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Raccontare la scienza ai bambini con Niccolò Tartaglia


A Passaggi Festival 2023
, venerdì 23 giugno, Guido Quarzo, insegnante e scrittore, e Anna Vivarelli, hanno presentato il loro libro Il mio nome è Tartaglia (Editoriale Scienza), conversando con Valeria Patregnani, direttrice del Sistema Bibliotecario di Fano. L’incontro si è svolto presso la Mediateca Montanari, nell’ambito della rassegna Piccoli asSaggi-Saggistica per diventare grandi.

Due autori per ragazzi

Entrambi torinesi e grandi autori di letteratura per ragazzi, Guido Quarzo e Anna Vivarelli, decisero di scrivere insieme un libro che potesse narrare in maniera semplice, anche attraverso illustrazioni, alcune vicende di un personaggio legato al mondo scientifico. La scelta di Tartaglia nacque per puro caso. Si trovavano proprio a Brescia per partecipare ad un festival, entrambi con i propri libri, quando si imbatterono in questa figura storica, che colse subito la loro attenzione.
L’amicizia tra i due autori nacque in maniera particolare: fondarono insieme una compagnia teatrale, lui scriveva i testi e lei era un’attrice, oltre che una scrittrice di romanzi più complessi rispetto a quello in questione. Oltre ad essere entrambi amanti della scrittura, passione che deriva loro dalle scuole medie, sono accomunati dall’amore per la lettura. Spesso infatti sono soliti incontrarsi in un bar o fare una passeggiata, parlando di libri. Tutto ciò che viene letto durante la propria vita si deposita nella propria mente, divenendo un notevole bagaglio culturale, un deposito che sarà utile nel momento in cui si vorrà, magari, scrivere un libro. E così è stato per Guido e Anna. I maggiori spunti letterali sono stati tratti dalle letture di una vita, oltre che, ovviamente, dai testi di Tartaglia stesso e da quelli ambientati nel Cinquecento.

Perché proprio Tartaglia?

Niccolò Fontana è stato un matematico italiano, ricordato per la scoperta della tabella binomiale che porta il suo nome (il triangolo di Tartaglia) e per il decisivo contributo apportato alla formulazione risolutiva delle equazioni algebriche di terzo grado.
Durante il sacco di Brescia da parte dei francesi, il 19 febbraio 1512, con la famiglia si rifugiò nel duomo vecchio di Brescia, ma essi furono seguiti fin lì e quindi aggrediti. Niccolò subì una frattura al cranio e lesioni a mascella e palato; sopravvisse grazie alle cure della madre, che puliva le ferite con semplice acqua, non avendo denaro per comprare medicinali, ma gli rimase una evidente difficoltà ad articolare le parole. Per questo iniziarono a chiamarlo con il soprannome “Tartaglia“, che accettò e lui stesso utilizzò tutta la vita per firmare le sue opere. Niccolò partecipò a molti duelli e sfide matematiche. Proprio per questa sua problematica insisteva affinché fossero svolte per iscritto, ma i suoi avversari preferivano la forma orale. Lui aveva in odio “la parola detta”, ma non “la parola scritta”, infatti, molte informazioni sulla sua vita ci sono giunte perché inserite da lui stesso nel suo trattato sui cannoni.
Mescolando dati storici e personaggi inventati, gli autori hanno immaginato come il giovane Niccolò sia riuscito a fare della sua ferita un punto di forza, a imparare a leggere e a scrivere senza frequentare la scuola; come abbia vagheggiato di fabbricare un automa ispirandosi al grande Leonardo da Vinci, e come infine sia riuscito a ottenere un prestigioso incarico di insegnante a Venezia. Una battaglia esemplare, combattuta con le armi della curiosità, dello studio e della determinazione. Proprio per questo Il mio nome è Tartaglia può essere considerato un romanzo di formazione. Qui il personaggio viene accompagnato fino alla soglia dell’età adulta, perciò tutto ciò per cui è diventato famoso non viene raccontato.

L’importanza delle illustrazioni

Mentre Anna e Guido si sono occupati della ricerca storica, Silvia Mauri, l’illustratrice, si è occupata della ricerca iconografica. Sia la scrittura che il disegno richiedono un notevole lavoro e studio. Le illustrazioni offrono uno sfondo visivo estremamente chiaro della vita del Cinquecento. La lettura di libri illustrati è un valore aggiunto alla formazione di un bambino, anche perché lo induce a riflettere su quanto letto e a rielaborarne il contenuto. Attraverso questa rilettura del testo si attiva la riflessione e la interiorizzazione dei contenuti veicolati dal testo stesso e dall’immagine. Si sviluppa, quindi, la capacità critica del bambino, sempre più protagonista delle realtà in cui vive.
Gli autori sono molto soddisfatti del libro da ogni punto di vista, sia per quanto riguarda la storia, sia l’impaginazione e la copertina.

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