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Milone di Crotone

Tags: milone forza

Le mirabolanti imprese dei nostri antenati e le loro straordinarie doti fisiche sono spesso frutto di un mix tra eventi reali e informazioni di carattere semi-leggendario. E’ vero che l’uomo del passato cresceva in una società molto più dura di quella moderna, dovendosi adattare ad uno stile di vita ricco di pericoli e di stenti; è altrettanto vero però che l’essere umano è soggetto alle leggi della fisica e ai limiti fisiologici imposti dalla sua specie, come ogni essere vivente conosciuto.

Alcuni personaggi storici hanno contribuito a restituire un’immagine del passato fatta da individui estremamente forti, veloci o resistenti, ben oltre le capacità umane, esemplari della nostra specie che sembrano sfidare ogni logica e superare di gran lunga le prestazioni di un Sapiens moderno. Uno dei questi personaggi fu Milone di Crotone.

Un atleta straordinario

Milone di Crotone fu un lottatore del VI secolo a.C. originario della Magna Grecia che si guadagnò la fama di essere uno dei combattenti più formidabili della storia antica. Durante l’arco della sua carriera riuscì a vincere le Olimpiadi per ben 7 volte, conquistando la sua prima vittoria nella categoria giovanile di lotta nel 540 a.C., all’età di 15 anni.

Tra il 536 e il 520 a.C. Milone ottenne altri sei titoli, ma la sua carriera non si limitò alle sole vittorie olimpiche: salì sul gradino più alto del podio per sette volte ai Giochi di Delfi, uscì vittorioso da ben 10 edizioni dei Giochi Istmici e vinse nove finali di lotta ai Giochi Nemei.

Milone ottenne infine per cinque volte il titolo di Periodonikēs, titolo che prevedeva la vittoria in serie di tutti i Giochi Panellenici nello stesso ciclo.

Milone proveniva da Crotone, una città nota per produrre atleti eccellenti che periodicamente si presentavano alle Olimpiadi facendo man bassa di medaglie. Nelle Olimpiadi del 576 a.C., ad esempio, i primi sette atleti classificati allo sprint di 180 metri (stadio) erano tutti originari di Crotone.

Alla sua settima e ultima partecipazione alle Olimpiadi, Milone affrontò nella lotta il giovane Timasiteo, un ammiratore crotonese che considerava il leggendario atleta concittadino come un idolo. Timasiteo, prima di iniziare l’incontro, si inchinò di fronte al Milone in segno di rispetto, divenendo il primo e unico individuo ad essere ricordato nella storia dei Giochi Olimpici antichi per essere arrivato secondo in una competizione.

Chi fu Milone?

Secondo Pausania, Milone era il figlio di Diotimo; alcuni documenti antichi invece lo associano al filosofo Pitagora, che visse per diversi anni nelle vicinanze di Crotone, ma secondo gli storici questa associazione potrebbe essere stata confusa con una possibile parentela con un altro Pitagora, un celebre allenatore di atleti.

Chi sostiene che Milone fosse imparentato con il filosofo afferma che l’atleta salvò la vita a Pitagora durante un banchetto, sostenendo sulle spalle il tetto in fase di collasso a causa di un sisma per consentire ai presenti di mettersi in salvo.

A seguito del gesto che salvò la vita a Pitagora, Milone potrebbe aver sposato Myia, un’adepta della filosofia pitagorica e probabilmente la figlia dello stesso filosofo. Diogene Laerzio afferma inoltre che Pitagora morì in un incendio scatenatosi a casa di Milone, ma Dicearco lo contraddice sostenendo che il filosofo morì nel tempio delle Muse di Metaponto dopo un lungo digiuno.

Erodoto sostiene che Milone accettò una grande somma di denaro per concedere in sposa la propria figlia al medico crotonese Democede. Se le parole di Erodoto hanno un fondo di verità, probabilmente Milone non apparteneva alla nobiltà crotonese, dato che un accordo matrimoniale con un semplice medico non sarebbe stato visto di buon occhio per un nobile greco.

Appetito insaziabile e forza straordinaria

Come accadde per molti atleti olimpici del passato, anche Milone era circondato da leggende riguardanti il suo estenuante allenamento e la sua Forza sovrumana. Aristotele inizia la costruzione del mito di Milone associando il suo appetito insaziabile a quello di Eracle; Ateneo continua e rafforza la leggenda esaltando la forza dell’atleta con storie ai limiti del verosimile.

Gli aneddoti su Milone affermano che l’atleta consumasse ogni giorno 9 kg di carne, 9 kg di pane e 10 litri di vino. Sostengono inoltre che la forza dell’atleta fosse tale da consentirgli di trasportare la sua statua bronzea a dimensioni reali fino al piedistallo collocato nello stadio di Olimpia; ma la dimostrazione di forza più celebre è legata alla sua particolare tecnica di allenamento, una sorta di grezzo “progressive overload” (sovraccarico progressivo) della moderna pesistica.

La morte di Milone. NICCOLO BOLDRINI

La leggenda su Milone afferma che, fin da ragazzo, l’atleta si fosse abituato a trasportare sulle spalle un vitello ogni singolo giorno allo scopo di coltivare la sua forza fisica. Dopo qualche anno, il vitello divenne un bue adulto, un animale dalla stazza imponente, ma la perseveranza di Milone nel suo allenamento lo aveva ormai reso incredibilmente vigoroso: ogni giorno, senza alcuna apparente difficoltà, il lottatore continuava a trasportare sulle spalle il bovino ormai adulto per mantenere la sua forza.

Un altro toro (o forse lo stesso) fu la vittima di una delle straordinarie espressioni di forza di Milone: dopo essere entrato nello stadio portando sulle spalle un bovino dell’età di 4 anni, Milone riuscì ad eseguire un intero giro di campo tenendo sollevato l’animale, per poi ucciderlo a mani nude con un solo colpo della mano. Il toro fu consegnato alle cucine di Olimpia per essere incluso come ingrediente nelle svariate pietanze che l’atleta crotonese consumò nelle successive 24 ore.

Alcune storie sostengono che Milone fosse in grado di tenere un melograno in mano senza danneggiarlo mentre alcuni sfidanti tentavano invano di allentare la presa delle dita; altri ancora affermano che potesse rompere una fascia stretta attorno alla fronte semplicemente inalando con forza per aumentare la dimensione delle vene della tempia.

La morte di Milone

Come tipicamente accadeva a molte personalità famose, anche la morte di Milone assunse toni leggendari nel corso del tempo. La data del decesso è sconosciuta, ma secondo Strabone e Pausania l’atleta si imbatté, durante una passeggiata nella foresta, in un albero mezzo spaccato da cunei.

L’albero, un ulivo secolare caro alla dea Hera, era attraversato da una profonda fenditura che correva lungo il tronco; per mettere alla prova la sua forza, Milone inserì le mani nella fessura del tronco con l’intenzione di spaccarlo in due.

I cunei tuttavia uscirono dalla loro sede e il tronco si chiuse sulle sue mani, intrappolandolo. Incapace di liberarsi, Milone finì per essere divorato dai lupi. Una seconda versione della leggenda racconta che fu la dea Hera, infuriata con Milone per aver osato tentare di distruggere il suo albero sacro, a togliere ogni forza dal corpo dell’atleta intrappolandolo e lasciandolo esposto all’attacco dei lupi.

Fonti per “Milone di Crotone”:

Milo of Croton
On Herakles as a model for the athlete Milo of Croton
Milone. Il mitico atleta



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