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Nasce lo scudo missilistico europeo: cosa cambia


Di Andrea Muratore

Svizzera e Austria faranno parte del progetto di scudo missilistico europeo promosso Dalla Germania. L’European Sky Shield Initiative, il progetto di matrice tedesca presentato da Olaf Scholz a fine 2022 per iniziare a concretizzare la Zeitenwende (“Svolta epocale”) di Berlino verso la tutela della sicurezza nazionale e collettiva, è una strategia che Berlino ha proposto ai Paesi europei, membri o meno che fossero dell’Alleanza Atlantica, per creare un coordinamento su un piano di acquisti di dispositivi antiaerei e assetti missilistici volti a creare un deterrente contro possibili ripercussioni legate alla guerra russo-ucraina.

L’obiettivo tedesco è potenziare il controllo di Berlino su un avanzato sistema di difesa aerea integrato e ampliare le prospettive europee di difesa comune, accelerando soprattutto la transizione dei Paesi dell’Est Europa da assetti tradizionalmente ereditati dall’era sovietica a armamenti più moderni. L’adesione di Svizzera e Austria, in quest’ottica, segna un precedente notevole dato che mette due Paesi storicamente neutrali di fronte all’evidenza dei fatti di doversi preoccupare, almeno a un livello basico, del tema della deterrenza e della protezione. La neutralità era uno scudo ai tempi della Guerra Fredda e delle sue regole ferree di ingaggio. Non lo è più nell’era della Guerra fredda 2.0 e della conflittualità ibrida e senza limiti.

La Svezia era stata la prima nazione formalmente neutrale a unirsi all’Essi a inizio 2023. Ad oggi il progetto lanciato dalla Germania riunisce, oltre Berlino e Stoccolma, molti dei Paesi europei più duramente antirussi: Belgio, Bulgaria, Danimarca, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia, Slovacchia, Slovenia, Romania e Regno Unito, a cui si aggiunge l’Ungheria di Viktor Orban. E presto saranno accolte anche Vienna e Berna, i cui ministri della Difesa, Klaudia Tanner e Viola Amherd, hanno siglato il protocollo d’intesa sull’Essi con la controparte tedesca, il Ministro Boris Pistorius, nella giornata del 7 luglio in un incontro tenutosi nella capitale svizzera.

Svizzera e Austria ricordano che nulla di quanto da loro fatto inficerà la loro neutralità. Ma il progetto ha un chiaro effetto di deterrenza contro la Russia e rappresenta un trionfo del ritorno della sicurezza come sfera di interesse dei governi, oltre che del riflusso atlantico in atto in Europa. L’accordo Essi non ha ancora cifre ben definite da mettere in campo, ma prevede una serie di acquisti di dispositivi come gli Arrow 3 israeliani e i Patriot americani. Dispositivi che saranno, secondo gli intenti, comprati in ordinativi comuni per aumentare le economie di scala e su cui i Paesi membri del patto Essi si coordineranno per fornirsi informazioni sulla continuità operativa, sulla gestione dei flussi logistici delle munizioni e sull’integrazione del dispositivo antiaereo in una strategia di deterrenza comune.

La mossa mostra che il concetto di neutralità va di pari passo con quello di responsabilità in questa fase storica delicata. L’Austria può senza problemi far coesistere la sua riluttanza ad alzare gli aiuti europei all’Ucraina con una netta e chiara svolta strategica che invita a far pensare alla minaccia di attacchi missilistici russi come credibili. Sulla politica e le sue declinazioni si può aprire a sfumature di condotta, sulla sicurezza nazionale.

Quanto alla Svizzera, il governo di Berna non ha consegnato armi direttamente all’Ucraina ma sta preparando la vendita di venticinque carri armati Leopard 2 alla Germania che serviranno a Berlino, titolare del know-how sul carro molto desiderato da Kiev, per coprire le sue riserve in caso di spedizioni al Paese invaso dalla Federazione Russa. La Svizzera ha posto come unica condizione a Berlino il fatto che i tank ricomprati dalla Germania non dovranno essere passati all’esercito ucraino per poter formalizzare la vendita. Inoltre, la Svizzera ha imposto sanzioni finanziarie alla Russia conformandosi alle politiche occidentali di controllo sui flussi dei capitali di Mosca in Europa.

La manovra dell’Essi appare un tentativo coordinato di costruire un sistema coerente con le strutture atlantiche a guida americana di gestione del rischio e di allerta anti-missile. E il fatto che Svizzera e Austria si uniscano a un progetto la cui base di acquisto sarà orientata verso Usa e Israele dopo aver snobbato a lungo i progetti di Difesa comune europea mostra che comunque la Nato, sul fronte della sicurezza collettiva, appare offrire più garanzie rispetto a progetti comunitari dietro cui la mano principale appare quella francese. A cui nemmeno Berlino vuole lasciare lo scettro di leadership della difesa del Vecchio Continente.

Sarà interessante capire come risponderanno all’espansione dell’Essi ai Paesi neutrali Francia e Italia. Ovvero gli Stati che maggiormente hanno in passato sviluppato capacità di interdizione missilistica e aerea con piani come il Samp/T e i missili Aster e oggi mantengono un vantaggio di base industriale non indifferente. Potenzialmente messo a repentaglio dall’acquisto massiccio di assetti americani e israeliani. L’ipotesi di una difesa europea sempre più competitiva al suo interno non è da escludere. La grande novità è che oggi anche i neutrali contribuiscono ad animare la corsa.

FONTE: https://it.insideover.com/difesa/nasce-lo-scudo-missilistico-europeo-cosa-cambia-per-la-neutralita.html



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