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Guido Maria Grillo: quell’idea romantica di Musica

Guido Maria Grillo: quell’idea romantica di Musica
Fermata Spettacolo

A tu per tu con Guido Maria Grillo nato a Salerno, vincitore, nel 2006, dei concorsi nazionali Bologna Music Festival e Musicacontrocorrente, dal 2013 in tour con Paolo Benvegnù, Cristiano Godano (Marlene Kuntz) e GianCarlo Onorato.

Buongiorno Guido, a pochi giorni dal lancio del tuo nuovo tour, vogliamo scambiare con te qualche opinione. Anzi tutto cosa rappresenta questa fase nel tuo percorso artistico e di uomo ?

Rappresenta una ripartenza, senza dubbio. Dopo anni di fatiche, illusioni e disillusioni, speranze malriposte, contratti e postille, ho deciso di ripartire da ciò che conta e che mi piace di più: la musica. Quella suonata, quella sudata, quella vissuta. Le chiacchiere stanno a zero, sono perdita di tempo e di energie, il valore si dimostra con le dita sullo strumento, scrivendo delle belle canzoni o cantando come si deve. Per questa ragione, visto che mi illudo di poter ancora dimostrare qualcosa, ho deciso di ripartire dall’inizio, di tornare all’origine, ai concerti, alla dimensione live, al contatto diretto con il pubblico.
In ambito discografico, la musica d’autore, il rock, forse anche il pop, in Italia non funzionano più, non c’è un vero mercato, non c’è coraggio, non c’è passione, non c’è professionalità, le nuove star sono meteore a gittata ridotta, la tv da intrattenimento leggero detta le regole e c’è tanta gente che s’improvvisa… Rispetto all’idea romantica che io ho della musica, stiamo parlando del nulla e a me il nulla non interessa, piuttosto mi dedico ad altro.

Un passo indietro per chi non ti conosce, una tua presentazione per i nostri lettori…

E’ la storia del tutto ordinaria di un ragazzo di provincia, quella di Salerno, per l’esattezza, da sempre affascinato dal canto e dalla melodia, capitato quasi per caso o, sarebbe meglio dire, per merito di un compagno di banco del liceo, in una band con velleità rockettare. Era la metà degli anni ‘90 e non facevo altro che ascoltare Nirvana, Alice in chians, poi Jeff Buckley ecc… Ho iniziato a prenderci gusto e non mi sono mai più fermato. Dopo anni a suonare con una band di fraterni amici, in questo tour mi accompagna Max Magaldi, amico batterista di allora, ho iniziato un percorso solista, complice anche l’allontanamento dalla base, dopo l’università, ed il trasferimento a Parma, dove ancora vivo. Ho pubblicato 2 dischi, 2009 e 2011, con AM, piccola etichetta bolognese, mentre un terzo (2013), pronto per l’uscita, non è mai stato pubblicato ufficialmente. Proprio in queste settimane, con una piccola rivolta, non violenta e necessaria, lo sto rendendo pubblico attraverso la mia pagina ufficiale facebook.

Da 3 anni sono in tour con lo spettacolo EX-live, ideato da GianCarlo Onorato, con lo stesso Onorato, Paolo Benvegnù, prima, e Cristiano Godano (Marlene Kuntz), poi. Sono stato selezionato per la penultima fase, le audizioni finali, di “Sanremo Giovani” per 4 anni consecutivi (2013-2016), senza riuscire mai ad arrivare sul palco dell’Ariston. Ho firmato accordi, conosciuto gente, frequentato qualche piano alto, addirittura firmato contratti con major, eppure si sta ancora qui, immobili e disillusi, guidati e sorretti da una indomabile passione, che sembra resistere a qualsiasi vanità, far vibrare ed emozionare sempre come il primo giorno. Il segreto è tutto lì, il resto è fuffa da poltronisti, portaborse di poltronisti e leccapiedi di poltronisti.

Sono anche un grande appassionato di teatro contemporaneo e, dopo aver portato in scena uno spettacolo interamente mio nel 2008, sono attualmente in tournè con “La maledizione dei puri – Se Pasolini e De Andrè”, spettacolo scritto con Francesca Falchi e prodotto da Origamundi teatro di Cagliari. Ah, a proposito, mi sono laureato con una tesi su Fabrizio De Andrè, mio grande modello, in filosofia.

Possiamo definire la tua una scrittura incentrata su ricercati riferimenti letterari, e votata all’osservazione dei sentimenti umani? E Come nasce il testo di una tua canzone? E poi come metti su l’intero pezzo?

I miei riferimenti letterari sono vaghi e disordinati, per la verità. Sono memoria viva della mia passione giovanile per la poesia in generale, per quella francese, in particolare, per Baudelaire, Rimbaud, Verlaine. In realtà, poi, complice anche il mio percorso universitario, ho iniziato a leggere quasi soltanto saggistica. Mi affascinano la conoscenza della storia e della storia politica, l’osservazione della società e quella dell’umanità, la filosofia, la sociologia, la psicologia.

Ascolto tanta musica, la divoro, sono avido di novità ed è lì che traggo ispirazione più facilmente. Le mie canzoni sono tutte incentrate sull’osservazione dei sentimenti umani, come dici giustamente tu, lavorano su un piano essenzialmente emotivo, sono uno sfogo, una catarsi, esorcizzano stati d’animo e sensazioni. L’aspetto emotivo è quello che maggiormente mi affascina dell’espressione artistica in generale. Amo la pittura e l’arte figurativa e mi approccio ad esse allo stesso modo.

Le canzoni nascono da stati d’animo, appunto, o dal ricordo di essi. Fluiscono, a volte poggiandosi su una melodia canticchiata, altre volte solo in forma di testo, a cui una melodia s’adatta in un secondo momento. Scrivo poco, in realtà, scrivo solo quando penso di aver qualcosa di sensato da dire, altrimenti vado in bicicletta. E’ più salutare che scrivere banalità. Per tutti.

I tuoi riferimenti musicali e perche loro?

Sono davvero tanti. Lo sono state le band che hanno fatto il rock e il grunge dei ‘90, lo è stato Fabrizio De Andrè, con quella sua scrittura colta, poetica, superlativa; lo è stato il rock progressivo dei ‘70, tra le band italiane, in assoluto, Il banco del mutuo soccorso. In tempi più recenti, sono stati riferimenti amati Jeff Buckley, Tom Waits, Lhasa, Mark Lanegan ed, in tempi recentissimi, Anthony & the Johnsons, DM Stith, Soap&Skin, Wovenhand, Anna Calvi, James Blake. Tra gli italiani, CSI, Battiato e Moltheni su tutti.

La tua carriera e’ segnata dalle tante collaborazioni, quali quelle che ti hanno lasciato il segno e perche?

E’ stata certamente significativa e formativa la mia collaborazione con GianCarlo Onorato che è, poi, sfociata nelle ulteriori collaborazioni, come dicevo prima, con Paolo Benvegnù e Cristiano Godano. Con tutti, poi, ho instaurato anche uno splendido rapporto umano, oltre che professionale. E’ questo che, in fondo, mi appaga di più, non ci sarebbe stata alcuna crescita professionale senza una umana condivisione. Credo ancora, romanticamente, all’importanza dello stare insieme, all’incontro e al confronto intellettuale. Ho aperto, poi, qualche data del tour dei Musica Nuda, avendo l’onore di duettare con Petra Magoni, straordinaria.

Come giudichi il panorama musicale italiano contemporaneo, chi ti piace e che opinione hai dei Talent?

Non ho un giudizio edificante del panorama musicale italiano contemporaneo, a dire il vero. Ciò non significa, ovviamente, che non apprezzi molto alcuni colleghi. Mi piacciono molto artisti come Moltheni, oggi Umberto Maria Giardini, Verdena, Il Teatro degli Orrori, Iosonouncane, Edda, Paolo Benvegnù, solo per citarne alcuni, ma altri ce ne sarebbero… Rimanendo in ambito “indipendente”, a non piacermi è la deriva modaiola e massificante che spinge masse, che mi appaiono acritiche, di giovani verso pseudo-nuove forme di musica leggera dal basso, non mi soffermo sul pop mainstream perchè sarebbe troppo lungo. E’ inutile fare nomi, chi segue la musica indipendente, ma, poi, indipendente davvero? E da cosa? Capisce di cosa parlo. Questo nuovo cantautorato, ad esempio, un po’ scanzonato, che attinge a piene mani, per usare un eufemismo, da Battisti, Gaetano, Graziani, De Gregori ed altri, non mi appassiona, ecco, ma è un giudizio assolutamente personale. Sono maggiormente attirato da chi prova a spingersi oltre, ad alzare l’asticella, ad osare un po’, a scacciare la ruffianeria, da chi ha coraggio e inventiva. Che senso ha la reiterazione? Qui, secondo me, in questa illuminata spinta in avanti, è racchiusa l’essenza dell’arte.

I talent? Un prodotto televisivo che non ha nulla a che vedere con la musica. Pieno di gente che insegue il mito e l’illusione di una irrinunciabile notorietà, che pare essere l’unica cosa che conti, ormai. Un altro mestiere rispetto al mio. Pensi ci sia qualche differenza tra X-factor e Masterchef? Programmi televisivi che rispecchiano il costume ed il mal costume e che, con il tempo, addirittura lo formano, divenendo modelli unici per le generazioni che avanzano e che non hanno altri riferimenti. E’ tutto qui il bug di questa malata cultura dell’intrattenimento. Il pubblico è assuefatto e, tornando alla musica, le case discografiche hanno la loro buona responsabilità, a mio modestissimo avviso.

Il problema, per me, non è la presenza di X-factor, ma l’assenza di alternativa. E’ il fatto che tutto ciò sia totalizzante, che non esista, per ogni X-factor, un programma dedicato ad un altro tipo di musica, che valorizzi un’altra cultura musicale. Sono un po’ duro, lo so, ma non sopporto più questa violenza psicologica e questo sciacallaggio delle intelligenze, ho bisogno di vivere una rivoluzione culturale. Ne soffro come fruitore, prima ancora che come “attore”.
Io credo che non sia più tempo di lamentarsi, che si debbano creare le condizioni per una cultura altra, agitare il pensiero critico di chi non è ancora del tutto assuefatto e reagire.

Vorrei vivere questa unica vita che ho a disposizione senza dover tapparmi le orecchie quando entro in un supermercato, o gli occhi quando pago il caffè in Autogrill. Senza vedere generazioni perdute nell’assoluta inconsistenza della cultura usa e getta, senza slanci, senza coraggio, senza alternativa. Lobotomizzati dal superficiale e dal leggero, senza alcun pensiero critico individuale. Masse di ciuffi stirati, con finti parka e jeans alle caviglie, strappati. Questa non è moda, siamo oltre, questo è totale annullamento della personalità e dell’individualità. Dobbiamo avere il coraggio di dirle, queste cose, non temere di cadere nel luogo comune o nella superbia, sono davanti agli occhi di tutti e non possiamo avere un atteggiamento colpevolmente distratto. Saremmo corresponsabili. Dobbiamo emanciparci dalla cultura del disimpegno.

Veniamo al Tour, dove e quando sarà possibile ascoltarti live?

Un po’ in giro, nei prossimi mesi. Da Catania a Bolzano, passando per Roma, Milano, Torino, facendo anche tappa in Sardegna. Sul mio sito, www.guidomariagrillo.com, tutte le date in costante aggiornamento.

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