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L’abbandono e quel dolore psicologico che le parole non riescono a descrivere

L’abbandono e quel dolore psicologico che le parole non riescono a descrivere: un dolore sordo, un dolore che fa male intimamente, ma davvero tanto.

L’abbandono e quel dolore psicologico che le parole non riescono a descrivere: le parole non riescono a descrivere quel dolore così forte.

Il dolore dell’abbandono è un dolore che difficilmente è possibile descrivere a parole: è, piuttosto, un Dolore che comprende solamente chi lo prova, solamente chi lo sente davvero su se stesso. E vi posso assicurare che le conseguenze fisiche e psicologiche di questo atteggiamento così meschino, di questa vera VIOLENZA, capace di farti seriamente del male, sono realmente distruttive per la mente e per il corpo.

Chi, senza nessuna responsabilità, maturità e pietà, mette in atto l’abbandono di una persona inerte, di una persona che ha aperto il proprio cuore a quella stessa persona che poi glielo ha distrutto, facendone coriandoli, non riesce a comprendere la responsabilità che il suo gesto porta con se, le conseguenze distruttive che questo gesto ha sull’altro. Il problema è che questa sofferenza passa maggiormente sotto traccia: in fondo, non stai piantando un coltello nelle spalle di una persona, ma è come se stessi piantando un coltello nella psiche dell’altro, e vi posso assicurare che il dolore è paritario, specialmente se l’altra persona è fragile e, magari, non ha le competenze necessarie a far fronte al dolore che l’altra persona gli procura.

Ecco: forse, in qualche modo, sono riuscito a far capire cosa intendo, cosa si sente quando subisci un simile dolore a visto aperto e senza nemmeno quel minimo di empatia. Come tutti coloro che usano violenza – in generale – verso gli altri, credo che anche l’uso di forme di violenza psicologica sottintenda in chi la mette in atto una sorta di totale mancanza di empatia e di ogni forma possibile di remora, rendendo queste persone – a mio avviso – anche un filo preoccupanti per questa loro tendenza a fare del male volontariamente, senza nessuna pietà e, addirittura, GIUSTIFICANDO questi loro comportamenti, cercando di farli passare come leciti e moralmente accettabili. Questo fa paura e questo fa più male: essere una persona che mette il cuore in tutto ti porta a non avere protezioni, come correre senza mettere la cintura o il casco, come fare paracadutismo senza protezioni, come andare sott’acqua senza bombole. E quando sulla tua strada incontri persone così cattive e meschine da usare il tuo cuore, le tue fragilità e le tue ferite per cercare di distruggerti, il dolore che senti è veramente senza alcun precedente. Il dolore psicologico, la sofferenza causata da un trauma simile, l’abbandono, inevitabilmente va ad avere conseguenze anche sul fisico: l’ansia crea problemi a livello di stomaco, ti distrugge il sonno, ti da tachicardia, tensione, mancanza di respiro, giramenti di testa, e ti lascia nel pianto per giornate intere, tra dolori muscolari da tensione, muscoli bloccati, formicolii, sensazione che l’aria non arrivi, vampate, e ancora potrei continuare ad elencare la pletora di conseguenze fisiche derivanti dal male che queste persone ci fanno. Sicuramente, un coltello piantato alle spalle (se ti salvi!) necessita di un intervento chirurgico: il dolore psicologico necessita di una buona terapia, di un buon psicoterapeuta e di un lungo viaggio d’introspezione con noi stessi.

La meschinità di questa gente diventa palese quando ti rendi conto di quanto sappiano fare i furbi con chi li ama, con chi ha donato loro il cuore: non si rendono conto del fatto che, presto o tardi, loro stessi saranno persone fragili, e ciò che adesso rende loro così deliranti d’onnipotenza, e così felici per aver fatto del male a chi li amava, ben presto sarà lo stesso male a cui saranno chiamati a rispondere. Perché il vento può sempre cambiare, ed il male fatto torna sempre, in una maniera o in un’altra, in una forma o in un’altra: è una legge sovrannaturale a cui nessuno può sfuggire. Non tocca a noi cercare giustizia: le nostre lacrime, la nostra sofferenza, il nostro pianto, la nostra sofferenza fisica, il male che ci è stato fatto in maniera così impietosa, prima o poi, tornerà indietro come un boomerang a questa gente.

E noi resteremo a guardare, inerti. Senza più avere la forza di dire nulla.

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