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I costi sociali dell’agricoltura

Ci stiamo chiedendo se “quanto costa davvero ciò che mangio?”: abbiamo parlato dei Costi economici che sostengono i piccoli agricoltori (soprattutto loro, i grandi hanno più strumenti, ma un po’ tutta l’agricoltura è un settore in sofferenza) e ora ci concentriamo sui Costi Sociali.

Costi sociali

Le implicazioni Sociali del mercato alimentare mondiale sono strettamente connesse alla crescente mobilità di beni, servizi, manodopera, informazioni, tecnologie e capitali in tutto il Pianeta: in una sola parola stiamo parlando del fenomeno della globalizzazione. Il suo impatto è ampio e coinvolge culture, sistemi alimentari, diete e modalità di vendita dei prodotti, e va di pari passo con la tendenza alla concentrazione della proprietà dell’industria alimentare. Al  giorno d’oggi infatti 1/3 delle vendite di prodotti alimentari in tutto il mondo è gestito dalle 30 maggiori catene di supermercati. I grandi gruppi tendono a restringere contemporaneamente il numero di fornitori e la gamma di prodotti agricoli commercializzati, che devono essere adatti al trasporto su lunghe distanze e alla conservazione. Ma non è finita qui: continuiamo a vedere quali sono i costi sociali dell’agricoltura.

La SAU e i piccoli

Tale fenomeno comporta (o quantomeno accompagna) l’aumento della concentrazione della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) e la diminuzione del numero delle aziende agricole presenti: basti pensare che nello scorso decennio (ndr la ricerca realizzata per CISL risale al 2010) si è passati da 21.413 aziende con una SAU media di 17,97ha a 15.469 con una SAU media di 25,63ha. Questa tendenza altro non è che il frutto della vendita – o forse sarebbe più opportuno parlare di Svendita -dei terreni da parte dei piccoli agricoltori a beneficio delle grandi aziende che godono di economie di scala, integrazioni “a monte” (produzione di sementi, di prodotti chimici, di macchine agricole etc.)  e “a valle” (trasformazioni industriali, catene di distribuzione, logistica, etc.).

Perciò il business dell’industria alimentare rende difficile la permanenza sul mercato dei piccoli produttori; in Italia, a differenza di altri Paesi, ciò si traduce anche nell’assenza di agricoltori giovani: per ogni agricoltore sotto i 35 anni ve ne sono 12,5 anziani, con una perdita di identità culturale che difficilmente può essere ignorata.

I costi per la salute

Tra i costi sociali dell’agricoltura, un secondo impatto sociale molto importante è quello sulla salute dei consumatori. Se è vero come è vero che lo sviluppo economico prima e la globalizzazione poi hanno innescato mutamenti nelle diete dei Paesi economicamente sviluppati, alcuni autori – come Jeremy Rifkin – hanno puntato l’attenzione al proliferare delle cosiddette malattie del benessere, come patologie cardiovascolari, tumori, diabete e ictus, ascrivibili proprio a regimi alimentari caratterizzati da un abuso di zuccheri e proteine animali. A ciò si aggiunga la crescente industrializzazione del mercato alimentare, che sempre più implica l’utilizzo di input intermedi chimici, legati alla sola edulcorazione estetica del prodotto (coloranti) o che sostituiscono equivalenti naturali più sani in quanto maggiormente convenienti (parliamo di coloranti, conservanti, grassi idrogenati, etc.).

Inoltre è sempre più difficile risalire al’origine dei prodotti e ai metodi produttivi utilizzati, aspetto che origina un’ampia – e spesso giustificata – apprensione dei consumatori.

Ma continuiamo a comprendere quali sono i costi sociali dell’agricoltura…

Infine non è da sottovalutarsi l’effetto del mercato alimentare mondiale sui Paesi al di fuori del blocco occidentale, ovvero l’impatto sui Paesi del Sud del mondo della domanda alimentare dei Paesi nel Nord. Questo non è un fenomeno recente, anche se negli ultimi decenni ha modificato le sue logiche seguendo le esigenze del mercato globale. Storicamente sin dai tempi della colonizzazione, si è assistito a violente riforme fondiarie caratterizzate da un repentino mutamento del tipo di proprietà delle risorse (ad esempio da collettiva a privata) e dall’aumento della concentrazione delle terre destinate alla produzione di pochi beni da esportazione. Inoltre vi è la tendenza allo sfruttamento della manodopera e a minori controlli sulla produzione, la pressione su risorse chiave come l’acqua il cui godimento può essere limitato alla popolazione locale e la cosiddetta feed-food competition, ovvero la produzione agricola per foraggi e mangimi destinati ai capi da allevamento per l’esportazioneattività queste che finiscono per competere con le produzioni alimentari per i mercati locali. Infine si è assistito e si assiste tutt’oggi alla colonizzazione dell’immaginario delle culture e società di questi Paesi, tendenza da leggersi come effetto della falsa idea che lo stile di vita occidentale sia superiore. Idea di stampo egemonico che coinvolge in primis proprio noi cittadini delle società occidentali.

### ebbene, abbiamo visto, seppur a grandi linee, i costi sociali dell’agricoltura. torneremo a breve sui costi ambientali, voi intanto riflettete su quanto ci siamo detti… ###

(dal manualetto GAS e ACQUISTI VERDI con CISL. Diamo voce a una “nuova” economia locale… a partire dalle esperienze sul campo – un progetto realizzato da CISL Toscana ed Ecologia&Lavoro, a cura di Tessa Ercoli e Samuele Becattini di Contesti e Cambiamenti, grazie al finanziamento regionale Go Green, novembre 2010)

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