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ho smesso di mangiare la carne perché non mangerei mai un cane o un gatto…

Vi stavo raccontando di come ho deciso di non mangiare più animali… be’ non è stata questione di un attimo, ci ho ragionato su. E più che altro ho sentito che non volevo essere complice della loro morte…

Perché il cane no e la mucca sì?!

Ecco e io ho pensato: perché poverina la mucca deve essere più sfortunata di un cane? Che ha fatto di male? Per quale motivo dovrei decidere io della sua vita?! Chi sono io per decidere che la mia vita è più importante della sua e che ho diritto a mangiarmela? Certo se fossi un essere carnivoro il discorso sarebbe diverso ma io posso mangiare altro e preferisco sacrificare la vita di una pianta a quella di un animale.

Ho letto, mi sono documentata, ho visto video, ho scoperto la storia delle galline ovaiole… e lì non c’è stato più scampo! Ero inorridita dal nostro atteggiamento esasperatamente antropocentrico, dalla nostra arroganza e soprattutto dalle regole di mercato e di produttività economica applicate ad un allevamento di animali.

Caspita ma sono esseri viventi, esseri senzienti, che sentono, che provano emozioni, dolore, paura!

E noi li trattiamo come pezzi di una catena di montaggio!

Questa è pura follia. Ottusità. Malvagità.

IO NON CI STO!

La mia arma: boicottare l’industria della violenza verso gli animali

Non ho avuto dubbi: inorridita da questa scoperta ho iniziato il mio boicottaggio personale verso l’industria della carne e della violenza nei confronti degli animali.

All’inizio ho dovuto capire cosa potevo mangiare e cosa no leggendo etichette e soffermandomi sulla composizione dei piatti, perché brodo di carne, pancetta, acciughe, uova si insidiano ovunque!!! Qualche anno dopo mentre preparavo la tesi in Filosofia del diritto sul Diritto alla vita degli animali ho letto molti testi americani – dove forse proprio in risposta ai vari imperi degli hamburger si è sviluppato un movimento più rigido, restrittivo – e ho scoperto che la mucca ha, sì, bisogno di essere munta ma guarda un po’ per natura lei fa il latte per il suo vitello, esattamente come una donna lo fa per il suo bimbo… e quando il piccolo è abbastanza grande da alimentarsi diversamente di latte non ne farebbe più (scoperto… basterebbe soffermarsi un attimo a pensare e ci si arriverebbe in maniera piuttosto immediata e naturale!). Senonché quei furbacchioni degli allevatori fatto una bella pensata: se il vitello lo stacchi dalla mamma prima, lo separi e lo alimenti diversamente, lei da una parte continuerà a fare il latte da vendere e dall’altra sarà pronta prima ad essere nuovamente ingravidata, con grande beneficio sia per l’industria della carne che per quella del latte. Peccato che la mucca e il vitello quando li separi piangano come farebbero qualsiasi mamma con il suo cucciolo. Tanto più se lo fai nella prima settimana di vita, che forse è un po’ traumatico.

Ed ecco come ho deciso di togliere anche il latte e i suoi derivati!

(che poi, penso io, c’è modo e modo per fare le cose: finché ciò avveniva nel rispetto o quasi dell’animale e il contadino si teneva un po’ di latte per sé, da consumare o vendere, senza però arrecare danni a mucca e vitello, senza traumi, senza forzature o violenze, era una cosa accettabile, comprensibile. Lui del resto gli animali li tiene per lavoro. Ma oggi è tutto snaturato: gli animali diventano numeri, conti economici, niente più)

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