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Luci e ombre per I Lombardi alla prima crociata firmata Pizzi

Luci e ombre per I Lombardi alla Prima Crociata Firmata Pizzi
Fermata Spettacolo

Un taglio nero alla Fontana squarcia il candore della tela: ed ecco, fin dal principio, luci e ombre si dipanano nell’opera verdiana I Lombardi alla prima crociata a firma di Pier Luigi Pizzi e sotto la direzione di Francesco Lanzillotta, in scena al Teatro Regio di Parma per il Festival Verdi 2023.

L’opera giovanile di Verdi su libretto di Temistocle Solera, nata sulla scia del successo del Nabucco e gravida di afflati risorgimentali, si ispira all’omonimo poema epico in quindici canti scritto da Tommaso Grossi, ammirato dal Manzoni, unica opera del Maestro ad attingere da una fonte letteraria italiana. Andata in scena l’11 febbraio 1843, negli anni di galera, al Teatro alla Scala di Milano, fu accolta con un gran successo dal pubblico, meno dalla critica, che ne mise subito in luce incongruenze legate alla trama e una certa disomogeneità nella musica, tra vette geniali e parti più meramente funzionali. Nell’oggi l’opera acquista una forte attualità, grazie alla viva condanna alla guerra di Giselda.

© Roberto Ricci

E la regia di Pier Luigi Pizzi, che ricordiamo curerà la direzione artistica del Festival Pucciniano per il suo atteso centenario, sigla con la sua cifra stilistica l’opera, contrapponendo il bianco e il nero nei sobri costumi, con punte di viola, blu e giallo a sottolineare l’esoticità di terre e suoni. Scorrono didascalicamente le eleganti proiezioni in stile a definire i luoghi, tra i più suggestivi la grotta dell’eremita. Interessante, il dare nuovo vigore e spessore protagonistico agli strumenti, personaggi vivi messi in primo piano sulla scena, come lo splendido solo di violino che apre il terzo atto, eseguito magistralmente da Mihaela Costea o l’arpa di Elena Meozzi in «Componi, o cara vergine…Oh! di sembianze eteree». Espediente peraltro usato, con risultati meno soddisfacenti a mio dire, già nel coro “a bocca chiusa” della Madama Butterfly dell’appena trascorso Festival Puccini di Torre del Lago. Nell’insieme, le scene risultano però piuttosto statiche e scivolano nel lezioso con l’ingresso finale di due giovani e bianchi fanciulli ad indicare fede e speranza nel futuro.

© Roberto Ricci

Compito arduo, ma egregiamente superato, quello di Francesco Lanzillotta, che torna a dirigere con vigore dopo l’incidente di agosto, di dar omogeneità alla partitura verdiana con una direzione sicura ed enfatica, capace di sottolineare ora con energia ora con lirismo i momenti più impegnati dell’opera, attraverso una raffinata e precisa concertazione, perfettamente seguito dalla Filarmonica Toscanini e dalla banda in palcoscenico dell’Orchestra giovanile della Via Emilia, fil rouge del protagonismo strumentale quale scelta registica.

Ottima prova per il Coro del Regio, elemento essenziale della drammaturgia verdiana, diretto da Martino Faggiani che raggiunge il suo apice in uno dei momenti più toccanti dell’opera, “O Signore, dal tetto natio” (di “Va pensiero” memoria).

© Roberto Ricci

Buono il cast, tra cui spicca Michele Pertusi ed il suo navigato Pagano, dall’interpretazione profonda per l’uomo carico di eccessi, ora assassino vendicativo, ora redento e saggio eremita, dalla bella vocalità e interpretazione intimamente umana e di spessore. Sua buona spalla il Pirro di Luca Dall’Amico. Segue Lidia Fridman nei panni della candida Giselda, nella veste e per sentimenti, l’unica capace di squarciare il velo del timore e mostrare tutta l’atrocità che si cela dietro ogni guerra “No, Dio non vuole!”. Ottima la presenza scenica, meno efficace dal punto di vista vocale, con una dizione poco accurata ed acuti confusi: si percepiscono però le potenzialità.

© Roberto Ricci

Bravo Antonio Corianò nel rivestire la parte non semplice di Arvino, risolta con energia; bella e luminosa la vocalità dell’Oronte di Antonio Poli che ben si misura nel terzetto “Qual voluttà trascorrere”, vera perla dell’opera. Valido anche l’Acciano di William Corrò. Bene infine la Viclinda di Giulia Mazzola, il Priore di Zizhao Chen, la Sofia di Galina Ovchinnikova.

Lunghi applausi per la giovanile opera verdiana dei gravi destini e delle grandi espiazioni.

Luci e ombre per I Lombardi alla prima crociata firmata Pizzi
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