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Truffare o ricattare un investitore con obbligazioni subordinate e azioni

Molti investitori hanno perso denaro investendo in azione e/o Obbligazioni Subordinate nella Banca delle Marche, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Chieti e Cassa di Risparmio di Ferrara. Oltre ai clienti anche i dipendenti hanno perso i propri risparmi, si parla di oltre il 70% dei dipendenti.

Cosa sono le azioni e le obbligazioni subordinate

Un’azione è un titolo che rappresenta una quota della proprietà di una società per azioni. Quando si compra un’azione di una società si diventa azionisti dell’azienda e si partecipa al capitale di rischio e di conseguenza ci si sottopone a una maggiore incertezza, in cambio di rendimenti probabilmente più elevati.

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Invece, l’obbligazione è un titolo di credito. Chi acquista un’obbligazione compra parte del debito ad esempio di una società e ne diventa soltanto creditore. In teoria dunque, a meno di un default della società, il creditore deve riavere a una scadenza prefissata il capitale sottoscritto più gli interessi previsti dal contratto.

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Con il termine obbligazioni Subordinate si intende quella tipologia di bond il cui rimborso, nel caso di liquidazione o fallimento dell’emittente, avviene solo dopo i creditori ordinari, comprese, quindi anche le normali obbligazioni definite senior. Una caratteristica delle obbligazioni subordinate bancarie è che il loro rimborso è subordinato ad autorizzazione da parte di Banca d’Italia. Si tratta di titoli con rischio più elevato rispetto a quello delle obbligazioni ordinarie e caratterizzate pertanto da maggior rendimento. Se la banca è insolvente o fallisce, le obbligazioni subordinate come le azioni il valore verso zero. Per la banca si tratta di un’alternativa meno costosa rispetto al collocamento di azioni.

Tipologie di obbligazioni subordinate in circolazione

Esistono diverse tipologie di obbligazioni subordinate e ad ognuna delle quali si accompagnano diverse caratteristiche finanziarie. Ci sono ancora in circolazione 4 categorie di obbligazioni subordinate:

  • Le obbligazioni subordinate Tier 1. Sono le più rischiose e in caso di insolvenza si rischia il 100% del capitale investito. L’emittente può differire o addirittura cancellare una cedola in particolari situazioni, ma può anche decurtare il capitale in caso di difficolta.
  • Le obbligazioni subordinate Upper Tier 2. Sono dopo le Tier 1 quelle più rischiosi. Hanno durata minima di 10 anni. In caso di insolvenza si rischia il 100% del capitale investito. Nel caso di andamenti negativi non prevedono la cancellazione delle cedole, ma solo la sospensione temporanea e il pagamento il primo anno di utile. Vengono rimborsate prima rispetto alle azioni ed alle obbligazioni Tier I.
  • Le obbligazioni subordinate Lower Tier 2. Sono meno rischiose delle due tipologie precedenti e hanno una scadenza intorno ai 10 anni. Le cedole vengono bloccate solo quando si manifesti un grave caso di insolvenza. E’ previsto anche la possibilità di rimborso anticipato, che può avvenire solo su iniziativa dell’emittente previa autorizzazione della Banca d’Italia..
  • Le obbligazioni subordinate Tier 3. Sono la tipologia meno rischiosa e quindi anche meno remunerativa. Hanno scadenza breve di solito dai 2 ai 4 anni. Nel caso di perdite l’emittente non potrà utilizzare le somme dei titoli per fare fronte alle perdite stesse.

Con l’entrata in vigore di Basilea 2 e di Basilea 3 sono avvenuti dei cambiamenti tra le tipologie di obbligazioni subordinate. Sono passate da 4 categorie a solo 2, che sono le obbligazioni subordinate Tier 1 e le obbligazioni subordinate Tier 2.

Vantaggi dell’investimento in obbligazioni subordinate

Come in qualsiasi altro investimento rischioso, che siano azioni, derivati, petrolio, oro, opere d’arte, ma anche molti altri, il principale vantaggio è il rendimento più elevato che tale investimenti può offrire rispetto ad un investimento senza rischio, anche se nella realtà non esistono investimenti free risk. Anche nel caso dell’investimento in obbligazioni subordinate è il rendimento il vantaggio principale.

Svantaggi dell’investimento in obbligazioni subordinate

Prima di investire in obbligazioni subordinate è opportuno tener conto di alcuni fattori importanti, tra cui possiamo menzionare:

  • La complessità e la difficolta di inquadratura delle caratteristiche di tali titoli
  • L’elevato rischio di credito che tale investimento comporta
  • La difficolta di stimare il rendimento dell’investimento, dal momento che non si conosce con certezza la sua scadenza.
  • La bassa liquidita, che li rende difficili da acquistare e da vendere.
  • La difficolta di diversificare il rischio, nel caso di un portafoglio obbligazionario

Quando lo stato tutela il risparmiatore e quando tutela l’investitore

Se un soggetto investe in azioni, deve sapere che il rischio è elevato e quindi può perdere l’intero capitale investito. Ma anche se investe in titoli di stato greco, oppure in obbligazioni subordinate deve sapere che tali investimenti non sono senza rischio.

Si definisce risparmiatore chi tiene i risparmi nel conto corrente e lo stato lo tutela fino a 100 mila Euro. Chi, invece, investe in azioni, obbligazioni, derivati, commodities, opere d’arte o altri prodotti rischiosi di investimento non è più un risparmiatore, ma è un investitore. L’investitore acquista dei prodotti finanziari con l’obiettivo di generare guadagni. Se il guadagno è individuale per un investitore, la perdita non può essere collettiva e lo stato, cioè in ultima istanza i contribuenti, non possono rimborsare tutti gli investitori che sono in perdita. Ad esempio lo stato non può rimborsare chi ha venduto case e appartamenti ad un prezzo inferiore a quello che acquisto, oppure chi ha perso con l’investimento in obbligazioni subordinate oppure chi ha perso con l’investimento azionario.

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Il problema sorge nel momento in cui il cliente investitore viene truffato e/o ricattato dalla propria banca ed è anche in questo caso che lo stato deve intervenire per tutelare l’investitore. Lo stato, però, con le sue istituzione e leggi, interviene sole se si riesce a dimostrare l’accaduto da parte del cliente.

Casi di truffe e/o ricatti stanno emergendo dalla vicenda della Banca delle Marche, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Chieti e Cassa di Risparmio di Ferrara. Dalle accuse risultano che molti clienti, che avevano investito in azioni e/o obbligazioni subordinate, erano ignari del rischio assunto.

Chi ha venduto le azioni e le obbligazioni subordinate ai clienti ignari del rischio

In banca, come in qualsiasi altra azienda, esiste una gerarchia di ruoli. Ogni dipendente in banca prende dei ordini dal proprio superiore diretto, che a sua volta prende ordini da un dirigente di più alto livello e cosi via. I dirigenti dei più alti livelli fissano i target in termini di ammontare, in termini di prodotti ecc. che la filiale di banca e che il dipendente deve raggiungere.

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Come in ogni azienda, anche in banca ci dipendenti che conoscono bene le caratteristiche dei prodotti finanziari e assicurativi che offrono e ci sono dipendenti non conoscono le caratteristiche.

Se le accuse fossero vere, nel caso dei dipendenti della Banca delle Marche, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Chieti e Cassa di Risparmio di Ferrara, in linea generale si possono essere verificati tre possibili scenari:

  • Nel primo scenario abbiamo un dipendente che conosceva bene le caratteristiche dei prodotti che vendeva. Lui vendeva i prodotti finanziari in base al tipo di clientela. Chi comprendeva e tollerava maggior rischio aveva accesso a prodotti più rischiosi. Questo dipendente con maggiore probabilità veniva penalizzato e forse perdeva anche il proprio lavoro per non aver raggiunto gli obiettivi.
  • Nel secondo scenario il dipendente conosceva bene le caratteristiche dei prodotti che vendeva. Lui per raggiungere i target imposti dalla direzione e quindi ricevere anche dei bonus, vendeva i prodotti finanziari alla propria clientela, dicendo che erano sicurissimi. Sicuramente per se stesso o i suoi famigliari non comprava tali prodotti, a meno che non accettava di assumere più rischio per guadagnare di più.
  • Nel terzo scenario c’era il dipendente che non conosceva le caratteristiche dei prodotti che vendeva. Lui per raggiungere i target imposti dalla direzione e quindi ricevere anche dei bonus, non solo vendeva i prodotti finanziari alla propria clientela senza nessuna distinzione, ma li comprava anche per se stesso e li faceva comprare anche i propri famigliari.

In base alle accuse, le ultime due tipologie di dipendenti, su ordine dei dirigenti, hanno venduto le obbligazioni subordinate e le azioni ai clienti della banca usando tecniche non legali.

Chi ha acquistato le azioni e le obbligazioni subordinate

Le obbligazioni subordinate e le azioni sono state acquistate principalmente da tre categorie di clienti:

  1. I clienti che avevano risparmi depositati in banca
  2. I clienti che non avevano risparmi, ma anzi si volevano indebitare ad esempio per comprare casa oppure erano già indebitati
  3. I dipendenti bancari

Sicuramente in tutte e tre le categorie c’erano investitori che sapevano in cosa stavano investendo, ma dalle accuse risulta che c’erano anche investitori ignari del rischio assunto, perché le banche avevano usate tecniche “persuasive” per farle acquistare tali prodotti rischiosi da parte della clientela.

Come hanno venduto le azioni e le obbligazioni subordinate ai clienti ignari del rischio

Nella prima categoria di clienti, la tecnica utilizzata da parte dei dipendenti bancari può essere stata quella di truffare il cliente, convincendolo che i prodotti non erano affatto rischiosi ed in più offrivano un buon rendimento.

Quando penso alla prima tipologia di clientela mi ricordo una situazione analoga, in cui mi sono trovato una decina di anni fa, quando una dipendente della banca in cui avevo appena aperto un conto corrente provò a truffarmi.

Lei mi offri di investire una parte dei miei risparmi che detenevo in conto corrente, in fondi comuni azionari. Tutto il tempo era sorridente e sicura di quello che diceva, inspirando fiducia. Praticamente la dipendente di banca mi spiegò che investire i soldi in un fondo comune azionario è la stessa cosa come tenere i soldi in un salvadanaio, quindi sono sicuri al 100%. Invece, tenere i soldi in conto corrente, comporta solo perdite per colpa dello stato, e se oggi ho 100 domani avrò 90 e cosi via.

E’ vero che nei contratti e i documenti che avrei dovuto firmare sarebbe stato scritto che l’investimento azionario è rischioso e che potevo perdere l’intero capitale, ma di solito la maggior parte delle persone non legge tutto ciò, non solo perché sono tante pagine con clausole scritte in piccolo, ma anche se li leggesse non capirebbe niente.

Nella seconda categoria di clienti, facendo riferimento alle accuse, la tecnica utilizzata da parte dei dipendenti bancari è stata quella di ricattare il cliente. I dipendenti delle suddette banche hanno venduto questi prodotti finanziari a chi era andato in banca per ottenere un mutuo per comprare una casa e quindi di soldi da investire non ne aveva, oppure a chi voleva rinnovare il fido.

Praticamente se Tizio andava in banca a chiedere un mutuo 100.000 Euro per comprare casa, il dipendente bancario li offriva 120.000 Euro a condizione che 20.000 Euro dovevano essere investiti in azioni e/o obbligazioni subordinate emessi dalla stessa banca.

Quando una persona si trova in difficolta economiche è più facile che accetta queste forme di ricatto e non va a denunciare il ricatto. Se il cliente andava a fare la denuncia probabilmente non avrebbe ottenuto il mutuo e non avrebbe potuto comprare casa.

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Anche una parte rilevante dei dipendenti, che fanno parte del terza categoria di clienti, ha comprato questi prodotti. Si parla di 70% dei dipendenti di Banca delle Marche, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara. In molti casi l’acquisto può essere avvenuto per ignoranza nel stimare il reale rischio dell’investimento, ma in altri casi non si può escludere che siano stati obbligati a investire per non perdere il posto di lavoro.

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Chi dei clienti che ha investito in azioni e/o obbligazioni subordinate sarà rimborsato

Per la stragrande maggioranza dei clienti investitori, che hanno investito il proprio denaro in azioni e/o obbligazioni subordinate nella Banca delle Marche, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Chieti e Cassa di Risparmio di Ferrara, non ci sarà nessun rimborso. Cosi chi ha investito in azioni e/o obbligazioni subordinate delle suddette banche avrà perso i propri risparmi e/o una parte del prestito e basta.

E’ difficile dimostrare che il dipendente in banca non ha spiegato o ha spiegato in modo fraudolente le caratteristiche del prodotto finanziario con lo scopo di farlo acquistare dal cliente. Ma, è anche difficile dimostrare che il dipendente in banca ha ricattato il cliente per il rinnovo del fido o la concessione del mutuo per l’acquisto della casa. Allo stesso tempo difficilmente possono esistere documenti inviati dalla direzione ai propri dipendenti che contengono ordini espliciti o impliciti che possono confermare le accuse.

Probabilmente alcuni clienti investitori riusciranno ad avere un rimborso parziale o totale, ma sarà solo una parte irrisoria rispetto al numero totale dei clienti investitori.

Da questa vicenda, l’unica cosa che forse cambierà sarà la normativa in vigore e i strumenti a disposizione da parte dello stato per gestire queste situazioni, anche se non è detto che questi cambiamenti porteranno reali vantaggi per i clienti delle banche.

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