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Quanto costa davvero ciò che mangio?

Scelte alimentari e costi sociali e ambientali in un’economia globalizzata (agricoltura, allevamenti, trasformazioni e trasporti)

Abbiamo parlato dell’importanza della figura dei piccoli agricoltori, delle difficoltà che incontrano e di come possiamo intervenire a loro sostegno – nell’interesse di tutta la collettività peraltro.

Ebbene, se vogliamo tentare di trovare risposte nuove rispetto a un modello socio-economico molto complesso e sempre più riconosciuto come imperfetto, occorre cercare di capire,  almeno a grandi linee, le logiche sottese al tema.

Le esternalità

Il punto di partenza è riconoscere  la fallacità di un quadro economico che è orientato e se vogliamo, sintetizzato dal sistema dei prezzi. A fianco di tale elemento vi è il concetto economico di “esternalità”, ovvero un’azione alla quale non è attribuibile un prezzo, ma che di fatto rappresenta una voce economica “residuale”, che raggruppa cioè gli effetti della produzione e del consumo ai quali le categorizzazioni economiche attuali non riescono a dare risposta.

Il prezzo orienta la maggior parte delle scelte di consumo a livello individuale di tutti noi, ma generalmente non incorpora importanti informazioni sull’impatto che l’acquisto può avere in senso ampio, ovvero sulla storia che il bene porta con sé fino all’acquisto a partire dalle materie prime utilizzate, passando per le lavorazioni e gli input intermedi, arrivando fino al sistema dei trasporti e alla vendita finale. È importante dunque riconoscere l’imperfezione dell’attuale sistema di prezzi, da correggersi privilegiando un’ottica volta a considerare Economia, Società e Ambiente come sfere concentriche, come livelli che non possono essere considerati se non a livello sistemico, congiunto – come l’approccio dello sviluppo sostenibile consiglia.

Forse dovremmo fermarci e chiederci “Quanto costa davvero ciò che mangio?”


…RIFLETTIAMOCI UN ATTIMO SU: siamo abituati a mettere al centro sempre l’economia. come se fosse la cosa più importante. senza non si potrebbe vivere. l’ambiente è sempre quello più bistrattato. gli aspetti sociali interessano solo i più sensibili o chi sbatte il naso in un problema in prima persona. MMMHM!! mi sa che non torna molto! RIPROVIAMOCI! a pensarci bene senza l’ambiente non vivremmo proprio – quindi vediamo di trattarlo bene, salvaguardarlo, conservarlo e usarne le risorse con razionalità! – e quello è l’insieme più grande, la casa che ci accoglie tutti. poi c’è la società, ovvero tutti noi, con le nostre relazioni, i legami, le passioni, la cultura… con le arti e i mestieri, il nostro lavoro e quindi la parte economica. Pensando a dei sottoinsiemi quindi l’economia, che è importantissima, si trova all’interno degli altri due. Che economia potrebbe mai esserci senza le persone? e senza le risorse prime?

Cerchiamo quindi di analizzare sinteticamente gli aspetti economici sociali ed ambientali della produzione e del consumo di alimenti, soffermandoci sui nodi legati all’agricoltura, agli allevamenti, ai processi di trasformazione e ai trasporti. Forse avremo una risposta alla domanda “Quanto costa davvero quel che mangio?”

Costi economici per i piccoli produttori 

Se consideriamo l’aspetto prettamente economico, oltre al prezzo pagato a livello individuale vanno considerati i sussidi che integrano il reddito degli agricoltori (e che rappresentano un costo per i contribuenti in termini di tasse), i quali sono tutt’altro che trascurabili: nel 2009 si stimava a 41 miliardi di euro il totale degli stanziamenti del Fondo Europeo Agricolo di Garanzia – diretti ad agricoltura, mercati della pesca, misure veterinarie, fitosanitarie e sanità pubblica.

Nonostante i contributi considerevoli la situazione economica degli agricoltori in Italia è in declino, come in declino sono i prezzi che essi spuntano alla grande distribuzione: ad esempio un quintale di grano rendeva nel 1990 l’equivalente di 25,00 euro, mentre oggi solo 13,00-15,00 euro, con una diminuzione del 30% negli ultimi 5 anni.

Tale considerazione unita alla presa di coscienza dell’aumento dei costi di produzione delinea il quadro insostenibile dell’attività agricola, in cui troppo spesso le produzioni sono in perdita; ancora una volta, in termini di grano si consideri che i costi per coltivarne un ettaro ammontano a 900,00 euro, mentre i ricavi solo a 600,00. I ricavi degli agricoltori vanno quindi di pari passo con la diminuzione dei prezzi alla vendita all’ingrosso, che non si traduce necessariamente in un’equivalente diminuzione nel prezzo per il consumatore finale. Si consideri che dal 2008 al 2009 si è assistito a una diminuzione dei prezzi all’ingrosso considerevole, ad esempio per le carote (-71%), per le pesche (-53%), per il grano e il latte (-30%) e per l’uva (-19%). Questi meccanismi possono comportare una diminuzione dei costi per il consumatore finale (aspetto che rimane comunque non scontato), ma al tempo stesso possono produrre effetti negativi sulla qualità dei prodotti.

Quindi quanto costa davvero ciò che mangio?! Di certo non solo il prezzo che pago quando lo acquisto!

# per adesso ci fermiamo qui, nel prossimo articolo affronteremo gli altri costi. Che ne dici, intanto, di cominciare a riflettere sulle tue scelte di acquisto? parlane con amici e familiari, informati… ci ritroviamo qui tra un paio di giorni! #

(dal manualetto GAS e ACQUISTI VERDI con CISL. Diamo voce a una “nuova” economia locale… a partire dalle esperienze sul campo – un progetto realizzato da CISL Toscana ed Ecologia&Lavoro, a cura di Tessa Ercoli e Samuele Becattini di Contesti e Cambiamenti, grazie al finanziamento regionale Go Green, novembre 2010)

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