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Guerra in Ucraina, si avvicinano le trattative per la pace?


Di Valerio Chiapparino

Qualcosa si muove sul fronte dei negoziati per la fine della Guerra in Ucraina. Un segnale in tal senso è arrivato dalla dichiarazione rilasciata oggi al quotidiano La Repubblica da Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky nonché uno dei suoi più stretti collaboratori. “Stiamo combattendo ma siamo consapevoli che la vittoria e la pace non saranno raggiunte sul campo di battaglia da soli” si legge nel testo nel quale il consigliere presenta per la prima volta un piano in tre fasi per l’uscita dal conflitto. 

La prima fase dovrebbe riguardare incontri con gli ambasciatori dei Paesi partecipanti in Ucraina dedicati alla descrizione dettagliata di ogni punto della Formula di Pace presentata da Zelensky al vertice del G7 dello scorso anno. La seconda fase vedrebbe il coinvolgimento dei consulenti per la sicurezza nazionale per stilare un piano da presentare ai capi di Stato e di governo. Il terzo e ultimo passaggio consisterebbe nella partecipazione dei leader politici ad un “Vertice Globale per la Pace” definito un “evento fondante per porre fine alla guerra in modo giusto”. 

L’intervento di Yermak potrebbe rappresentare la svolta tanto attesa. Anche se non è prevista la partecipazione di Mosca nella proposta ucraina, il presidente russo Vladimir Putin potrebbe infatti essere spinto al dialogo dopo l’approvazione di un accordo quadro da parte di tutte le nazioni partecipanti ai negoziati per la pace. In questo senso i paesi neutrali – Cina, Brasile, Arabia Saudita, India e Sud Africa in testa – si troverebbero a giocare un ruolo decisivo. Kiev, sin qui diffidente, ha cominciato a manifestare segnali di apertura a partire dal vertice di maggio a Copenaghen durante il quale si è discusso il piano di Zelensky per la fine della guerra servito poi a sua volta da base per l’incontro internazionale svoltosi a inizio mese a Gedda. Il summit saudita ha registrato la partecipazione di rappresentanti provenienti da oltre 40 stati e un ruolo di primo piano di Pechino, “l’alleato senza limiti” della Russia. 

Non è un caso che negli ultimi tempi stia aumentando la pressione per arrivare alla pace. La controffensiva ucraina non ha raggiunto, almeno sino ad ora, i risultati sperati. Il Washington Post riporta le valutazioni dell’intelligence americana secondo le quali Kiev non riuscirà a riconquistare la città di Melitopol, un obbiettivo che le permetterebbe di interrompere il collegamento strategico tra la Crimea e gli altri territori occupati dai russi. Un altro quotidiano americano, il Wall Street Journal, svela come il fronte occidentale non si aspetti progressi significativi a favore di Kiev prima della prossima primavera.  

Il tempo stringe e il 2024 è un anno elettorale fondamentale per gli Stati Uniti e l’Europa, i principali alleati di Zelensky. Le opinioni pubbliche internazionali, complici anche un rallentamento economico e l’inflazione, segnalano un calo nel sostegno ad una guerra di cui non si intravede la fine. Persino Stian Jenssen, capo di gabinetto del Segretario della Nato Jens Stoltenberg, nei giorni scorsi è stato protagonista di un incidente emblematico dell’ansia crescente all’interno della coalizione occidentale. Jenssen ha infatti dichiarato ai media norvegesi che se Kiev vuole entrare nella Nato “dovrebbe accettare di perdere parte del suo territorio”.  

Seppur il passaggio più imbarazzante sia stato subito smentito e la Nato abbia escluso che la posizione dell’organizzazione sull’integrità territoriale ucraina sia cambiata, nessuno ha contestato un’altra affermazione fatta dal funzionario al vertice dell’Alleanza Atlantica secondo cui è “in corso un ampio dibattito” su come chiudere il conflitto. Alcuni analisti riconoscono che qualora le forze di Kiev non dovessero riuscire a riconquistare i territori occupati, Kiev potrebbe intraprendere con più decisione la via diplomatica. Il destino della Crimea e del Donbass finirebbe così oggetto delle trattative con la prospettiva per Zelensky di dover accettare dolorose concessioni territoriali, Crimea inclusa, a patto però di ricevere credibili garanzie a salvaguardia della sicurezza nazionale. L’adesione alla Nato potrebbe lasciare quindi il posto ad uno scudo militare e alla creazione di una fortezza Ucraina, il cosiddetto “modello porcospino”, che renderebbe il paese una specie di inviolabile Israele nel cuore dell’Europa dell’est. 

FONTE: https://it.insideover.com/guerra/guerra-in-ucraina-si-avvicinano-le-trattative-per-la-pace.html



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