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SICUREZZA ECONOMICA E INTELLIGENCE ECONOMICO-FINANZIARIA (IE)

 
Di Massimo Ortolani 

E’ noto come i rapporti intercorrenti tra geoconomia e sicurezza Economica portino ad individuare i legami intercorrenti tra la sicurezza economica ed interesse nazionale (IN). Mentre sono le modalità di utilizzo proattivo e finalizzato di tali legami a definire il ruolo dell’intelligence economico-finanziaria (IE), in considerazione del fatto che, secondo il glossario dell’intelligence nazionale, la IE va identificata nella “Ricerca ed elaborazione di notizie finalizzate alla tutela degli interessi economici, finanziari, industriali e scientifici di un paese ad opera dei suoi servizi di informazione”. (1)
In merito va in primo luogo sottolineato che esiste un intrinseco collegamento tra Intelligence economica e spionaggio che non deve, però, confonderne od assimilarne i significati. Poiché la IE ricerca in forma legittima dati ed info rilevanti di tipo commerciale, tecnologico, sociopolitico e finanziario al fine di consentire all’ intelligence nazionale di confrontare e migliorare la produttività e la competitività relativa del proprio paese non potendo, però, essere strumentalmente utilizzata per ottenere vantaggi personali e a danno di altri paesi competitor. Mentre lo spionaggio economico comporta il ricorso o l’agevolazione di attività illegali, coercitive in taluni casi, e sempre comunque clandestine, nonché condotte con mezzi e modalità ingannevoli da parte dell’intelligence di paesi stranieri, allo scopo di acquisire informazioni di natura eminentemente economica. (2) Anche se, sul piano operativo, IE e spionaggio non operano disgiuntamente; in quanto le indicazioni iniziali desumibili da attività di IE possono essere talora verificate e confermate da mirati approfondimenti di spionaggio. Mentre lo stesso vale per informazioni catturate con lo spionaggio, quando danno origine ad investigazioni di più ampia portata che possono coinvolgere la IE.


Ciò premesso, e per maggiore dettaglio esplicativo Delle finalità operative della IE, ci si riferisce ad una serie di funzioni di natura informativa inerenti tematiche/problematiche quali: la difesa dell’opinione pubblica e delle istituzioni nazionali da manipolazioni informative con finalità geopolitiche, operate da stati esteri e non solo; la tutela degli asset strategici e delle infrastrutture critiche di una nazione, nonché la salvaguardia delle imprese da acquisti predatori e da coercizione economica; il supporto informativo ed investigativo alle attività governative di negoziazione dei trattati commerciali internazionali e di elusione dell’applicazione di sanzioni internazionali; la ricerca di dati ed informazioni di natura tecnologica, atte a migliorare la competitività delle imprese nazionali; azioni di contrasto allo spionaggio industriale cibernetico; l’investigazione su fenomeni speculativi e distorsivi dei mercati, finanziari e non, su eventi e fattori generatori di rischi reputazionali, nonchè sull’impatto delle crisi finanziarie in stati a rilevanza strategica per l’Italia, come anche nel supporto al governo su decisioni strategiche di fiscalità internazionale. Oltre a queste basilari funzioni, la IE è chiamata anche a svolgere attività di natura previsiva di minacce future e di rischi potenziali per la stabilita economico-finanziaria del paese. In tal senso si prende cura di monitorare: gli effetti economici diretti ed indiretti delle migrazioni di massa e dei conflitti intra-stati, drastici cambiamenti nell’equilibrio geopolitico tra regioni geografiche o produttive, impatti a medio-lungo termine delle variazioni climatiche, ecc. (3)
Sulle citate aree tematiche si tornerà in seguito con maggiore dettaglio descrittivo, in quanto preme segnalare sin d’ora che sarebbe opportuno adottare – per le peculiari attività di IE del nostro paese – una visione non solo informativa, bensì allargata sul piano tanto istituzionale che operativo. Al fine di farvi rientrare anche una funzione di consulenza proattiva all’operato del policy maker, a beneficio e salvaguardia dell’Interesse Nazionale. E, come tale, non necessariamente ed esclusivamente circoscritta al solo ambito dei Servizi di Informazione, ancorchè inevitabilmente gravitante attorno ad essi.


La proposta che si avanza in merito è infatti quella di creare nel nostro paese una agenzia dedicata ai servizi di intelligence economico-finanziaria, che operi in una ottica di reperimento, elaborazione ed intermediazione delle informazioni, a beneficio del governo, del Comitato interministeriale per la sicurezza della repubblica (CISR) e del DIS. Ovvero, in alternativa, una sezione dedicata alla IE nell’ambito del Sistema di informazione per la sicurezza della repubblica. Ciò a motivo del fatto che due limitanti fattori operativi, quali la complessità investigativa delle sfide geostrategiche da affrontare, e l’incertezza pervasiva sugli impatti di natura geoeconomica e geofinanziaria, rendono oggi obsolete distinzioni un tempo tranchant tra la difesa militare e quella economico-finanziaria. Postulando la necessità di fondere in un unico sistema di strumenti difensivi il contrasto a minacce di origine sia interna che esterna al paese. Senza fare diretto riferimento alla guerra economica in quanto tale (o ibrida), basti pensare che in Francia hanno un “sistema di servizi” che alla competenza su estero e interno assomma quella dell’intelligence economica, utilissima in quest’epoca, tanto di capitalismo politico che di socialismo di mercato assertivamente sostenuti dagli Stati, e quindi vocata a quegli opportunismi normativi consentiti da poteri egemonici in ambito geostrategico. D’altra parte la stessa azione militare oggi – sia a livello di impegno diretto, che di cooperazione industriale, di export e di military diplomacy – sta assumendo una centralità  istituzionale a fini di diplomazia politica ed economica. (4)
Ne discende che ad una siffatta agenzia dovrebbero essere affidati compiti di analisi predittiva ed investigativa da svolgere anche in collegamento funzionale con università ed Istat, ma anche con AISI ed AISE, per un interscambio – con queste due ultime agenzie – di info di contenuto sinergico e strategico, originabili da entrambi i versanti. (5)
Dato che le sfide per l’intelligence strategica devono oggi emergere dalla capacità di integrare elementi molteplici, idonei ad identificare al meglio sia le tendenze dominanti di fenomeni e situazioni, che le vulnerabilità ed opportunità a queste collegate. Si tratta di sfide per la difesa e per la collocazione di valori e interessi nazionali in un contesto geopolitico e geoeconomico di interdipendenze complesse, che indeboliscono molti dei parametri di riferimento cui ci si è affidati in passato, e che richiedono il ricorso al pensiero “laterale critico”, proprio dell’Intelligence.
Mentre, sul piano della metodologia operativa, le indagini dell’Agenzia dovrebbero occuparsi anche delle tendenze di processi a lungo termine, con impatti rilevanti di natura socio-economica, come ad esempio quelle legate a quell’insieme di minacce alla sicurezza nazionale (SN) che presentino contenuti a caratterizzazione, appunto, economico-finanziaria, rispetto ad altre tipologie di minacce a rilevanza sistemica. Nel recente piano del governo tedesco, emanato in tema di salvaguardia della sicurezza nazionale, tali minacce con dirette implicazioni economico-finanziarie fanno riferimento a: infrastrutture critiche, sabotaggio, disinformazione, spionaggio, comunicazioni, sistema alimentare. Alle quali, in Italia, dovremmo però aggiungere gli impatti macroeconomici da tempo presenti, come quelli connessi a invecchiamento e decrescita demografica, ovvero altri che, al contrario, potrebbero manifestarsi come espressione di “cigni neri”.
E ciò per le implicazioni che, in una ottica di Intelligence Economica ed in un contesto geoeconomico di poli-crisi come quello attuale, ne possono discendere in termini di perdita del potenziale competitivo del paese, ovvero della incapacità a programmare proattivamente (6) per cogliere importanti prevedibili opportunità di natura geoeconomica; ivi comprese quelle ascrivibili agli stessi processi di invecchiamento e di decremento demografico. Insomma una agenda di dossier da sbrogliare in chiave prospettica, al fine di rendere più facilmente ed immediatamente individuabili – a tempo debito – le soluzioni praticabili, evitando il rischio ultimo di doversi politicamente e diplomaticamente piegare a compromessi sul piano degli eventi geoeconomici o, peggio, affrontarne l’emergenza. Data l’importanza delle citate tematiche, non appare azzardato proporre che anche lo studio degli impianti teorici e delle metodologie operative alla base del pensiero dell’intelligence possa divenire materia di corsi universitari. In considerazione del fatto che queste ultime possono essere utilmente applicate anche in professioni legate al management, alla pubblica amministrazione, alle strategie militari, ecc. (7)
In relazione, in particolare, alle modalità di gestione ottimale delle misure applicative del Golden Power (GP), una forma di collaborazione dell’agenzia in parola con l’apposita commissione operante presso la presidenza del Consiglio dei Ministri potrebbe concernere la ricognizione selettiva di attività progettuali e di servizi condotti non solo da grandi imprese, ma soprattutto da PMI, da sottoporre ad attenzione in quanto in grado di originare potenziali ricadute strategiche per il sistema economico-produttivo del Paese, all’interno della vasta congerie di settori e sottosettori ai quali è andata applicandosi la normativa del GP, come estesa in particolare dal D.P.C.M. n. 179 del 2020. E ciò a motivo non solo del moltiplicarsi delle ipotesi previste dalla legge, ma soprattutto per la formulazione delle norme, troppo spesso generiche, e come tali idonee a creare difficoltà interpretative di criteri ed indicatori in base ai quali motivare, ad esempio, la meritevolezza di una impresa alla partecipazione finanziaria di CDP (art. 8bis del DL 34/2011), in quanto rispondente al requisito (vago) di “rilevante interesse nazionale” e di “strategicità del settore di operatività”. A ciò si aggiunga l’opportunità di realizzare una banca di dati diacronici sugli ambiti del GP, con info utili per l’esame delle prenotifiche e delle notifiche fatte pervenire al Dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei ministri, ed in specifico ai 10 membri costituenti il nucleo di valutazione e analisi strategica in materia di esercizio dei poteri speciali.
La tematica dei poteri speciali in una ottica di Intelligence economica andrebbe inoltre approcciata tentando di verificare non solo l’impatto di eventuali danni alla sicurezza intrinseca delle infrastrutture strategiche, ma anche quello degli effetti a cascata relativi all’interconnessione tra servizi. E’ già stato infatti segnalato come, nel calcolare il valore a rischio di interruzioni di servizi essenziali, dovrebbero valutarsi anche gli impatti reputazionali, economici, sociali e societari conseguenti. (8) Da considerare, infine, che l’Intelligence a tutela di asset strategici non potrebbe esimersi dal considerare l’influenza esercitabile anche con potenziali modalità di coercizione economica, e non certo solo quella dell’influenza dominante connessa al controllo diretto od indiretto del capitale sociale di una impresa target. Se una impresa cinese a controllo statale intendesse costruire 5 mega impianti greenfield in Europa per la produzione di batterie per auto, l’approvvigionamento nazionale a prezzi allettanti di tali batterie non farebbe certo diminuire la nostra dipendenza strategica da Pechino; che, però, in tal modo non incapperebbe nei vincoli tipici della normativa dei G. P. nazionali od europeo. Centrale a tale riguardo diviene pertanto la tematica della reciprocità di trattamento di uno stesso investimento tra il territorio della UE e quello di una paese rivale strategico come può essere, per l’appunto, la Cina.
Ma è certamente l’ambito geoeconomico delle normative regolatorie su finanza internazionale, commercio, investimenti, clima ed ambiente quello nel quale l’intelligence economica dovrebbe essere chiamata a fornire i contributi più attesi a tutela dell’interesse nazionale, per ottimizzare le scelte in materia di dazi, sanzioni, tassazione, incentivi, aiuti di stato, ottimizzazione del riciclo delle materie prime critiche, ecc. Il ricorso ad una agenzia apposita con mission istituzionale dedicata al supporto alle politiche geoeconomiche, si giustificherebbe proprio per le necessità di un’investigazione trasversale di aree di interdipendenza funzionale e complessa di svariate misure di intervento statale strategico, difficilmente riconducibili all’operatività istituzionale di singoli ministeri quali: MEF, Maeci, Mimit, Ambiente e sicurezza energetica, ecc. Basti considerare al riguardo i probabili compiti di tale agenzia nell’informativa al governo dei costi/benefici complessivi, per il sistema economico italiano, connessi alle modalità di prevenzione/soluzione delle crisi bancarie applicabili in area UEM.
Infatti, è vero che la solida struttura del capitale regolamentare ha consentito alle banche dell’eurozona di non risentire della recente crisi bancaria negli USA (9), ma il costo per l’economia dei paesi dell’eurozona è individuabile nel fatto che numerose banche hanno dovuto ridurre gli attivi per potere migliorare il proprio capitale di vigilanza, o mantenervisi conformi. (10)
Sul piano dell’intelligence economica l’ agenzia dovrebbe monitorare, ed informare, se un perdurante verificarsi di tale circostanza nel tempo non possa anch’esso concorrere al ritardo imprenditoriale negli investimenti in generale, ma in specifico nella transizione digitale ed energetica, ovvero nell’efficientamento logistico delle catene del valore, e quindi concausa del minore grado di competitività potenziale del nostro paese. Ma anche di mancati investimenti diretti ad aumentare la produttività aziendale, che è apparsa sino ad oggi troppo sostenuta dalla compressione del costo del lavoro. Da qui lo spinoso e delicato tema di possibili innovazioni di natura istituzionale che tendano ad eliminare rischi come quelli suindicati, facendo in modo che le banche in dissesto possano essere risolte rapidamente ed in modo ordinato, con il minor impatto possibile sull’economia reale e sulle finanze pubbliche dei paesi dell’UE partecipanti. (11)
In tema di lotta all’inflazione, e di tassi elevati gestiti dalla BCE, è stato autorevolmente suggerito che per paesi ad elevata volatilità dei prezzi, quale il nostro, la strada maestra è quella di affidarsi a più penetranti interventi dell’Antitrust.


Inoltre, in un contesto nel quale è divenuto sempre più evidente la contaminazione reciproca tra geofinanza e geoeconomia, l’intelligence deve affrontare anche la valutazione degli impatti collaterali – e non solo finanziari – per l’economia nazionale, originati da vicende macroeconomiche che affliggono paesi vicini o confinanti. In una ottica di scenaristica previsiva e proattiva, infatti, l’agenzia potrebbe effettuare con una molto maggiore anticipazione temporale (rispetto ad esempio a quanto opportunamente fatto di recente con la Tunisia), analisi costi-benefici delle esigenze di efficaci interventi di assistenza economico-finanziaria oltreconfine. (12)
Al principale scopo di potere testare e mettere a punto, con una proiezione a medio termine, possibili soluzioni di diplomazia delle alleanze geoeconomiche in cooperazioni coordinate tra il governo italiano, la Ue ed anche il governo statunitense, al fine di attivare svariate ed opportune iniziative di assistenza economico-finanziaria nei paesi africani, anche in funzione di contenimento anticinese. (Ed in secondo luogo per cercare di convincere i paesi membri UE che il successo di tali azioni potrebbe dipendere talora – se non unicamente – dalla capacità di riuscire a contrastare, con equivalenti tipologie di mezzi, le azioni militari di destabilizzazione condotte da paesi terzi nel grande bacino dell’africa sub sahariana).
Mentre, nel caso delle politiche climatiche e di sostenibilità ambientale, notoriamente avversate dai più che ne registrano solo i costi ma non i benefici diretti, l’intelligence economica dovrebbe valutare il tasso di gradualità applicativa intertemporale dei correttivi normativi a ciò connessi, proposti od imposti. Ciò al fine di potere stimare con sufficiente approssimazione la tempistica di accadimento dei cosiddetti tipping points, e per potere formulare pertanto modalità e percorsi di applicazione intertemporale ottimale di tali norme. Così da evitare, appunto, lo sbandamento totale di posizione di chi, ritenendosi danneggiato da limitazioni normative alla propria attività economica, ovvero dagli appesantimenti di costo richiesti, finisce per accettare inconsapevolmente il costo “inapparente” di carenti adattamenti alla mutazione climatica.Gli impatti economici più sfidanti per l’intelligence economica inoltre dovrebbero concernere contributi di ricerca connessi al ricorso alternativo ad incentivi, ovvero alla tassazione, come con la carbon border tax europea (CBT). In tema di incentivi, è stato autorevolmente studiato come si prestino a generare distorsioni clamorose, come nel caso dei bonus edilizi del 110%. (13)
Quanto alla CBT, si tratta di un’imposta concepita per proteggere l’industria europea in fase di de-carbonizzazione da quei competitor esterni che non sono soggetti ai rigidi obiettivi climatici dell’Unione. A fini di intelligence va detto che presenta una rilevanza strategica, perché i proventi di questa tassa finanzieranno il piano Next Generation EU, l’architettura di prestiti e contributi a fondo perduto da cui provengono i soldi dei Piani di ripresa e resilienza dei Paesi europei. Riguarderà pochi settori, almeno all’inizio: ferro, acciaio, cemento, fertilizzanti, alluminio, generazione elettrica. Ma, anche qui, potrebbero non mancare sostanziali obiezioni di protezionismo da parte di un WTO che non ha, però, dato grande prova di se negli ultimi due decenni. (14) Così come l’intelligence potrebbe cercare di “intuire” le possibili ritorsioni economiche azionabili da parte dei paesi esportatori i cui prodotti dovessero essere in tal modo tassati. Quindi un prospettico contesto di circostanze e fattori inevitabilmente destinati a generare diversificate implicazioni sulle economie dei paesi membri.
Trattasi, come si vede, di una tematica altamente tecnico-specialistica, che ha però il vantaggio di porre l’analista di intelligence economica di fronte al delicato tema metodologico di esplicitare, a beneficio del policy maker, le differenziate declinazioni del costo-opportunità delle misure in tal caso da attivare. Un tema ineludibile, anche perché connesso alla gestione ottimale dell’incentivazione nazionale da concedere in ossequio ai requisiti UE per gli Aiuti di Stato (AdS). Quindi un compito di analisi applicativa dell’intelligence economica nella ricerca del supporto ottimale all’apparato produttivo del paese, risultando elevatissimo il costo-opportunità di incentivi sbagliati. (15)
Considerando inoltre che la distribuzione degli aiuti alle imprese dovrebbe tener conto anche del rafforzamento strutturale della resilienza del sistema imprenditoriale a minacce nascoste ed impreviste, compito della IE potrebbe essere quello di suggerire spazio normativo per una distribuzione degli aiuti con criteri allocativi incentivanti l’ampliamento delle produzioni strategiche da una parte, e la diversificazione settoriale di quelle non strategiche dall’altra. Al fine di rendere maggiormente resiliente l’intero comparto economico nazionale. (16)
Mentre proposte e suggerimenti di intelligence economica sarebbero di estrema cogenza proprio ora, per una difesa ottimale delle industria europea ed italiana dagli impatti delocalizzativi della politica protezionista USA di cui al programma IRA (Inflation reduction Act). Compito reso difficile dalla diversificata distribuzione delle imprese potenziali vittime dell’IRA, all’interno dei paesi membri. Le soluzioni alternative sinora proposte risultano essere concentrate sulla creazione di un Fondo sovrano europeo per sostenere innovativi programmi industriali Made in Europe; rispetto ad: aumentare l’importo degli AdS per le aziende potenziali beneficiarie in funzione antidelocalizzazione; rendere più rapido e agevole il processo di concessione degli AdS, ad esempio alle imprese specializzate in tecnologie carbon neutral; agevolare aziende europee garantendo loro la preferenza nelle gare per appalti pubblici. (17)
Ma, oltre a ciò, la proposta agenzia di IE potrebbe essere molto preziosa nella ricerca delle informazioni utili sulle varie forme di sovvenzioni di cui abbia beneficiato una azienda estera che intenda candidarsi ad appalti pubblici in Italia. (In proposito si veda il regolamento UE 2022/2560 contro le sovvenzioni estere distorsive della concorrenza, entrato in vigore il 12 Luglio 2023).
A fini di intelligence economica va comunque segnalato che tutte le opzioni incentrate sul “quantum” degli aiuti di stato vedrebbero il nostro paese, per ragioni di spesa pubblica o di snellezza burocratica, relativamente sfavorito rispetto ad altri stati UE. In conclusione, anche se queste misure protezionistiche statunitensi potrebbero essere oggetto di contestazione in sede WTO – da parte di un altro paese membro – trattandosi di sovvenzioni in vario modo mirate all’uso preferenziale di merci nazionali rispetto a prodotti importati, (18) una eventuale guerra economica dei sussidi sarebbe sempre meno economicamente impattante della classica guerra dei dazi e dei contingentamenti, in quanto produrrebbe pur sempre un allargamento e non un restringimento del mercato. Una diversa soluzione percorribile a fini di intelligence potrebbe essere quella di convincere gli USA a riservare alle imprese UE – che cooperassero alla produzione di input materiali incorporabili nei prodotti finali oggetto dell’IRA – lo stesso trattamento riservato ai paesi di produzione di analoghi input, con i quali gli USA hanno un accordo di libero scambio. Se, con il beneficio della retrospettiva, si può oggi sostenere che è stato un errore di intelligence economica il non avere sufficientemente contribuito a dare vita, a suo tempo, al TTIP, è ora ragionevole assumere che una soluzione ottimale debba preferibilmente discendere da una “combinazione di condizioni da soddisfare”, in modo da potersi più flessibilmente adattare alle diversificate esigenze dei vari stati membri UE, in tema di politica industriale e di difesa climatica.


Esiste poi un altro ambito di investigazione per l’IE che ha assunto una strategicità fino ad oggi impensabile per le finalità investigative dell’intelligence: quello del fattore antropico. L’esempio eclatante è in tal senso rappresentato dalla mancata, od erronea, interpretazione dell’evoluzione diacronica dell’ideologia politica di Putin. Della sua parabola di uomo solo al comando che, da partner affidabile per la UE e l’occidente sul piano geopolitico e geoeconomico, in particolare a partire dal 2014 inizia a dare segni di pericolosa bellicosità; e non solo in Europa, bensì in Africa e Medio-Oriente. L’errore dell’intelligence europea è stato in tal caso quello di fidarsi “senza riserve” di un autocrate che è riuscito per troppo tempo a mascherare abilmente propositi – rivelatisi poi ricattatori sul piano geopolitico – facendo leva sull’infatuazione di cui era caduta vittima l’influencer geopolitica per antonomasia in ambito UE, ovvero A. Merkel, affascinata dall’idea di poter fare della Germania l’hub europeo del gas russo.
Se invece, passando dall’uomo solo alle masse, si considera l’importanza delle analisi antropiche per le implicazioni di sociologia economica, l’Intelligence dovrebbe sin da ora prendere atto di come le società dei paesi avanzati si stiano proiettando verso un futuro sempre meno concentrato sulla produzione di massa, e di più sul soddisfacimento di passioni ed emozioni nel percorso professionale degli individui.
Trattasi di segnali che già emergono nel mondo del lavoro, e dei quali la IE dovrebbe tenere conto nel prefigurare con anticipazione temporale al policy maker esigenze formative e carenze di aggiornamento delle competenze. Perché, quanto più si espanderà il ricorso all’AI (o intelligenza rafforzata come viene altresì chiamata), tanto meno i lavoratori dovranno in futuro pensare di competere con le macchine; e tanto più creare invece gruppi di lavori (macchine ed esseri umani) per ottenere risultati maggiori di quelli attesi operando invece separatamente. Ma la IE dovrebbe quindi meglio approfondire a quali condizioni l’introduzione dell’AI nei processi produttivi possa generare maggiore produttività, per analizzare l’aspetto della produttività del lavoro anche in relazione ai citati calo demografico e costante invecchiamento della popolazione. Al fine di potere ad esempio prefigurare condizioni di lavoro che giustifichino e rendano attrattiva una anzianità attiva, con la contemporanea compatibilità di tempo da dedicare a ridotti impegni professionali, in status di quiescenza. E ciò per evitare la carenza di professionalità, indispensabili quanto meno per l’ottimale funzionamento dei servizi di pubblica utilità, quali quello sanitario, giudiziario, ecc.
Naturalmente anche altri ambiti di investigazione, che per esigenze di economicità espositiva non si trattano, dovrebbero beneficiare delle informazioni riservate, declassificate ed integrate con le fonti aperte, da parte degli analisti di IE. In particolare quelli connessi all’intelligence energetica, del supporto dell’intelligence strategica al miglioramento e alla tutela degli avanzamenti tecnologici (controspionaggio), delle implicazioni economico-finanziarie riconducibili all’impatti di extraterritorialità delle sanzioni (alle investigazioni di IE per evitare che siano aggirate, al dual-use, ecc). Se ne potrebbe dedurre che, sul piano metodologico, l’intelligence economica dovrebbe procedere ad una approfondita preselezione delle tematiche per concentrarsi restrittivamente solo su quelle nel “presente geoeconomico” considerate strategicamente prioritarie, event driven, od emergenziali.
A parere di chi scrive si tratterebbe di una scelta rischiosa, stante l’ottica di medio-lungo termine propria dell’analisi di IE, come dimostrato dalle recenti vicende della competizione geostrategica USA-CINA. Pechino si è certamente concentrata, nel corso del tempo, su tutte le iniziative idonee a dotarla di tecnologia avanzata, in gran parte di origine estera, per lo sviluppo del suo potere economico-militare, a cui hanno fatto da contorno geoeconomico la diplomazia della B&R e i vari progetti valutari in funzione di de-dollarizzazione. Ma proprio una serie di cause di originazione interna al paese, dal calo demografico all’invecchiamento, alla disoccupazione intellettuale, alla trappola della classe media, all’indebitamento delle amministrazioni locali, alle crisi nel settore edile, sta spostando molto in avanti l’anno nel quale il PIL cinese è atteso sopravanzare quello degli USA, per farne la prima potenza economica mondiale. Mentre, per gli USA, demografia e capitale umano crescono (ancora) in relativa armonia. Anche se le attuali vicende geopolitiche e geoeconomiche globali dovrebbero comunque segnalare a Washington di individuare, in chiave prospettica, nuove soluzioni di sicurezza nazionale per riconquistare una credibilità internazionale in evidente crisi. Da incentrare su leadership più innovative e proattive nel reagire ad attacchi all’egemonia statunitense, in un contesto prospettico di multilateralismo geostrategico che si preannuncia sempre più dinamico e difficile da governare.

Note:
(1) Sempre secondo i nostri servizi informativi la IE “si occupa tanto della minaccia economico finanziaria quanto dei circuiti finanziari correlati ad altri fattori di minaccia, quali il terrorismo e la proliferazione di armi di distruzione di massa. Pure ricompresa da diversi paesi nella sfera dell’intelligence economico-finanziaria l’attività di ricerca ed elaborazione di notizie volta ad individuare nuove e/o migliori opportunità di crescita per il proprio sistema economico-finanziario”.
(2) Nell’anarchia del presente sistema di relazioni internazionali non esiste un’autorità superiore agli Stati che regoli la questione dello spionaggio economico. Per cui ogni Stato deve proteggersi con i propri mezzi (controspionaggio economico), se non con ritorsioni di natura geopolitica o geoeconomica. Si veda: Economic espionage: Issues arising from increased government involvement with the private sector: Intelligence and National Security: Vol 9, No 4 (tandfonline.com) e anche: Intelligence and IR Theory: Economic Espionage and the Levels of Analysis | IOANNIS KONSTANTOPOULOS – Academia.edu
(3) In merito ai 9 ambiti che, secondo la classificazione dello studioso americano G. Treverton, dovrebbero costituire il core investigativo della IE, si veda a pag 16 il libro dello scrivente: “Intelligence economica e conflitto geoeconomico” Ed. goWare – 2020. In relazione invece ai conflitti sottesi a minacce nascoste – o non ancora esplicitate – con impatto economico-finanziario, si veda il contributo dello scrivente all’Accademia Internazionale dell’Ucraina: collected-papers-book.-unknown-wars.-2022.pdf (euasu.org)
(4) Trattasi di una proposta già presentata nel citato libro dello scrivente nel 2020.
(5) In relazione a specifiche aree di investigazione dell’Intelligence, va inoltre segnalato che gran parte delle minacce per la sicurezza economica riconducibili a criminalità informatica (dark web), terrorismo (anche sulle reti) e criminalità economica, ancorchè di rilievo macroeconomico, possono oggi essere efficientemente gestite ed affrontati dai corpi di: Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Agenzia Dogane, grazie ai rilevanti progressi professionali nel tempo acquisiti, ed al ricorso ai big data, all’AI ed agli algoritmi predittivi di reato.(6) La grave e non preventivamente stimata carenza di medici di base, ed i lunghi tempi di attesa per visite specialistiche nella sanità pubblica, rischiano di minare sul piano sociale il rapporto fiduciario tra lo stato ed il cittadino (anche abbiente), che ha sinora ritenuto di avere regolarmente adempiuto ai propri obblighi di contribuzione alla spesa pubblica, ma che si vede invece sempre di più limitato nell’accesso ai servizi sanitari pubblici.
(7) Il supporto di natura scientifica, da parte dei poli universitari, dovrebbe essere in particolare finalizzato a verificare singole ipotesi interpretative di fenomeni in atto o prospettici – o per quantificare i margini di errore – ed arrivare a delle proiezioni che sono scientifiche proprio perché contengono dell’incertezza. Un contesto analitico che richiederebbe, quindi, di affrontare previsivamente anche la fenomenologia del cigno nero con diverso approccio analitico, stante la scarsissima probabilità di accadimento. Immaginando, proprio per questo motivo, quando talune casistiche o circostanze possono essere il risultato dell’attività di intelligence straniere. Ovvero quando individuare le situazioni nelle quali la complessità delle relazioni tra i fattori in gioco rende probabile e pericolo l’esplicarsi di “effetti farfalla”. Si veda al riguardo: Studiare l’Intelligence in Italia. La presentazione del libro di Mario Caligiuri – Formiche.net
(8) Si veda su questo punto: Greta NASI “Un nuovo paradigma per analizzare le minacce alle infrastrutture critiche” IlSole24Ore dell’1/6/2023.
(9) La recente crisi delle banche statunitensi, unita a quella del colosso bancario svizzero, segnalano che non ha trovato realizzazione il sogno che liberalizzazione e deregolamentazione del sistema finanziario mondiale potessero esercitare insperati effetti positivi sulla crescita economica. Dato che il management bancario ormai dal 2008, anche in presenza di norme più severe, sembra sempre perseguire modalità operative fonti di fatali errori. Mentre, in tema di revisione della disciplina delle crisi bancarie, così si esprimeva il governatore I. Visco: “La possibilità di derogare in via temporanea ai vincoli che limitano l’accesso a finanziamenti straordinari, pur con i dovuti presidi per scongiurarne un utilizzo indiscriminato, rafforzerebbe il quadro normativo sulla gestione delle crisi, permettendo di agire con rapidità in situazioni di rischio sistemico, che possono essere generate anche da intermediari di piccole dimensioni” cifr: cf_2022.pdf (bancaditalia.it)
(10) Si veda in merito: Non si può dare un prezzo al rischio: l’impatto di Basilea III sulle cartolarizzazioni significative per il trasferimento del rischio – Lexology
(11) Le aree grigie in tema di politica monetaria discendono storicamente da discordanze di opinioni tra economisti di scuole di pensiero diverse. Mentre, sui meccanismi di trasmissione all’economia delle misure di politica monetaria, si assiste a divari interpretativi tra chi ritiene che quelle delle banche centrali sono reazioni, più che azioni preventive, essendo il contesto economico e le condizioni dei mercati a causarle, e chi invece sostiene che siano prescrittive ed abbiano valenza di forward guidance. In merito è lecito ritenere, da parte di chi scrive, che negli anni recenti le difficoltà percettive degli effetti di forti tensioni geopolitiche, che tendono a susseguirsi con inusitata frequenza, siano alla base tanto degli errori di previsione delle banche centrali che delle aspettative dei mercati.
(12) Da parte tanto Italiana che della UE si sarebbe già da tempo potuto prefigurare e discutere un accordo per agevolare finanziariamente flussi in Tunisia di turisti europei non abbienti e della terza età, in periodi di pre e di bassa stagione. Ma anche J. Ventures tra società agricole tunisine ed europee potrebbero risultare reciprocamente benefiche, se ad esempio mirate ad eliminare per entrambi i rischi geopolitici nell’import di cereali o di altre materie agricole strategiche.
(13) Lorenzo FORNI: “NET ZERO” – Ed. Il Mulino. In cui si stima che ogni tonnellata di riduzione annua di CO2 associabile al bonus 110% per lavori edilizi sia costata 22.000 Euro, mentre sul mercato europeo di scambio delle quote di emissione per le grandi aziende ogni tonnellata di anidride carbonica quota sotto i 100 euro.
(14) Si veda: Il ruolo del WTO e la trasformazione del commercio da globale a regionale – (iari.site)
(15) Poiché l’atteso effetto benefico del contributo in conto capitale o di interesse si dispiega nel tempo a livello aziendale, l’analista di intelligence economica dovrebbe potere verificare anche i dati dei bilanci fiscali delle PMI incentivate, per tentare di monitorare intertemporalmente – sulla base di appropriati indicatori economico-finanziari – quanto l’effetto riscontrato abbia centrato gli obiettivi attesi.
(16) Per quanto attiene invece sostegno e difesa normativa delle nostre produzioni iconiche, merita ricordare che nel testo del DDL licenziato dal governo in tema di difesa del Made in Italy, la preoccupazione per il contrasto alla contraffazione è risultata così elevata che la norma di cui all’art 517-quater del C.P. (Contraffazione di indicazioni geografiche o denominazione di origine dei prodotti agroalimentari) è stata inserita nel catalogo di quelli per i quali è consentito l’utilizzo di operazioni “sotto copertura”.
(17) Si veda al riguardo: L’ira degli europei per l’IRA degli Stati Uniti? – Energia (rivistaenergia.it)
(18) L’Unione europea di fronte all’Inflation Reduction Act americano | Università Cattolica del Sacro Cuore (unicatt.it).

FONTE: https://www.notiziegeopolitiche.net/sicurezza-economica-e-intelligence-economico-finanziaria-ie/



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