferno
E amami una, due volte o di più
SILENZIO DI RASOIO
Vivo anch’io
il bisogno
di parole dolci
che mi facciano
cadere in ginocchio
con la faccia
spremuta
sul pavimento
Più non reggo
il lamento mio
e quello più lungo
degli stranieri
A lungo
dai miei occhi
le cascate del Niagara,
e il deserto
dell’anima mia
non è mutato
Più non ho parole
che siano di giustizia
Se i giorni ancora così
le labbra taglio via
con un colpo di rasoio
E in silenzio
il mio amen
DOVUNQUE IO E TE
Se le stelle in cielo alte all’unisono esplodono
e quaggiù non c’è un solo raggio di luce,
un altro uomo è però sulla spiaggia a piedi nudi
che trema e prega per un amore che è e non è
Tutto quello che saremo è perché siamo stati
Puoi non credermi,
ma ognuno di noi ha una ferita
da curare che si porta dentro, come un grido
fra qui e l’infinito
Se rimetto le mie mani nelle tue
Se ti penso sola con me, come forse sei,
tu piangi, e le onde che dal mare vengono
non bastano a lavar via questo sentimento
Puoi non credermi,
ma ognuno di noi ha un segreto
che si porta dentro per paura e solitudine,
come una maledizione
da prima del peccato originale
Se il sole cade aldilà della linea dell’orizzonte,
rimaniamo soltanto io e te con le mani legate,
e le impronte sulla sabbia a inseguirci ovunque
domani noi andremo
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