Get Even More Visitors To Your Blog, Upgrade To A Business Listing >>

Americani, italiani, umani, la spietata sestina del mamet barbareschiano

Americani, italiani, umani, la Spietata Sestina del mamet barbareschiano
Fermata Spettacolo

Nel 1984 David Mamet scrisse uno dei testi più feroci e affascinanti sulla società contemporanea, destinato a divenire un classico di stile e opera fra le più premiate, nasceva così Glengarry Glen Ross poi ribattezzato Americani nella versione filmica del ’92. Allora a ricoprire i ruoli del gruppo di spietati venditori immobiliari pronti ad azzannarsi l’un l’altro come squali, c’erano niente meno che Al Pacino, Alec Baldwin, Jack Lemmon, Kevin Spacey, Ed Harris e Alan Arkin, sei giganti del cinema made in USA.

A tenergli testa nella versione teatrale “italianizzata” da Luca Barbareschi per il Teatro Eliseo altri sei grandissimi della nostra scena: Francesco Montanari che interpreta l’arrivista sgomitante Roma, Sergio Rubini ansioso e insicuro Sonnino (omaggio al Sidney politico?), Roberto Ciufoli, Gianluca Gobbi (uno dei più bravi), Gianmarco Tognazzi cinico capufficio e Giuseppe Manfridi nei panni che furono di Jonathan Pryce del timido ultimo cliente raggirato da Roma.

Un pezzo fatto ad arte, scelto non a caso da un cosmopolita come Barbareschi, che innesta la storia in una Roma e provincia anni ‘80 che non stona, anzi diverte, poco importa se al posto della fifth avenue c’è l’olgiata o “Pomezia che fa schifo” (Cit. Roma) e i lotti invece che sulla West Coast sono al Terminillo, il gioco in fondo è lo stesso, anzi pure troppo “americano” per i piccoli uomini mediterranei ben avvezzi al raggiro, ma d’altra marca.

Quattro dipendenti messi l’uno contro l’altro all’ombra lunga e minacciosa di un prossimo licenziamento nel caso in cui non venissero rispettati gli standard richiesti: ABC, Always Be Closing, chiudere sempre, ad ogni costo, i contratti di vendita, primo premio una Cadillac Eldorado, secondo un set di coltelli, dal terzo in poi il baratro del benservito.

Bell’adattamento, bella la scenografia, così come il disegno luci, ottima prova d’attori, nulla da dire, un calibrato seguito dopo China Doll, dialoghi serrati che non tradiscono l’attenzione dello spettatore, finale quasi inaspettato, fugace, due ore lisce come l’olio.

Americani, italiani, umani, la spietata sestina del mamet barbareschiano
Fermata Spettacolo



This post first appeared on Fermata Spettacolo - Web Magazine Di Recensioni E, please read the originial post: here

Share the post

Americani, italiani, umani, la spietata sestina del mamet barbareschiano

×

Subscribe to Fermata Spettacolo - Web Magazine Di Recensioni E

Get updates delivered right to your inbox!

Thank you for your subscription

×