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Voglia di piangere… Senza riuscirci!

Voglia di piangere… Senza riuscirci! Voglia di sfogarsi e dire mille parole, anche se, forse, non te ne esce, davvero, nemmeno una…

Voglia di piangere… Senza riuscirci! E nemmeno sai perché… Il racconto in questa testimonianza, da condividere assolutamente.

È una sensazione terribile quella di avere voglia di piangere senza riuscirci: sento dentro tanto di quel dolore che il mio corpo, ormai, sembra volersi ribellare a me stesso…

Sento dentro un dolore che non so più descrivere con parole ulteriori più di tutte quelle che ho pianto e patito in queste settimane e mesi: subire l’abbandono, vedersi prendere il cuore e vedere qualcuno che te lo frantuma a mille pezzi, senza pietà, senza amore, vedere i tuoi progetti che si annullano improvvisamente, vedere che tutto quell’amore sembra non essere mai esistito, vedere che non sei importante, da un momento all’altro, sono tutte cose che patisci intimamente, internamente, psicologicamente, in maniera profonda, sincera, nelle corde più nascoste della tua anima e del tuo corpo…

Vivo la notte, cammino lungo strade vuote, guardo la gente che corre via, le auto che passano, ed in nessun volto riesco a ritrovare quegli occhi, le mani che tanto mi mancano, ma, soprattutto, principalmente, in nessun cuore riesco a sentire, ancora, lo stesso calore, le stesse emozioni, le stesse sensazioni che per me erano assolutamente uniche… Cerco di voltare lo sguardo, di guardare altrove, ma la mente mi urla il ricordo di tutto quel tempo sprecato, di tutte quelle cose che ancora c’erano da fare, di tutte quelle emozioni ed esperienze ancora da vivere, di tutti quei posti in cui dovevamo ancora tornare, e tutte le strade che dovevamo ancora percorrere, mano nella mano… Tutti i progetti, i sogni di una vita insieme, si perdono nel buio, e la rabbia è maggiore nel renderti conto che quell’amore, quella magia, quel sogno, quel perfetto equilibrio magico, è stato ucciso volontariamente, come mettere cariche esplosive nella casa che si è costruito con tanta fatica e sacrifici, e so soltanto io i maledetti sacrifici che ho fatto per raggiungere e conquistare quel cuore che tanto, adesso, mi manca, così come mi mancano gli occhi e i momenti semplici…

La mia vita è, adesso, un mero vettore di silenzio, che nessuna voce riesce più a riempire con la sua perfetta cadenza fatta di suoni che riempivano la mia anima e, per la prima volta, mi facevano davvero, veramente, sentire completo, sentire giusto, sentire felice, capace di guardare con ottimismo al futuro! Volevo solamente che mai questo meraviglioso sentimento venisse ucciso. Desideravo solamente che qualsiasi cosa potesse accadere, noi ci saremmo sempre stati, sempre e comunque, oltre tutto ed oltre tutti, perché gli amori che durano per sempre sono fatti esattamente così. Era questo che avrei voluto ed era questo che, personalmente, avrei messo in pratica ed ho sempre messo in pratica. Sempre. Per me amare significa prendersi l’impegno di non uccidere mai un rapporto per cretinate risolvibili tramite il dialogo. Ci penso e mi sembra assurdo, ed è un incubo che si ripete ogni santissimo giorno, appena apro gli occhi, e il primo pensiero resta sempre lo stesso, ovvero la mancanza di quel cuore.

Prego Dio ogni giorno ed ogni notte, e lo prego mentre piango e gli rivolgo la preghiera di ascoltarmi e non abbandonarmi al mio destino e al mio maledetto dolore. Lo prego con tutta la forza che ho nell’anima e nel corpo, e spero sempre che possa esaudire la mia preghiera, che possa lenire il mio dolore, che possa distruggerlo per sempre e tornare, finalmente, a darmi la pace che merito, la speranza che merito, l’amore che merito. Perché ho bisogno di amare. Ne ho bisogno come l’aria, come il respiro, come l’acqua per una pianta. Ne ho bisogno perché ho bisogno di pensare ad un grande futuro fatto di quei sogni che ho sempre cercato di coltivare. Ne ho bisogno perché io stesso sono amore, io stesso sono fatto di quella stessa sostanza che è amare davvero. E chi è fatto di quella stessa sostanza, non può mai uccidere ciò che gli da nutrimento e linfa vitale. Ma se togli l’amore a chi d’amore vive, lui si inaridisce, ne perde la sostanza e la forma, e si perde nelle lacrime, nelle mie lacrime che, ormai, allagando le mie settimane ed i miei giorni che si susseguono uno dopo l’altro.

Cerco dei diversivi, cerco di andare avanti nonostante tutto e tutti, ma è come vivere mutilato di una parte di te. Non è vivere, è sopravvivere, ed io, allo stesso modo e alla stessa maniera, sopravvivo a questo dolore. Piango in qualsiasi momento del giorno e della notte, per la strada, quando sono da solo, in macchina al semaforo, sui marciapiedi e sulle panchine. Mi vedi accennare un sorriso, ma se sai leggere i miei occhi, sai che sto morendo dentro, che dentro ho solo immense lacrime che nessuno asciuga. E mi chiedo solo a cosa sia servito tutto questo… Mi chiedo il senso di aver ucciso una persona buona che voleva solamente amare, che voleva soltanto essere felice insieme ad un altro cuore, che voleva solamente un futuro da immaginare in matrimonio, dei bambini, una casa felice e piena di amore e di speranza. Volevo solo tramonti da vedere insieme, animali da accarezzare insieme, sogni e progetti da condividere e fare crescere insieme. E sono stato ucciso, senza nessuna pietà. Il mio cuore è stato martellato e fracassato senza nemmeno pensare al male che avrei passato, perché l’importante è stato martellarlo, l’importante è stato mettere in atto quell’azione, e che si se ne fotte se i miei sogni sono esplosi, se la mia vita vive nel segno di quelle lacrime che rigano il mio volto, che cadono in terra e lasciano i segni sui mattoni, sui pantaloni, tutto in giro. Chi se ne importa se quell’amore è stato violentato in quella maniera, nella più cieca e barbara voglia di distruggere. Abbiate il coraggio di guardarmi in faccia, di guardare i miei occhi rossi di dolore, i capillari degli occhi spezzati dal pianto. Abbiate il coraggio di guardarmi.

Abbi il coraggio di guardarmi. Tu mi hai ridotto così. E adesso dimmi: che cazzo ne hai ottenuto? Che te ne fai del mio dolore e delle mie lacrime? Che te ne fai di tutto il male che mi hai scaraventato addosso? Dimmelo, che te ne fai? Che ve ne fate, ora, del mio dolore e dei miei sogni che giacciono, esangui, in terra. Che ve ne fate? Che gusto sentite nell’aver sprecato un amore vero, sicuro, sincero? Ma soprattutto, perché mi avete distrutto così? Che cosa vi ho fatto io? Perché mi avete trattato così? Perché mi hai trattato così?

Abbi il coraggio di guardarmi in faccia. Guarda la sofferenza nei miei occhi. E pensa che è soltanto colpa tua se, ora, io non riesco più a vedere un futuro felice.

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