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Dalle housewives del Midwest ai content creators: come ci influenzano i social media

Ieri domenica 25 giugno, a Passaggi FestivalGabriella Taddeo ha presentato il suo libro Persuasione digitale. Come persone, interfacce, algoritmi ci influenzano online (Guerini). L’autrice è ricercatrice in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso il dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino, insegnante di Teorie e tecnica dei media digitali e Sociologia della comunicazione nel corso di laurea in Scienza della Comunicazione nella stessa università. L’incontro si è tenuto alla Mediateca Montanari e l’autrice ha conversato con Fiamma Goretti, esperta di comunicazione e campagne sociali.

Il ruolo degli influencer

Lo scopo del libro, ha spiegato Gabriella Taddeo, è quello di capire cosa c’è alla base degli effetti e delle conseguenze dei social media e come veniamo indirizzati verso un particolare tipo di contenuto. Persone, interfacce ad algoritmi ci influenzano con tecniche di persuasione già note agli uomini e usate da sempre e che sono state sempre di più incrementate.
Partendo da uno dei primi pilastri del libro, il lavoro degli influencer si basa sul capire immediatamente le tendenze ed interpretarle giorno per giorno. Per fare ciò, studiano le reazioni dei propri follower: Il nostro ruolo di utente è fondamentale, in quanto persino brevissimi attimi di interesse vengono presi in considerazione e analizzati. Gli influencer cercano di stabilire un rapporto di massa lavorando anche sul piano delle emozioni, mostrando fallimento, tristezza e fragilità “estetizzata”, mostrandosi vicini ai propri spettatori. Questo ruolo di opinion leader era in passato ricoperto dalle note casalinghe: studi degli anni ‘50 dimostrano che al tempo la popolazione veniva influenzata più che dalle pubblicità, dalle note casalinghe del Midwest, alle quali veniva data la propria fiducia perché rappresentavano persone conosciute e con cui si poteva dialogare.

Gli effetti dell’imitazione

Imitare i comportamenti visti in rete presenta sicuramente lati negativi, ma ce ne sono anche di positivi. Gli influencer non solo danno consigli su prodotti, locali e destinazioni, ma anche su atteggiamenti da tenere e modi di vivere. Uno di questi è la ora nota body positivity, la quale promuove l’amore per il proprio corpo e la sicurezza di sé. In diversi casi anche questa viene estetizzata, in quanto i content creator creano un compromesso tra realtà ed estetica. L’autrice ha sottolineato un altro aspetto positivo, quello dell’instant learning: diversi creator in modo simpatico e leggero parlano di elementi culturali e del loro apprendimento.

Le interfacce fisiche e digitali

L’interfaccia è la superficie che mette in comunicazione due o più attori e può comprendere anche luoghi fisici. Ad esempio, le stazioni sono interfacce realizzate per il transito e il continuo flusso di persone, non sono luoghi pensati per la socialità, per questo sono prive di panchine su cui sedersi e parlare. Allo stesso modo, le interfacce dei social sono costruite minuziosamente per ottenere effetti e reazioni desiderate: la responsabilità nel continuare ad interagire è nostra, ma i designer fanno in modo di mostrare contenuti in loop, di far apparire ulteriori argomenti. Le interfacce hanno un ruolo molto importante nell’indirizzare la nostra navigazione ma possiamo in qualche modo “ribellarci” a questi meccanismi. Quando su Whatsapp è nata la possibilità di vedere quando la persona con cui si sta conversando visualizza il messaggio, si è creato un immediato movimento di critica per cui, poche settimane dopo l’aggiornamento, la piattaforma ha rivisto questo cambiamento e l’impostazione ora può essere cambiata. Le interfacce sono in continuo rinnovamento, chi le predispone deve studiare cosa funziona e cosa crea disagio.

La realtà attraverso le app di dating

Le interfacce ci restituiscono un’idea del mondo e della realtà. Un esempio sono le app di dating che a seconda del loro design danno una direzione ideologica e valoriale a quello che sarà l’incontro dell’utente. Gabriella Taddeo ne ha analizzate tre. La prima è Meetic, costruita come un catalogo dove abbiamo per ogni possibile partner una serie ricca di informazioni per cui siamo portati a ponderare molto bene le nostre scelte per una relazione sentimentale con maggiore durata. La seconda è Tinder, la quale mostra un singolo possibile partner alla volta, in maniera sintetica senza dettagli di tipo testuale o analitico. L’interfaccia prevede il gesto di sfogliare in maniera leggera tra i possibili partner e suggerisce di cogliere l’attimo con chi è in zona tramite la geolocalizzazione. L’ultima è Shake your date, nella quale si deve scuotere il telefono ed affidarsi al caso; l’incontro è un gioco, liberato dalle solite responsabilità, con un’idea leggera e deresponsabilizzata.

Gli effetti sul libro e sul macro

L’ultimo pilastro, ha spiegato Gabriella Taddeo, è quello degli algoritmi. Le AI hanno effetti sul piccolo e sul grande. Nel primo caso parliamo di algoritmi che influenzano la nostra vita privata, che ci suggeriscono un certo tipo di contenuti in base alle nostre visualizzazioni. Sono estremamente sensibili e possono essere ricalibrati semplicemente cercando un differente argomento. Nel secondo caso parliamo degli effetti sul sociale per i quali sono nati dibattiti riguardo la loro efficienza, se sono in grado di sopportare l’irrazionalità dell’uomo, se funzioneranno per il nostro bene e se verremo sostituiti da macchine o da persone che spiccheranno per creatività.

L’autrice infine sottolinea l’importante ruolo dell’educazione da parte delle istituzioni nel riconoscere questi meccanismi ed individuarli. Non apprenderli e rifiutarsi di partecipare non ci aiuterà a capire che cosa diventerà questo mondo.

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