ANTOLOGIA VOL. 9
La Menorah soddisfa le mie esigenze
Iannozzi Giuseppe
Nei cimiteri ci passeggio
Nei cimiteri ci passeggio quando ho voglia di pensare alla vita. A volte sono spogli, completamente, come la mia anima, altre ancora sono ricchi di odori, sudori, fantasmi. E mentre sto ponzando, rubo dei fiori ai morti per metterli su altri morti: non se ne accorge mai nessuno. Così è la vita.
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Vecchia fiamma
Ricordo come ieri mi prendevi in giro
e non c’era un motivo preciso;
ricordo che lo facevi in compagnia,
ma non ho capito mai granché di te
Eravamo così tanto ingenui da credere
che l’autunno spogliasse per noi le rose
Torni oggi sui tuoi passi penitente
Ho fatto la mia vita piena ogni giorno
mangiando rane, pesce o cavallette;
ho avuto un tetto, un letto, un calamaio
e la Menorah soddisfa le mie esigenze,
mia vecchia fiamma: non vedo perché
dovrei tentar un colpo di mano ora
Siamo passati indenni attraverso gli anni,
non roviniamo quel poco che è stato,
non chiedermi di percorrere quel che resta
della strada insieme a te perché ti senti sola
Non chiedermi di condividere gli avanzi
della tua vita perché hai perso la bellezza
Ho lavorato e pregato ogni dì della mia vita
aspettando con pazienza l’età della vecchiaia;
ho avuto una donna e qualche tradimento,
e la Menorah soddisfa le mie esigenze,
mia vecchia fiamma: non vedo perché
dovrei cadere tra le spire dell’inferno ora
Cantano gli uomini le donne
Cantano gli uomini le donne,
un po’ teneri un po’ bastardi,
crudeli con passione
ogni volta che la luna storta
gli fa danno
Cantano gli uomini le solitudini
quando cala piano la luna
nel grembo della sera:
nel pagliaio disfatto smaniosi cercano
una femmina che un poco li consoli,
recando in dono fiori e dolori
Cantano, a squarciagola cantano
quanto son crudeli,
e quanto le donne belle,
fatali per il più navigato dei poeti
Cantano per gelosia,
talvolta per nostalgia
d’una casa e d’un focolare
dove la notte riparare
E cantano, cantano sempre
ubriachi o no
Cantano, di tutto stanchi cantano
per i passi fatti e subito perduti
Capelli di Grano
Capelli di Grano, sei sempre tu il mio guaio
Capelli di Grano, sei sempre tu la gioia
che più non scorgo quando in cielo cerco Gesù
Un dì mi hai raccontato una favola lunga lunga
e l’hai fatto come una bambina dispettosa
Alla fine, giuro, non sapevo più dove nascondere
il batticuore
Capelli di Grano, sei sempre tu il guaio
che dalla gola al cuore non vuol andar giù
Capelli di Grano, hai stregato la fortuna
che tenevo in tasca ancorata a un sassolino
Hai preso tutte le mie bugie di prima mano
e l’hai vendute per due lire al primo rigattiere
di passaggio, e devo dire che hai avuto
un bel coraggio
Mi hai messo sul piede di guerra,
l’amore in eterno non esiste e mai uno ce ne sarà!
Però poi mi hai baciato e io non l’ho dimenticato
anche se tu, Capelli di Grano, corri con il vento
e il vento ti insegna a fuggire lontano lontano
Capelli di Grano, mi hai chiamato poeta
Il vento ti ha sconvolta con uno schiaffo
Capelli di Grano, ho affidato all’eco la verità
che ogni uomo è un poeta e farina del diavolo
Capelli di Grano, Capelli di Grano, Capelli di Grano
C’è un arcobaleno in questo momento e per sempre
e c’è una colomba in volo che sfida nuvole e pallottole
Capelli di Grano, io sono falco e marinaio sull’agnello
Credi davvero di poter amare uno un po’ così e così?
Capelli di Grano, Capelli di Grano, Capelli di Grano
Capelli di Grano, io sono falco e marinaio, cenere di vanità
Credi davvero di poter sopportare uno fuori di testa così?
Sei sempre tu il mio guaio, sempre tu la mia gioia,
il motivo che mi fa tornare con i piedi per terra
Per amarti non bisogna andar lontano, solo starti dietro
Lacrime sul grano
Non piangere, Capelli di Grano
Amo le tue lacrime,
fresche
come acqua di sorgente
mettono nei tuoi occhi un che
di languido
Non piangere
se mi son dimenticato
il giorno del tuo compleanno
Ma amo il bambinesco rossore
che si fa strada sul tuo viso
d’angelo in pena
Non piangere
Ma baciami tra le lacrime
e bagnami con quell’amore
che ancora di te non so
Il nostro amore o quel che era
Da quando ho conosciuto lei
non ragiono più, il cervello andato
Da quando mi ha portato al sole
nei campi di grano, il suo biondo
mi ha fatto cadere di bocca
la sigaretta
Il nostro amore così focoso!
Non ci avrei scommesso un dollaro,
o forse l’ho fatto
e non ricordo più bene niente
Il nostro amore o quel che era!
Giuro che è andata proprio così
Alla sua maniera lei mi ha abbracciato,
alla mia maniera ho ricambiato
lasciando le mani scivolar sui suoi fianchi
E’ stato un attimo, in un attimo
tutta la mia vita s’è illuminata
ed ho capito che non è bene giocare
con il fuoco
E’ bastato un momento
per capire che lei non ci stava
In un niente ho perso l’ultima sigaretta
Così violento, infiammante e devastante
questo amore, questo amore da coglioni
Dal nostro piccolo grande amore
non s’è salvato nemmeno un cane…
il bosco accanto al grano divorato dalle fiamme
e la mia guancia bollente e rossa, rossa
con le sue cinque dita su stampate
Fortuna che non le avevo ancor confessato
la sacra e santa verità, di volerla mollare
senza né “se” né “ma”, perché non mi va
una che non me la dà manco per pietà
Dimmi, dimmi, dimmi
Dimmi, dimmi, dimmi.
Se amor non hai
da darmi, dimmi allora
perché non un lamento
non un soffio di voce
non una sberla veloce
vien da te a dissacrare
il sacro mio inferno
fra turiboli e tabernacoli?
Forse ch’io
non grande abbastanza
alla Maestà dei tuoi occhi?
Se anche così fosse
non meriterei comunque
un bel calcio in culo
col piedino calzato
dentro a una scarpetta
di quelle di cristallo
che vanno tanto di moda?
Non chiedo poi molto
Se amor non ha da essere,
sia almeno l’odio imperituro,
odio che mano possa palpare
coi calli, a tutto insensibili.
Dimmi, dimmi perché
di silenzio le tempeste
che van formandosi
piano nelle nostre bocche.
Almeno tu! Tu che cantasti
la vergognosa mia virtù,
dimmi se ancor merito
quel che merito, struggimento
e patimento.
Il tuo cuore sexy
Portami a letto
e fammi un gioco d’amore
che mi strappi il cuore
dal petto.
Fammi un gioco
che mi faccia morire
e rinascere in te,
fra la seta delle tue gambe
e il velluto del tuo seno.
Non esitare proprio adesso
che non abbiamo niente da perdere:
abbiamo entrambi sofferto abbastanza
scavando fra i resti degli angeli
e i fuochi dei debiti,
delle preghiere inascoltate.
Spogliami di tutto
e portami nel tuo letto
di lenzuola candide e leggere.
Lascia le candele accese
e dammi un po’ di calore
in cambio di questa rosa rossa
che ti reco in dono.
Con me gioca pure sporco.
Lascia sulla mia pelle il segno,
fammi capire con durezza e dolcezza
che non è stata vana l’attesa.
Ho ancora molto da imparare.
L’amore prende e dà
ma mai in egual misura,
ed io non ben ho capito le donne,
i sogni e i desideri.
Spingimi al centro
dove più sexy è il tuo cuore,
e lasciami sognare di poter con te giocare
come un bambino, come un Re appena nato.
Battito
vetro infranto
in schegge taglienti
il cuore,
senza più il battito
Carezza
pazza carezza!
mai son stato
alla tua altezza
In noi
resistiamo in noi
per stare allo scherzo
che ci sa di paura
La nostra canzone
la nostra canzone
ch’era tanto bella
s’è persa, s’è persa
in un eterno ritornello
che noi non sappiamo
che non desideriamo
mettere fra le labbra
quando la notte
ci sorprende nudi soli
e sconvolti
Travolgente pettegolezzo
travolgente pettegolezzo
tracimante
allaga spirali
di ritorni di pazzia,
di nascosta ipocondria
Pozzo dei Desideri
soldino nel Pozzo dei Desideri
testa o croce?
e affonda la barchetta di carta
e presto si fa grigio pesto il cielo
e, e piove forte forte
e, e ogni schizzo una lacrima,
un sogno infranto
piovuto dall’Immenso
Destino
nel sogno del Destino
mi troverai addormentato
– crudele come te
Simile a un dio
Nella sinistra ebrietà di whisky,
nella destra fumo e odor di cordite;
simile a un dio in gramaglie,
però con le calze a rete
e lo spacco della gonna largo
Di segreti e di poeti
Un segreto dato (ceduto) al cuore d’un poeta è per sua natura soltanto una pallottola vagante che, prima o poi, nella schiena di qualcuno finirà conficcata.
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