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FARMACI PER IL REFLUSSO ACIDO E RISCHIO PIÙ ELEVATO DI DEMENZA


Di Valentina Bennati

Secondo una ricerca appena pubblicata online su Neurology le persone che da più di quattro anni assumono Farmaci per bloccare la produzione di acido cloridrico da parte dello stomaco hanno un rischio maggiore di demenza rispetto alle persone che non li assumono.

Questi medicinali (chiamati anche inibitori della pompa protonica) bloccano, in maniera specifica e per lungo tempo, una proteina denominata pompa H⁺/K⁺ ATPasi, presente sulle cellule che rivestono lo stomaco e che sono deputate alla produzione dei succhi gastrici. Vengono utilizzati per curare l’ulcera peptica e il reflusso gastroesofageo, patologie che possono o meno essere associate a infezione da Helicobacter Pylori, e sono spesso prescritti e utilizzatin nella prevenzione del danno da assunzione di farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS); tuttavia, l’uso a lungo termine è dannoso.
Infatti riducono l’assorbimento di vitamina B12, di ferro, di magnesio e modificano in maniera profonda la capacità di digestione ed assorbimento di microelementi fondamentali per la salute alterando il microbiota orale e quello intestinale. Inoltre, alcuni studi li collegano anche a un rischio più elevato di ictus, fratture ossee, malattie renali croniche e c’è il sospetto importante che il loro uso possa facilitare la crescita di alcune forme tumorali soprattutto digestive.

La recente ricerca citata a inizio articolo è stata pubblicata il 9 agosto scorso. Ha preso in considerazione solo i farmaci da prescrizione escludendo i farmaci da banco e ha incluso 5712 persone di età pari o superiore a 45 anni che non soffrivano di demenza all’inizio dello studio. Non dimostra che i farmaci per il reflusso acido causano la demenza, tuttavia evidenzia una preoccupante associazione. Cosa che, peraltro, aveva già fatto notare anche un grosso studio effettuato da ricercatori dell’Università di Bonn e di Rostock che ha coinvolto un totale di 73.679 partecipanti e che è stato pubblicato da Jama Neurology ad aprile del 2016 (la correlazione tra questa classe di medicinali e la demenza era già emersa, comunque, anche prima del 2016).
Il professor Kamakshi Lakshminarayan, autore del lavoro recentemente pubblicato 
e membro dell’American Academy of Neurology (che è la più grande associazione al mondo di neurologi e professionisti delle neuroscienze), ha precisato che il rischio di sviluppare demenza sale del 33% in chi usa questi farmaci da più di 4 anni; tuttavia, ha specificato che sono necessarie ulteriori ricerche per esplorare le ragioni di questo legame.

Ora, al di là di scoprire le motivazioni per cui ciò accade, rimane il fatto che gli  inibitori di pompa protonica (detti anche protettori gastrici), se anche in particolari condizioni e per brevi periodi di trattamento possono essere uno strumento utile ed efficace, non vanno, però, assunti per periodi prolungati perché è ormai assodato che in questo caso possono provocare una lunga lista di effetti collaterali temibili che gli autori di una review pubblicata su CMAJ (Canadian Medical Association Journal) hanno inquadrato in tre categorie distinguendo tra interazioni farmacologiche, complicanze non infettive e complicanze infettive.
Leggendo il testo tali effetti avversi sono definiti “rari” ma, in realtà, se rapportati alla moltitudine di persone in trattamento con questi farmaci, che sono decine di milioni nel mondo, il loro impatto diventa decisamente rilevante. Questi medicinali, infatti, sono tra i più venduti e abusati, anche nel nostro Paese.
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VB 

FONTE E ARTICOLO COMPLETO: https://comedonchisciotte.org/farmaci-per-il-reflusso-acido-e-rischio-piu-elevato-di-demenza/



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