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Fra le tue gambe poeta

Fra le tue gambe poeta

Poesie bonus per Donne e parole. Sulle orme di Leonard Cohen

Iannozzi Giuseppe

ANGELI DI COMPASSIONE

Mai hai compreso
degl’angeli la compassione,
mai hai compreso
che ha un suo senso la Notte
soltanto quando
nell’orgia di me e di te
affonda

Del Libro Sacro scontenta,
hai dimenticato
che a capo chino
sotto il pallore della Luna
si semina l’argento
sfidando
del vuoto eterno
la malizia

Pensi solo a te,
al gesso scolpito male
sul modello delle tue ossa,
e trovi che è abbastanza,
fin troppo da sopportare:
non sei ancora capace
di restaurare dalle macerie
lo splendore dell’amore,
perde così valore
ogni antico valore
e niente è mai qualcosa,
niente è mai una costola di Dio

FRA LE TUE GAMBE POETA

In un giorno di freddo qualunque
in mezzo alla nebbia della mezza
sognante e piangente
mi chiedesti d’esser il tuo poeta
Ti dissi che di spine si nutre la bellezza
e che mai han saputo le mie mani
raccogliere delle rose la delicatezza
senza violarle

Per Questo, per tutto questo hai benedetto l’uomo
e mandato al diavolo la scimmia della mia cultura

Non sei cambiata da allora,
sogni ancora a occhi aperti
come un’ape d’oro in cerca
della primavera,
del fiore più tenero

In un giorno qualunque
vuoto di luce, vuoto di buio
rimproverasti alla mia anima
di non conoscere le conseguenze
della profondità delle verità taciute

Per questo, per tutto questo ho amato
la saggezza esposta nella scollatura del tuo petto
continuando ad adorare maniaco l’ingenuità
sulle tue labbra verginali e carnali

Per tutto questo, per tutto questo
mai ho avuto il coraggio di confessarti
che il sole mai di me si sarebbe preso gioco

Per questo, per tutto questo hai benedetto l’uomo
e mandato al diavolo la scimmia della mia cultura

In un giorno qualunque, né freddo né caldo,
all’ombra della chiesa dei sacri tuoi avi,
rossa di rabbia, sicura di te come una dea
sulla mia fronte della volgarità scorgesti il segno
Da quel momento non ci fu più spazio
fra le tue gambe per la tristezza d’un poeta

Per questo, per tutto questo ancor vago
di landa in landa in cerca d’uno spiraglio di luce
in tutta fretta fuggito da una porta aperta

DIALOGO COI MORTI

In tanti hanno cantato
di cuori infranti
con facce da clown
per andare avanti con lo show

Dimmi ora
come prosegue
il Dialogo coi Morti
iniziato e mai terminato

Quando ci siamo conosciuti
avevo meno di te;
mi ritrovi oggi uguale
con meno ancora
e un teschio in mano
come Amleto;
sai tu forse dirmi
come è potuto accadere?

Ho un’idea bizzarra
che mi stampa un sorriso
da orecchio a orecchio,
ma non riesco ancora a capire

Le rose nel roseto sacro
che innaffiai con tanta cura
donando loro il letame migliore
son venute su gravide di spine;
e a ogni nuova stagione
ne partoriscono in quantità maggiore

Ho dimenticato di pregare,
e non sono stato il solo
Ho interrogato troppo a lungo
il volto ossuto che domani
di certo anch’io avrò,
e non sono stato perdonato

Sai tu forse dirmi
quando terminerà
il Dialogo coi Morti?

NON AVREMMO DOVUTO

Con l’antico vestito nero
venne in un giorno di sole
che non sembrava possibile
Con freddezza
raccolse la mano infantile
Dietro di sé
lasciò vaghe tracce di sgomento,
fece poi in fretta la nebbia
a piombare su tutto l’intorno

Il palloncino giallo gonfio di elio
impiccato ai cavi elettrici
ancora oscura il disco del sole,
quasi a ricordarci
che c’è stata innocenza
e tanta incoscienza

Mai avremmo dovuto lasciarla andare
Mai avremmo dovuto lasciarla sola

NON NE SONO STATO CAPACE

Terrò vivo il silenzio
Ogni tenerezza ha visto il centro
dell’Occhio del Grande Cinico,
e le suole bucate non aiutano in questo

I tesori raccolti ieri
giacciono adesso in fondo al mare
coi fantasmi che m’hanno conosciuto

Troppo per stupirmi ancora,
per cercare un altro porto
e un’altra donna da amare,
per un’ora almeno

A menadito conoscono i morti il futuro,
a chiare lettere è vergato nel Libro del Giudizio
E lungo le strade non uno che parli chiaro,
e tutti lo sanno di non avere scampo,
tutti lo sanno e tacciono

Sarei dovuto andarci cauto
E non ne sono stato capace

Alle Idi di Marzo ogni cosa avrà compimento
Se qualcuno può tirarsi fuori da questo impiccio
lo faccia ora e non si guardi alle spalle
In fondo, in fondo lo sapevamo dall’inizio
che Dio avrebbe baciato l’anello di Lucifero
Aveva visto giusto il vecchio Charlie
anche se aveva un bordello in testa
e nemmeno una nota di coraggio
per gli Scarafaggi

Ma ancora canta il Fantasma dell’Opera
Non è cambiata la sua voce
nel corso dei secoli, noi però
non siamo più qui

Sarei dovuto andarci cauto
coi movimenti di Marte

Sarei dovuto andarci cauto
E non ne sono stato capace,
non ne sono stato capace

NO CRISTI ZEN

Non seguendo le mode
con il sacco in spalla
in giro per il mondo,
lontano da croci e cristi,
prodigo di sorrisi
per un frivolo piacere
che tu, chino
sul tramonto dell’Occidente,
non puoi concepire,
solletico la panza in divenire

TI HO INCONTRATA IERI

Ti ho incontrata ieri
Ti ho ritrovata oggi
nel giorno primo
del calendario

Era ieri che alle mie labbra
chiedevi un bacio e una poesia
Ero così vicino all’Illuminazione,
ma è bastato un momento
perché la paura seppellisse
il mio cielo

Più folle d’ogni Re
entro ora in casa tua,
con la spada e nessun verso
E avrei potuto invitarti a ballare
o chiederti di tua madre
Ti ho invece strappato
di dosso le mutandine

Mai stato così tanto affamato
Per questo hai tutto dimenticato
eccetto il piacere dato

La poesia crudele e bella,
di certo la più perfetta
l’ho finalmente compresa
fra le tue gambe

ANDIAMO VIA

E adesso andiamo via,
abbiamo mandato al diavolo ogni cosa
nel pozzo del Paradiso Perduto;
abbiamo giocato a carte
e senza vergogna i polsi ci siamo tagliati;
non contenti abbiamo mostrato
segni del cielo e cicatrici sui nostri corpi nudi;
niente è servito, niente è bastato,
siamo ancora i cani randagi ch’eravamo

Vuoti di giudizio
con la testa in una bolla
ci siamo dati a noi
ed è stato lento suicidio,
stillicidio di stelle
Non un dio ha pianto su noi
figli di ingordi tagli
Eravamo preparati a questo:
ed allora perché non al silenzio?

Adesso andiamo, andiamo via
anche se manchiamo d’ogni cosa

COME SEMPRE

Come un diamante
Come un limone spremuto
Come un ago sottopelle
Come in un pagliaio

Come caramelle da uno sconosciuto,
o come un’enciclopedia aperta
che in fondo nessuno ha mai letto

Come un attacco di panico
Come l’ultima sigaretta

LA TUA CARNE

La noia al caffè
e le risate della gente ai tavolini
Io ammiravo solamente
la lunghezza delle tue gambe
Il cuore d’un maniaco al tuo fianco,
la mia mano sulla tua con la voglia
di commettere una pazzia,
di finire in manette nel tuo letto
nel nome della sacralità della carne

LA TUA NUDITÀ

Mai mi ha interessato
dell’anima la profondità
Non posso dire altrettanto
della tua selvaggia nudità
gettata su di me
come una cosa sporca,
come una cosa bella
che non si può comprare

BIONDO FIORE

Hai dimenticato
che in te sono stato
un momento, un’ingenuità,
una fragilità da sfruttare

Hai buttato tutto
il poco che ero,
e dovrei essere arrabbiato;
e invece a te ripenso
di tanto in tanto per una sega
scavando nella complicità
di quella giovane oscurità
che ieri ti sedusse,
mio biondo fiore

BALLERINA DEI SOGNI

Ballerina dei Sogni, il crepuscolo caduto su noi e le stelle già quasi tutte brillarelle, ma morde il freddo il didietro di buoni e cattivi; e pian piano si van corrompendo nella nebbie le luci del Natale, e con pesantezza le campane delle chiese bussano all’orecchio; non rimane che la notte, forse uno spicchio di Luna se saremo fortunati, chi può dirlo…! Un fiocco di neve forse cadrà, e domattina così ogni cosa coperta di bianca verginità. Aspettando del mattino la prima luce, Ballerina dei Sogni, in punta di piedi bacio ora la tua beltà.

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