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Borges, il poeta della disumanità e della nostalgia _ Articolo

Borges, il poeta della disumanità e della nostalgia

Borges è il poeta dell’essenziale e della disumanità insita in ogni purezza, apparente, di fronte alla totalità della vita. Soltanto letture superficiali della sua opera possono fare di Borges il simbolo e il cantore di una raffinatezza manieristica impermeabile ai sentimenti, espressione di un compiaciuto artificio, di una letterarietà superba ed estranea alla vita. Anzi, Borges è il cantore della nostalgia della vita, della sua semplicità profonda e struggente, della sua verità inattingibile e perduta. C’è una malinconia del mutamento che attraversa la sua poesia e il suo pensiero. Borges amava il tango che, come ha scritto Enrique Santos Discepolo, musicista, compositore e regista argentino, è «pensiero triste che si balla»; una danza che è una “grazia rara” che si accompagna al dono dell’istante, all’epica di un riscatto, forse, impossibile, al sogno di una liberazione sempre di là da venire.

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La sfida posta dal “Tempo”, il suo trascorrere, ha un ruolo fondamentale anche nella storia delle religioni, in cui c’è una sorta di “rispetto per il tempo”, per non perdersi nell’indistinto, attraverso la periodicità e la ricorrenza delle festività, dei cicli solari e lunari. Elementi che, come ha insegnato Mircea Eliade, servono a rompere l’omogeneità del tempo e a costruire una porzione della sua sacralità.

La Bibbia è stata una presenza costante nella vita di Borges che riteneva vi fosse un trittico di storie capitali nella storia dell’umanità: l’Iliade, l’Odissea e, quello che chiamava il terzo “poema”: le storie bibliche, appunto. La sua era una vera passione per la Bibbia. In Siete conversaciones con Borges, lo scrittore afferma: «Di tutti i libri della Bibbia quelli che mi hanno impressionato sono il libro di Giobbe, l’Ecclesiaste (o Qohelet), i Vangeli. Sarebbe troppo complicato seguire tutti i passaggi evocati da Borges nella sua opera, tratti dalla Bibbia, le immagini, le figure, i personaggi. Molte sue opere sono dei veri e propri commenti e interpretazioni dei testi biblici. Penso in particolare a L’Aleph. Caino e Abele, il tema della colpa. Il volto di Cristo che è da ricercare negli specchi ove si riflettono i volti umani. Il termine “parola”, logos, davar, Wort, che Goethe, nel Faust tradurrà come forza, atto, (proprio come la parola davar, che in ebraico significa parola e cosa), è al centro di profonde analisi e meditazioni da parte di Borges. Non sono solo codici linguistici. A più riprese Borges aveva espresso il suo desidero di essere ebreo. Borges nutriva una vera fascinazione per il misticismo ebraico e per la Qabbalah.

Al momento della morte, accanto al letto, aveva il  Livre de Poche  di  Voltaire e i Frammenti di Novalis. 


  • Borges, il poeta della disumanità e della nostalgia _ Articolo

    Borges, il poeta della disumanità e della nostalgia

    Borges è il poeta dell’essenziale e della disumanità insita in ogni purezza, apparente, di fronte alla totalità della vita. Soltanto letture superficiali della sua opera possono fare di Borges il simbolo e il cantore di una raffinatezza manieristica impermeabile ai sentimenti, espressione di un compiaciuto artificio, di una letterarietà superba ed estranea alla vita. Anzi, Borges è il cantore della nostalgia della vita, della sua semplicità profonda e struggente, della sua verità inattingibile e perduta. C’è una malinconia del mutamento che attraversa la sua poesia e il suo pensiero. Borges amava il tango che, come ha scritto Enrique Santos Discepolo, musicista, compositore e regista argentino, è «pensiero triste che si balla»; una danza che è una “grazia rara” che si accompagna al dono dell’istante, all’epica di un riscatto, forse, impossibile, al sogno di una liberazione sempre di là da venire.

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    La sfida posta dal “Tempo”, il suo trascorrere, ha un ruolo fondamentale anche nella storia delle religioni, in cui c’è una sorta di “rispetto per il tempo”, per non perdersi nell’indistinto, attraverso la periodicità e la ricorrenza delle festività, dei cicli solari e lunari. Elementi che, come ha insegnato Mircea Eliade, servono a rompere l’omogeneità del tempo e a costruire una porzione della sua sacralità.

    La Bibbia è stata una presenza costante nella vita di Borges che riteneva vi fosse un trittico di storie capitali nella storia dell’umanità: l’Iliade, l’Odissea e, quello che chiamava il terzo “poema”: le storie bibliche, appunto. La sua era una vera passione per la Bibbia. In Siete conversaciones con Borges, lo scrittore afferma: «Di tutti i libri della Bibbia quelli che mi hanno impressionato sono il libro di Giobbe, l’Ecclesiaste (o Qohelet), i Vangeli. Sarebbe troppo complicato seguire tutti i passaggi evocati da Borges nella sua opera, tratti dalla Bibbia, le immagini, le figure, i personaggi. Molte sue opere sono dei veri e propri commenti e interpretazioni dei testi biblici. Penso in particolare a L’Aleph. Caino e Abele, il tema della colpa. Il volto di Cristo che è da ricercare negli specchi ove si riflettono i volti umani. Il termine “parola”, logos, davar, Wort, che Goethe, nel Faust tradurrà come forza, atto, (proprio come la parola davar, che in ebraico significa parola e cosa), è al centro di profonde analisi e meditazioni da parte di Borges. Non sono solo codici linguistici. A più riprese Borges aveva espresso il suo desidero di essere ebreo. Borges nutriva una vera fascinazione per il misticismo ebraico e per la Qabbalah.

    Al momento della morte, accanto al letto, aveva il  Livre de Poche  di  Voltaire e i Frammenti di Novalis. 

    https://youtu.be/Bfuie13OGIY


  • I consigli di lettura dello scrittore argentino Jorge Luis Borges – Biblioteca di Babele (F.M.R.)

    I consigli di lettura dello scrittore argentino Jorge Luis Borges

    Jorge Luis Borges, Biblioteca di Babele

    Borges è stato scrittore immaginifico e grande lettore, ma soprattutto responsabile della prestigiosa Biblioteca Nazionale di Buenos Aires. È dunque l’interlocutore perfetto cui rivolgersi in cerca di suggerimenti di lettura in vista del periodo estivo ormai iniziato. Celebre la sua libreria ideale composta di 74 titoli per la casa editrice Hyspamérica. In Italia con l’editore e amico Franco Maria Ricci ha creato una collana del fantastico che offre molti spunti originali e inediti, tra grandi classici e autori da riscoprire…

    Link

    La Biblioteca di Babele – collana completa (ed.I)

    1975-1985

    Link all’acquisto dal sito

    Ogni grande scrittore comincia con l’essere un grande lettore, e va componendosi nel corso degli anni un suo personale florilegio di preferenze e di esclusioni. Direttore della Biblioteca Nazionale di Buenos Aires nella quale sembra esistano libri introvabili in altre parti del mondo, Jorge Luis Borges, lettore onnivoro, approfittò di quell’abbondanza libraria per montare e offrire ai suoi ammaliati lettori antologie sorprendenti per erudizione e ironia. Dall’incontro tra Franco Maria Ricci e Jorge Luis Borges nacque l’idea della compilazione della sua biblioteca ideale, una raccolta delle sue letture preferite. London, Chesterton, James Stevenson, Kafka, Kipling e altri convivono in quest’antologia che raccoglie il meglio della letteratura fantastica. Ispirato dal titolo di uno dei più bei racconti borgesiani, la collana venne chiamata “La Biblioteca di Babele”, è ormai un classico letterario, e insieme uno dei monumenti più affettuosi al grande bibliotecario di Buenos Aires.

    Elenco Completo

    La Collana, Wikipedia

    https://youtu.be/9Ya7titX0MA
    https://youtu.be/q2L_6zOZyaw


  • Isola di San Giorgio – Fondazione Cini – Labirinto di Borges

    Labirinto di Jorge Luis Borges

    Labirinto di Borges dal Campanile di San Giorgio Maggiore

    È tra i luoghi più affascinanti di Venezia, sull’Isola di San Giorgio, dedicato a uno degli scrittori e poeti più influenti del Novecento: si tratta del Labirinto Borges, realizzato nel 2011 dalla Fondazione Giorgio Cini su progetto dell’architetto inglese Randoll Coate, un omaggio a Jorge Luis Borges e in particolare a una sua opera, Il giardino dei sentieri che si biforcano. Il labirinto, realizzato per volere della vedova di Borges Maria Kodama, finora è stato fruibile solo dall’alto, dal terrazzo del Centro Branca, da cui è possibile scorgere, tra le oltre 3200 piante di bosso alte novanta centimetri, una serie di simboli che richiamano le opere di Borges: un bastone, gli specchi, due clessidre, un enorme punto di domanda, la tigre, il nome Jorge Luis e le iniziali di Maria Kodama, con siepi disposte in modo da formare il nome Borges. Un luogo, questo, in cui finalmente sarà possibile immergersi, perdersi, disorientarsi e ritrovarsi: dal prossimo 11 giugno infatti il Labirinto aprirà per la prima volta al pubblico, un’occasione speciale per celebrare il decennale della sua creazione, i 35 anni dalla scomparsa di Borges e i 70 anni della Fondazione Giorgio Cini. Con un progetto speciale: sarà possibile visitare il Labirinto accompagnati dalle musiche appositamente composte da Antonio Fresa, eseguite e registrate con l’Orchestra del Teatro La Fenice.

    Link

    Vista sul Labirinto e la Fondazione Cini dal Campanile di San Giorgio Maggiore

    “Per me questo è un progetto meraviglioso, è un regalo magico che mi fece, dopo la morte di Borges, Randoll Coate, un architetto inglese di labirinti che ha conosciuto Borges molti anni fa in Argentina”, ma mai, racconta così Maria Per me questo è un progetto meraviglioso, è un regalo magico che mi fece, dopo la morte di Borges, Randoll Coate, un architetto inglese di labirinti che ha conosciuto Borges molti anni fa in Argentina”, mamairacconta così Maria Kodama la nascita del Labirinto Borges. Questo labirinto che si è fatto qui a Venezia, perché Venezia era una delle città più amate o tra le più amate da Borges, è una città labirinto, è una città unica di una delicatezza e una complessità sottili e meravigliosa, con una storia altrettanto meravigliosa. Venezia quindi è la città che, per sua natura, è stata deputata ad accogliere un’opera dedicata a Borges, in qualche modo vicina allo stile e all’opera dell’autore argentino: non a caso Randoll Coate ha scelto di omaggiare, con il suo Labirinto,Il giardino dei sentieri che si biforcano, racconto del 1941 ambientato durante la Prima Guerra Mondiale che si sviluppa come un enigma il cui mistero, proprio sotto forma di simboli e di un labirinto, viene svelato solo alla fine.“Il giardino dei sentieri che si biforcano è un enorme indovinello, o parabola, il cui tema è il tempo: è questa causa recondita a vietare la menzione del suo nome”, scrive Borges ne Il giardino dei sentieri che si biforcano“Omettere sempre una parola, ricorrere a metafore inette e a perifrasi evidenti, è forse il modo più enfatico di indicarla. È il modo tortuoso che preferì, in ciascun meandro del suo infaticabile romanzo, l’obliquo Ts’ui Pen”. labirinto, è una città unica di una delicatezza e una complessità sottili e meravigliosa, con una storia altrettanto meravigliosa”. Venezia quindi è la città che, per sua natura, è stata deputata ad accogliere un’opera dedicata a Borges, in qualche modo vicina allo stile e all’opera dell’autore argentino: non a caso Randoll Coate ha scelto di omaggiare, con il suo Labirinto,Il giardino dei sentieri che si biforcano, racconto del 1941 ambientato durante la Prima Guerra Mondiale che si sviluppa come un enigma il cui mistero, proprio sotto forma di simboli e di un labirinto, viene svelato solo alla fine.“Il giardino dei sentieri che si biforcano è un enorme indovinello, o parabola, il cui tema è il tempo: è questa causa recondita a vietare la menzione del suo nome”, scrive Borges ne Il giardino dei sentieri che si biforcano. “Omettere sempre una parola, ricorrere a metafore inette e a perifrasi evidenti, è forse il modo più enfatico di indicarla. È il modo tortuoso che preferì, in ciascun meandro del suo infaticabile romanzo, l’obliquo Ts’ui Pen”.


  • Il Vangelo secondo Borges _ Domenico Porzio

    Il Vangelo secondo Borges (1971/72)

    Locandina

    Copione

    Regia: Franco Enriquez

    Per Jorge Luis Borges le frontiere sono sempre mobili ed esili: non c’è mai una cortina di ferro tra verità e finzione, tra veglia e sogno, tra realtà e immaginazione, tra razionalità e sentimento, tra essenzialità e ramificazione, tra concreto e astratto, tra teologia e letteratura fantastica, tra icasticità anglosassone ed enfasi barocca… Le due parabole gemelle che chiudono il Discorso della Montagna di Gesù ( Matteo 7,24-27), ove di scena sono i due costruttori antitetici sulla roccia e sulla sabbia, vengono così ribaltate ma neanche smentite da Borges nel suo programma esistenziale e letterario globale: «Nulla si edifica sulla pietra, tutto sulla sabbia, ma dobbiamo edificare come se la sabbia fosse pietra». E alla fine fiorisce il paradosso supremo: «La vita è troppo povera per non essere anche immortale ».

    Link
    https://youtu.be/6bMJ8s2iXFg


    https://youtu.be/Ghdv10FZ0ms


  • Libri per Natale: Vargas Llosa racconta Borges –

    Mezzo Secolo con Borges



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