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I sassolini nella scarpa: Intervista a Morihiro Saito del 1988

Quest'oggi leggiamo insieme un'intervista fatta a Morihiro Saito Shihan nel 1988, tradotta come al solito per noi dall'inglese da Andrea Cecere: fino a quegli anni il Maestro si era molto concentrato sulla pratica in Giappone ed erano ancora piuttosto radi i suoi viaggi all'estero (in Italia ed Europa Centrale il suo primo viaggio risale infatti a febbraio del 1995): il suo compito primario era dirigere l'Ibaraki Dojo (quello del Fondatore) ed accogliere i tanti stranieri che venivano a visitarlo ed a praticare Aikido.

Nell'intervista si sente chiaramente il Sensei togliersi alcuni sassolini dalla scarpa rispetto alle differenze di "stile" che le persone gli facevano notare fra la pratica Aikikai di Tokyo e quella di Iwama: lungi da me l'intenzione di fomentare polemica, è interessante sentire alcune versioni dei fatti direttamente da chi li visse in prima persona.

Buona lettura!

Marco Rubatto


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Morihiro Saito (a sinistra) con il Fondatore dell’Aikido, Morihei Ueshiba e sua moglie Hatsu ad Iwama (1955). Il san-dai Doshu Moriteru Ueshiba (all’età di 4 anni) è seduto tra loro
“Stupido! Cadere da solo anche se la tecnica non è ancora stata applicata! Qui non siamo all’Honbu! Il Fondatore ha strutturato l’Aikido in modo tale che si possa lanciare l’avversario senza la sua cooperazione! Non buttarti a terra per conto tuo, aggrappati ed opponiti al cadere fino alla fine della tecnica! L’Aikido del Fondatore è Budo!”

L’approccio ricevuto nell’incontrare di persona Morihiro Saito.


Morihiro Saito è nato nella prefettura di Ibaraki nel 1928. Sentendo storie di un “vecchio che fa strane tecniche su tra le montagne vicino ad Iwama” divenne studente del Fondatore dell’Aikido Morihei Ueshiba nel 1946, all’età di diciotto anni e si allenò sotto la sua guida per i successivi ventitré anni.


Budoka no KotaeBAB Japan, 2006
I suoi turni lavorativi come dipendente delle Ferrovie Nazionali Giapponesi gli permettevano lunghi periodi di lavoro seguiti da altrettanto lunghi periodi di riposo, dandogli la possibilità di allenarsi spesso e di poter frequentemente dare una mano a Morihei Ueshiba nel raffinare il suo repertorio di tecniche con le armi. Ricevette un appezzamento di terra nella proprietà di Morihei Ueshiba, dove costruì la sua casa e visse con sua moglie e i suoi figli.

Lui e sua moglie si presero cura della coppia Ueshiba negli ultimi anni delle loro vite.


Morihiro Saito portò avanti il ruolo di guardiano dell’Aiki Jinja fino alla sua morte nel 2002. È famoso per la sua dedizione nel preservare l’esatta forma delle tecniche di Morihei Ueshiba, così come gli sono state insegnate durante i suoi allenamenti con lui ad Iwama.




L’Aikido di Morihei Ueshiba prese forma dopo la guerra



Morihiro Saito con il Fondatore dell’Aikido, Morihei Ueshiba di fronte all’Aiki Shrine, 1955
Q: In Questo libro stiamo domandando a coloro che si sono allenati nel Budo la loro cooperazione nel darci un’opinione a proposito del loro regime di allenamento marziale, ma temo ci vorranno ancora diversi mesi prima della sua pubblicazione.

A: Sul serio? Deve trattarsi veramente di un sacco di lavoro, quanti capitoli ci saranno?


Q: Lo divideremo in quattro sezioni principali. Aikido, Judo, Karate-do e Kendo. Vi inseriremo anche qualcosina relativo al Shorinji Kempo e al Kobudo.


A: Il Kobudo è molto interessante. È stupendo. Anche perché è proprio grazie all’esistenza del Kobudo che l’Aikido è venuto alla luce.


Q: E probabilmente nemmeno quelle arti come il Judo o il Kendo che oggigiorno sono definite "gendai" sarebbero nate senza il Kobudo.



Istuttori di Aikido al primo Aikido Friendship Demonstration nel 1985. Da sinistra a destra: Yasuo Kobayashi, Yoshio Kuroiwa, Kanshu Sunadomari, Morihiro Saito, Shoji Nishio, Mitsugi Saotome
A: Esattamente. Qualche tempo fa, uno straniero di Aiki News … Stanley Pranin. Lui si mise a cercare le radici dell’Aikido e raccolse insieme per una dimostrazione amichevole autorità da molte delle arti che il Fondatore praticava, come il Daito-ryu, il Kashima Shinto-ryu e lo Yagyu Shingan-ryu.

Q: L’evento si è tenuto presso il Budokan?


A: No, si trattava dell’evento nello Yomiuri Hall presso Yurakucho. È un luogo piccolo. Non c’era l’affluenza necessaria per utilizzare il Budokan.


Q: Capisco. Si sarebbe trattato di un ben più grosso evento fosse stato necessario farlo al Budokan, esatto?


A: Già, anche se per l’Aikido teniamo un evento in quel luogo una volta all’anno, in maggio.


Q: A quel tempo durante l’evento nello Yomiuri Hall quella persona (Stanley Pranin) è poi riuscita a raccogliere informazioni relative alle radici dell’Aikido?


A: Rispetto a ciò, quell’uomo è uno storico dell’Aikido, cerca di investigarne in profondità la storia.


Q: Davvero? Quando è poi stato pubblicato il libro sulle radici dell’Aikido?


A: È riuscito a fare diverse ristampe quello stesso anno.


Q: Facendo uscire gli spezzoni anche sulla rivista Aiki News?


A: Proprio così. Rispetto al Fondatore, nei suoi ultimi anni lui si trasferì permanentemente a Tokyo, ma ovviamente dopo la guerra stava costantemente ad Iwama. Per l’embargo post bellico sulle arti marziali.


Q: Solo per un certo periodo, no?


A : Si. Ma nell’anno Showa 23 (1948), quando l’Aikikai venne nuovamente registrata a norma di legge, un sottosegretario di nome Tamura venne qui e chiese in segreto che almeno un piccolo seme del Budo fosse preservato dalla distruzione. Questo motivò veramente molto il Fondatore. Il Fondatore era particolarmente rigoroso riguardo agli allenamenti scaturiti da quel periodo. Durante la guerra l’esercito gli ordinò di insegnare “Itto Issatsu” (“Un colpo, un morto”). Insegnò nelle accademie dell’esercito, in quelle della marina e all’Accademia Militare Toyama. In quel frangente aveva la sensazione di non poter insegnare come desiderava.


Q: Era un periodo del genere?


A: Esatto. Insegnò pure nella Scuola di Spionaggio Nakano.


Q: Davvero? Allora per Morihei Ueshiba la sconfitta nella guerra si rivelò una sorta di opportunità?



il Fondatore dello Yoshinkan Aikido, Gozo Shioda in “Budo”, 1938
A: Proprio così. Potè finalmente tornare a mirare ai propri obbiettivi originali e qui ad Iwama ebbe la possibilità di trovare il tempo per fondare l’Aikido. Perché era anche uno studioso di religione. A partire dall’anno Showa 13 (1938) divenne particolarmente vigoroso nelle sue attività. Qui c’è una copia di un libro di quel periodo, non l’hai mai visto prima? (tiene in mano il libro)

Q: Mai visto. Questo è …?


A: Sul serio? A Tokyo non pubblicizzano troppo questo genere di cose, vero? Un giorno Pranin dell’Aiki News scoprì questo libro da qualche parte in un paesino di provincia e me ne regalò una copia. È stato scritto nell’anno Showa 13 (1938) o giù di lì.


Q: Quindi questo libro è del 1938? Deve trattarsi di un libro molto importante allora.



Le “Regole per l’allenamento” di Morihei Ueshiba, scritte nel manuale “Budo”
1) Questo Bujutsu decreta la differenza tra vita e morte in un solo colpo, gli studenti quindi devono seguire attentamente le indicazioni dell’Istruttore, senza competere su chi sia il più forte fra loro.

2) Questo Bujutsu è la via che insegna ad avere a che fare con più nemici contemporaneamente. Gli studenti devono studiare per essere in allerta non solo rispetto alla direzione frontale, ma da tutti i lati e dal retro.


3) L’allenamento deve sempre essere portato avanti in un atmosfera gioiosa e piacevole.


4) L’Istruttore insegna solo una piccolissima parte dell’Arte. Le sue applicazioni più versatili devono essere scoperte da ogni studente, tramite un incessante pratica ed allenamento.


5) La pratica giornaliera inizia cambiando il proprio corpo (“tai no henko”) e poi procedendo con pratiche più intense. Non forzate nessuna tecnica in modo innaturale o irragionevole. Seguendo questa regola neppure le persone anziane si faranno male ed esse potranno allenarsi in un atmosfera piacevole e gioiosa.


6) Lo scopo di questo Bujutsu è tanto l’allenamento di mente e corpo quanto la creazione di persone sincere e serie. Dal momento che tutte le tecniche devono essere trasmesse da persona a persona, non insegnatele a caso agli altri, perché questo cela il rischio siano usate da teppisti e poco di buono.



A: In questa pagina ha scritto alcune linee guida per l’allenamento. Questi sono scritti provenienti dal periodo della guerra.


Q: Tra l’altro di coloro che si sono allenati direttamente con il Fondatore non ne sono rimasti più molti ancora in vita, vero?


A: Ne rimangono ancora un certo numero. Nel 1952 o 1953 iniziò a fare numerosi viaggi lontano da casa. Andava a Kansai per una settimana o girovagava a zonzo per un mese intero. A volte senza preavviso decideva di stare a Tokyo per un po’. Quindi in realtà c’è un vasto numero di persone che ricevettero insegnamenti direttamente dal Fondatore.


Ma in molti casi il problema era il tempo. A quell’epoca eravamo pieni di terre, ma mancava il grano da distribuire alla gente. E quindi, se non lo avessimo coltivato noi stessi, non avremmo avuto la possibilità di sfamarci! Quando avevo la possibilità di stare fisicamente al suo fianco, lo aiutavo sempre con i campi dalla mattina alla sera e, dopo il mio matrimonio, anche mia moglie diede una mano a tempo pieno con le piantagioni. Ci occupavamo anche di tutte le altre faccende domestiche regolari. Venivano anche altre persone, ma c’erano costantemente cose in atto e non restavano mai a lungo. Alla fine sono rimasto l’unico a restare.


Che cosa è il “Ki”?



Calligrafia di “Ki” di Morihei Ueshiba (Firmata "Tsunemori”)
Q: Di recente si è iniziato a sentir parlare parecchio a proposito della parola ki, non trovi?

A: Direi proprio di si


Q: Ma esattamente che cosa è questo ki? A seconda di chi lo descrive il ki sembra avere svariate interpretazioni – ciò che chiamano aura nella terminologia occidentale, altri la descrivono in termini orientali come il prajna, dello yoga. Ma stiamo parlando di qualcosa di visibile ad occhio nudo?


A: Bhe, O' sensei era molto selettivo riguardo il significato di ki … Il Fondatore tendeva spesso a monologhi religiosi e molti dei suoi studenti hanno cercato di tradurre i suoi insegnamenti utilizzando termini moderni. Ognuno di loro è finito con l’esprimere anche parte di sé nella propria specifica interpretazione. Io non sono particolarmente bravo in questo genere di cose … Il mio campo si limita alle tecniche pratiche. Perché è stato il mio compito quello di ricevere queste tecniche dal Fondatore ed ora è il mio compito di mostrarle e trasmetterle nel modo più semplice e genuino, così come erano.


Q: Capisco


A: Oggigiorno il modo di praticare Aikido cambia parecchio a seconda di chi è ad insegnarlo. Ci sono persone che fanno l’esatto opposto di altre.


Q: Per esempio?


A: Nella nostra organizzazione Aikikai, e anche al di fuori di essa, ci sono molti studenti diretti del Fondatore. Alcuni hanno fondato organizzazioni distaccate – ad esempio Gozo Shioda-san con la sua  Yoshinkan, oppure Koichi Tohei-san con la Ki Society- ognuna fondata da persone che sono venute a studiare qui dopo la guerra. Shioda veniva ad allenarsi qui particolarmente di frequente. Tohei invece ha fatto di quella cosa chiamata ki il centro della sua fondazione per la diffusione dell’Aikido.


Q: Tohei Sensei sembra praticare Aikido in un modo diverso, mettendo al centro di tutto il ki.


A: Esatto. Il cuore della sua pratica sta nelle spiegazioni ma ha creato anche un Ryu diverso e si sta impegnando molto in esso. Lui è un 10 dan di Aikido e molte persone interessate ad apprendere l’Aikido si uniscono alla sua Ki Society. Ma essendoci molte spiegazioni l’allenamento è un po’ trascurato. Il mondo del Budo è veramente un luogo difficile!


Q: Comprendo. E l’allenamento qui è molto severo?


A: Solo perché le tecniche sono qualcosa che comprendi osservandole. Le persone hanno la possibilità di comprenderle prima di allenarsi con esse. Questo le rende felici e da loro la sensazione che tutto il processo sia estremamente logico. 


Q: Ancora oggi li prendi per mano e mostri loro di persona le tecniche?



Morihiro Saito e Morihei Ueshiba praticano tanren uchi (“esercizi di taglio”) in Iwama, 1955”
A: Si, con tutti quanti. Anche il Fondatore prendeva per mano gli allievi regolari e non ha smesso di insegnare loro fino alla sua scomparsa. Me in particolar modo, in quanto davo una mano con i lavori nella fattoria. Alla mattina per questo motivo mi allenava individualmente con la spada e il bastone.

Q: Ci sono anche svariati stranieri che si allenano qui. Cosa puoi dirmi di loro?


A: Sono degli shugyosha


Q: Davvero? E dove vivono?


A: Qui o in qualche appartamento limitrofo.


Q: Si devono fermare parecchio allora.


A: Alcuni di loro trascorrono qui un periodo esteso di tempo. Quella donna ad esempio è qui per la terza volta ed è qui con noi da giugno dello scorso anno. Americani, tedeschi, australiani, nel periodo più affollato abbiamo praticanti provenienti da una decina di paesi diversi. In realtà già in questo momento annoveriamo Aikidoka da sei nazioni.


Q: Quando vengono qui, coloro che non parlano giapponese nei loro paesi d’origine, studiano qualche rudimento della lingua prima di partire?


A: Alcuni si ma altri invece non capiscono una sola parola di giapponese … E io non sono in grado di parlare nessun’altra lingua.


Q: In questi casi avviene una trasmissione da cuore a cuore (以心伝心) tra persone che aspirano a studiare lo stesso Budo?


A: Ci si capisce sempre in una maniera o nell’altra, anche solo gesticolando … l’unica grossa difficoltà l’ho trovata con i francesi. Quasi nessuno di loro conosce l’inglese. Se gli stranieri parlano inglese possono aiutarsi uno con l’altro, ma ogni volta abbiamo dei problemi quando arriva qualche francese. Ed è lo stesso con gli italiani. Invece per esempio i giovani che arrivano dalla Scandinavia parlano inglese e con loro non abbiamo grosse difficoltà. 


Q: L’attenzione per l’Aikido oggigiorno si è principalmente spostata oltre mare, quindi molti di coloro che arrivano devono aver visto o sentito parlare dell’Aikido nel loro Paese d’origine ed hanno deciso di andare ad impararlo là dove è nato?


A: Ad oggi [1988 n.d.r] sono 19 anni da quando il Fondatore è mancato ma non ho viaggiato da nessuna parte, quindi ho istruito solo quegli stranieri che hanno deciso di venire fin qui. Tutto è iniziato con coloro che sono stati introdotti all’Aikido dopo la morte del Fondatore. Molti degli europei andavano all’Honbu Dojo e non venivano qui spesso, ma poco alla volta l’affluenza è iniziata ad aumentare.


Quando il Fondatore era ancora vivo era impossibile diventare uno studente qui senza una lettera di raccomandazione. E questo valeva anche per i praticanti autoctoni. Grazie a ciò le persone qui erano un gruppo estremamente selezionato. Da quegli esordi siamo passati a uno, poi due, poi quattro ed infine è stato impossibile arrestare gli arrivi. Anche se non potevamo sempre trovare alloggio per tutti … è un bene che così tante persone siano arrivate.


Q: Attualmente quante persone si trovano qui?



Morihiro Saito Traditional Aikido Volume 4

A: Durante l’allenamento? Le lezioni del pomeriggio hanno tra le trenta e le quaranta presenze.

Q: Ed è così tutti i giorni?


A: Si. Solitamente il lunedì e le vacanze sono giorni di riposo, tranne che per gli Uchi-deshi che si allenano costantemente. Loro hanno allenamento al mattino ogni giorno. Al pomeriggio insieme ai sumi-komi (studenti residenti) si allenano tra i trenta e i quaranta praticanti.


Q: Deve essere bello pieno il Dojo allora.


A: Attualmente solo con i sumi-komi annoveriamo dieci studenti. Mangiano qui e ci rimborsano esclusivamente per il costo degli ingredienti. Ma ogni volta che cucinano insieme sorgono un sacco di problemi! Provengono da culture diverse, alcuni non mangiano carne, altri non mangiano il pesce.


Q: In particolar modo con i dettami religiosi, gli stranieri che prestano attenzione alla cultura Zen non mangiano carne o pesce, giusto?


A: Questo è il motivo per cui per poter entrare qui devono lasciare tutte le questioni politiche o religiose al di fuori. All’estero ci sono luoghi che combattono intere guerre per visioni sulla religione, ma qui non voglio che nulla di tutto ciò avvenga. I Kami-sama sono infusi nel Dojo, ma essi sono i Kami del Budo, non hanno un significato religioso. Sono stati venerati dai guerrieri fin dai tempi più antichi, per questo motivo a riguardo non c’è un’atmosfera religiosa. Ogni praticante si dispone davanti loro senza riluttanza, si inchina e batte le mani prima di iniziare la pratica. 




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I sassolini nella scarpa: Intervista a Morihiro Saito del 1988

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