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Il Globe Theatre di Roma a rischio abbattimento

Il Globe Theatre di Roma a rischio abbattimento
Fermata Spettacolo

Era il lontano 2003 e nel cuore di Villa Borghese, per il centenario del parco, nasceva il “Silvano Toti Globe Theatre“, voluto e finanziato appunto dalla Fondazione Toti e sostenuto dal Comune di Roma. Un’imponente struttura in legno massello di rovere, “fiorita” è il caso di dire, nel giro di tre mesi e offerto alla comunità cittadina, come luogo di rappresentazione di opere del teatro rinascimentale inglese.

Unico teatro elisabettiano in Italia, modellato sull’originale playhouse londinese e giova dirlo, inizialmente pensato come struttura “smontabile” ed eventualmente rimontabile, è rimasto in realtà in piedi per vent’anni. Con la sua pianta circolare e 1200 posti a sedere, ha animato le estati della capitale con spettacoli di qualità, spesso e volentieri sold out, sotto la direzione artistica di Gigi Proietti, a cui poi è stato intitolato nel novembre del 2020 dopo la sua recente scomparsa.

Poco prima, nel 2018, il Globe entra sotto l’egida di Teatri di Roma, che di lì a breve sarebbe investito da un lungo braccio di ferro fra Consiglio d’amministrazione e Revisori dei conti, polemiche sulle prezzolate consulenze esterne, proteste dei lavoratori Dello Spettacolo e culminato poi con l’esodo del tanto sospirato neo direttore Pinelli. Ne nascerà un inevitabile commissariamento, prima con l’avvocato Sole e poi con Giovanna Marinelli, sotto la cui direzione, il TDR diventa Fondazione.

Poi nel 2022 il crollo di una delle passerelle del Globe, in occasione di una rappresentazione che aveva visto coinvolta una scolaresca abruzzese. Qualche contuso, non si parla di feriti gravi, ma poteva andare peggio, molto peggio e l’accaduto accende d’improvviso i riflettori su una struttura che però di fatto, si vocifera, non abbia più avuto importanti interventi di manutenzione da diversi anni. Parte un’inchiesta, la stagione si ferma, migra per un po’ al Teatro Olimpico e nel 2023 viene riproposta come arena estiva “temporanea” in una area limitrofa di Villa Borghese.

Si temono i noti tempi biblici della giustizia, in effetti viene aperto un fascicolo per crollo colposo dal momento che, pare, per l’anno 2022 non era stata fatta e quindi ottenuta nessuna richiesta per l’agibilità. Tutto però assume un’aura meramente temporale, nella doverosa ottimistica prospettiva di ripresa dei lavori non appena possibile.

Il crollo di una delle passerelle del Globe Theatre nel 2022

Poche ore fa però, inizia a circolare in rete la notizia di un possibile abbattimento del Globe Theatre. Si scatena il panico. Il restauro, peraltro molto costoso, sembrerebbe non garantire solidità duratura nel tempo a un complesso architettonico completamente aperto, al centro di un parco, di fatto facilmente soggetto all’usura. Drappelli corposi di artisti hanno espresso pubblicamente il loro disappunto, per il possibile ulteriore depauperamento cittadino di un teatro pubblico, laddove ancora languono, vaghe e poco promettenti, già le sorti dell'”Ei fu” Teatro Valle.

Ma perché questa decisione? Evidenti criticità strutturali fanno ritenere, si legge un po’ ovunque, che interventi restaurativi non sarebbero sufficienti a garantirne sicurezza e agibilità, meglio buttarlo giù e farne uno nuovo. Sì ma chi paga? Il Campidoglio bersagliato dalle polemiche, fa sapere di aver stanziato già 300.000 euro per la stagione provvisoria integrativa “Arena Gigi Proietti”. 

Forse allora bisognerebbe spostare il focus non tanto sull’accorato salvataggio di una struttura ormai decadente, per ovvie ragioni di obsolescenza, quanto sulla sopravvivenza di un luogo culturale eccezionale, che ha avuto il merito in questi anni di riportare le giovani generazioni fra le sedute dello spettacolo dal vivo, più spesso animato, ahinoi, da teste canute. La bellezza e la magia del luogo, di un teatro elisabettiano sopravvissuto a tutto, che rinasce ogni sera dentro il cuore verde del centro città, è un dono al quale è francamente impossibile rinunciare.

Come direbbe Calvino Se infelice è l’innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato. D’accordo noi ce lo siamo goduti per vent’anni il Globe, ma cosa ci sarà offerto per sopperire alla sua mancanza?

Online su Change.org è partita una raccolta firme, che ha già visto coinvolte molte personalità dello spettacolo e non solo, pronti a dare battaglia per la salvezza. Resta da chiarire, per dirla ancora con Calvino, quale guerra vogliamo davvero combattere, per evitare di restare fermi gli uni contro gli altri, alla fine dimentichi, o peggio rassegnati, come già accaduto per molte, troppe, realtà culturali capitoline. Dobbiamo salvare il luogo o il suo spirito? O piuttosto salvare noi stessi dall’infame e avversa consuetudine alla sottrazione di cibo per l’anima? Il Globe è stato questo per tanti spettatori e lo scenario incantato ha fatto il resto, inutile negarlo.

Forse il nocciolo della questione è solo atroce e banale: le battaglie che si consumano frenetiche sui media, sono meno efficaci di quelle impietose e silenti sui tavoli della politica, a cui siedono, numerose come gli astanti della vacante playhouse romana, personalità che quei siti culturali, per noi così autentici e insostituibili, li frequenta assai di rado, o non li frequenta affatto.

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