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Semiramide, il dramma edipico di Rossini

Semiramide, il Dramma Edipico di Rossini
Fermata Spettacolo

Ottimo inizio di stagione per l’Opera di Firenze con la rossiniana Semiramide firmata Ronconi, diretta da Antony Walker. Una prima dove la commozione si frena a stento, dedicata ad una grande perdita per il mondo musicale toscano e non solo, il primo violino dell’Ort Andrea Tacchi, scomparso prematuramente lo scorso 26 settembre. Ed il dramma della vita si intreccia e sublima nella musica.

L’opera tra le più mature di Rossini, gravida di archetipi propri del teatro classico, rievoca il tormento edipico con invocazioni musicali ed una ricca tessitura strumentale, mostrando grandi novità rispetto all’esperienza napoletana del compositore. Ecco allora importanti recitativi accompagnati, riferimento per l’opera italiana dell’Ottocento, ed un’imperturbabile esaltazione del potere della musica che ne fanno una vera esaltazione della classicità.

Ed è proprio una certa classicità greca o ancora tragediè classique di stampo francese che la regia di Ronconi, ripresa ed adattata da Marina Bianchi e Marie Lambert, mette in primo piano, con scenografie cupe, minimaliste, echi di lontani fasti. Il coro, proprio come nella tragedia greca, viene concepito come commentatore e giudice, per questo allontanato dalla pulizia della scena, e posto nella buca dell’orchestra, da cui tuona con maggior potenza grazie al mistico alone che lascia la sua assenza. Da crepe del suolo presenze strisciano, si contorcono, per immobilizzarsi in pose statuarie, quasi messaggeri di inferi e dei. Mentre i personaggi vengono letteralmente posti sulla scena da movimenti meccanotecnici  di un pavimento che si scompone e ricompone in un puzzle cubista. Di grande effetto il sarcofago sospeso nell’aria, dalle cui trasparenze emerge la mummia di Nino, presagio di terribili profezie e vendette.

Funziona la regia, statuari anche i costumi di Emanuel Ungaro ripresi da Maddalena Marciano, che si modellano con efficacia intorno a corpi che prendono vigore e possenza. Non sempre incisive e convincenti le luci di AJ Weissbard riprese da Pamela Cantatore che oscillano senza posa su mezzi busti semibui quasi a non trovare appigli, perdendo fuochi e soggetti.

Chapeau! a tutto il cast. Magnifica Jessica Pratt nella maestosa Semiramide,  dalla statura vocale senza precedenti; le si affianca l’Arsace en-travestì di  Silvia Tro Santafé dalla voce bella e omogenea, nitida nelle agilità e dallo stile elegante; discreto anche il superbo Assur di Mirco Palazzi. Qualche fragilità per la difficile parte di Juan Francisco Gatell in Idreno.

Bene l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretta da Antony Walker, la cui direzione forse pecca solo di una precisione tutta neoclassica, a discapito degli impeti drammatici rossiniani. Bella prova anche per il coro.

E al matricidio espiativo scrosciano i meritati applausi.

Semiramide, il dramma edipico di Rossini
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