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Un pescatore sardo ha pescato una bomba della NATO: chiuse le spiagge


Di Gloria Ferrari

Un pescatore che rientrava nel porto di Teulada, nel sud della Sardegna, si è accorto di aver preso nella sua rete anche una bomba, inesplosa, che giaceva sul fondale a circa 7 metri di profondità. Il fatto ha provocato l’immediata chiusura dell’accesso alle spiagge di Portu Tramatzu, S’Ottixeddu e Portu de S’Arena, in piena stagione turistica, fino a che l’ordigno non è stato fatto brillare. Ancora ignota la provenienza dell’ordigno, ma gli indizi portano in direzione più che ovvia: per tutto il mese di maggio, infatti, nella Regione si sono succedute Ben Tre Esercitazioni militari Condotte Dalla Nato che hanno coinvolto migliaia di soldati e centinaia di mezzi militari d’aria, di terra e di mare. Tra le zone interessate anche il golfo di Teulada.

Nonostante la vicenda si sia conclusa nel giro di poche ore, quanto accaduto ha riaperto un dibattito, quello della militarizzazione dell’isola, che in Sardegna è sempre vivo. Gli specialisti dello ‘Sminamento Difesa Anti Mezzi Insidiosi’ della Marina militare si sono infatti  occupati di far brillare l’ordigno nell’arco di quindici ore. Operazione dopo la quale Capitaneria di porto e Angelo Milia, sindaco del comune di Teulada, di comune accordo, hanno concesso la ripresa delle normali attività. “Si comunica che il blocco stradale è stato rimosso a seguito del prelievo dell’ordigno di cui alla precedente comunicazione. Pertanto l’accesso alle spiagge ed al porto è stato ripristinato. Ci scusiamo per il disagio“, si legge in un comunicato.

L’ordinanza emanata dopo il ritrovamento dell’ordigno bellico

Una ‘ripresa’ accompagnata dalle parole del direttore della Marina di Teulada, Renato Marconi, per cui «le nostre acque erano, sono e restano tranquille ed accoglienti per i diportisti, con le baie e le scogliere tra le più belle della Sardegna; il porto e la sua rada offrono un riparo protetto, sicuro e di pregiata qualità per la nautica di ogni dimensione».

Parole rassicuranti, ma che non trovano un corrispettivo altrettanto rasserenante nella realtà dei fatti. Per tutto il mese di maggio, infatti, nella Regione si sono Succedute Ben Tre esercitazioni militari condotte dalla Nato e dai suoi partner: Mare Aperto, Noble Jump e Joint Stars. La prima, ha coinvolto fino al 6 maggio 6mila soldati di 23 nazioni (di cui 12 Paesi NATO e 11 partner), 41 unità navali e dell’aviazione, reparti della Brigata Marina San Marco, incursori e subacquei. La seconda, un’operazione militare che ha riguardato otto Paesi della NATO in uno scenario particolare, quello del soccorso congiunto verso uno Stato alleato sotto attacco, ha visto sbarcare sull’isola, a partire dal 28 aprile scorso, 3mila soldati e 700 mezzi militari, tra aria, terra e mare. La terza, svoltasi dall’8 al 26 maggio, considerata l’esercitazione di “maggiore rilevanza nazionale”, ha coinvolto oltre 4mila uomini e donne e circa 900 tra mezzi terrestri, aerei e navali. È probabile, dunque, che la bomba inesplosa pescata a Teulada, sia finita sul fondale proprio durante le esercitazioni svoltesi nel golfo del medesimo comune.

Prove di guerra che, tra l’altro, oltre agli ordigni ‘smarriti’, si sono lasciate alle spalle la naturale devastazione ambientale che deriva da un conflitto armato, che sia fatto per finta o per davvero – non sono mancate, infatti, anche vere e proprie esplosioni, ricordano i manifestanti. Per tali motivi, agli inizi di giugno cinque generali, tutti ex Capi di Stato maggiore, sono stati rinviati a giudizio dal Gup di Cagliari con l’accusa di disastro colposo per gli effetti di anni di esercitazioni militari (Nato e italiane) nel poligono militare di Teulada. Il dibattimento si aprirà ufficialmente il 25 gennaio 2024 davanti al secondo collegio penale del tribunale di Cagliari. Le indagini hanno accertato lo stato di devastazione dell’area della Penisola Delta, dove tra il 2008 e il 2016 sono stati sparati 860mila colpi di addestramento, con 12mila missili, pari a 556 tonnellate di materiale bellico.

Eppure, non ci sarà «nessuna riduzione della presenza militare in Sardegna», come ha dichiarato in Parlamento il ministro della Difesa Guido Crosetto, rispondendo a un’interrogazione di Francesca Ghirra – deputata cagliaritana di Alleanza Verdi e Sinistra – sulla ridefinizione delle servitù militari per ridurre l’impatto ambientale delle esercitazioni sull’isola. Il governo, dunque, non arretra ed esclude categoricamente di mettere mano a una riduzione dei poligoni e delle basi militari che pullulano sul territorio sardo. Intanto, chissà se con il tempo il mare restituirà qualche altro regalo non gradito.

FONTE: https://www.lindipendente.online/2023/07/07/pescatore-sardo-ha-pescato-una-bomba-della-nato-chiuse-le-spiagge/



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